Quant’è utile scrivere narrativa di genere in Italia, oggi?

Si può ancora parlare di narrativa “mainstream”?

Scrivere narrativa di genere in Italia

Scrivere storie di precisi generi letterari può avvantaggiare sia l’autore che intenda pubblicare con l’editoria tradizionale sia l’autore indipendente.

Come si sceglie di scrivere narrativa di genere e non quella definita “mainstream”? Questo termine inglese indica un tipo di narrativa tradizionale, seguita dal grande pubblico, quindi di tendenza. Ma siamo sicuri che la maggioranza dei lettori preferisca questa narrativa?

Io preferisco chiamarla più correttamente “narrativa non di genere”, anche se sono convinto che non possa esistere una narrativa non classificabile in un genere letterario – è il nostro cervello a imporci un categorizzazione.

Tanto più oggi, che sono nate molte librerie online e vari siti di compravendita di libri usati: i siti di commercio elettronico impongono a loro volta categorie di libri, quindi generi narrativi.

Forse è questo il significato di mercato editoriale: un flusso di libri che si adegua alle esigenze dei tempi e dei lettori, magari in parte influenzato – pur se indirettamente – dalle varie televisioni a pagamento, il cui catalogo di film e serie segue una categorizzazione per generi.

Scrivere per il mercato o scrivere ciò che amiamo leggere?

Che cosa dice il mercato dei libri? Quali sono i titoli o i generi più letti, e quindi più venduti?

Ho guardato la classifica dei libri più venduti nell’ultimo anno su Ibs. Alcuni libri non fanno testo, perché sono di autori famosi (Fabio Volo, Andrea Camilleri, Donato Carrisi) o perché, oltre che famosi, hanno avuto enorme pubblicità e seguito per via della serie televisiva tratta dalle loro opere (fra i primi 20 libri ne compaiono infatti 4 di Elena Ferrante).

Non guardate la classifica dei bestseller di Amazon, altrimenti vi passa la voglia di scrivere. 3 titoli fra i primi 50 bestseller sono però curiosi, perché riflettono i tempi che stiamo vivendo:

  1. Cecità di José Saramago, che parla di un’epidemia
  2. La peste di Albert Camus, che parla di un’epidemia
  3. Spillover. L’evoluzione delle pandemie di David Quammen

La narrativa di genere fra quei primi 50 libri più venduti su Amazon è rappresentata soltanto da 5 romanzi, quindi il 10%.

  1. 1984 di George Orwell (fantascienza)
  2. Harry Potter e la pietra filosofale di J.K. Rowling (fantasy)
  3. Harry Potter e il prigioniero di Azkaban di J.K. Rowling (fantasy)
  4. Hunger games di Suzanne Collins (fantascienza)
  5. I cerchi nell’acqua di Alessandro Robecchi (poliziesco)

Che cosa dice il mercato dei libri? Ci dice che i libri più venduti sono di quegli autori che hanno già pubblicato, quelli famosi e che hanno visto i loro romanzi trasposti al cinema o sulle reti televisive a pagamento – come Elena Ferrante, J.K. Rowling, Suzanne Collins.

Lasciamo perdere il mercato editoriale

E scriviamo ciò che amiamo scrivere, aggiungo.

Chi ha intenzione di autopubblicarsi ha una sua nicchia di lettori a cui fare riferimento. Sono lettori che hanno già apprezzato l’autore, perché, ovviamente, ha un blog e si è fatto conoscere. Se invece non ha un blog e vuole autopubblicarsi, allora deve avere fortuna.

Chi punta a pubblicare con una casa editrice deve fare riferimento al mercato editoriale? Secondo me deve fare riferimento alle collane pubblicate dalla casa editrice che ha selezionato e a cui manderà il manoscritto.

La collana editoriale è importante, perché un editore deve poter inserire il nostro libro in una delle sue collane, cioè serie di libri dello stesso genere o di genere simile.

I generi letterari e gli autori indipendenti

Le categorie sono ancora più importanti se vendi attraverso Amazon e altri rivenditori online. Questo vale soprattutto per gli autori indipendenti, che devono scegliere come classificare il proprio romanzo quando lo inseriscono su Amazon e su altri siti di vendita di libri online.

Ho visto che Amazon, per esempio, mette a disposizione ben 30 categorie di libri: ma sono tutte utili? Se avete pubblicato un romanzo – pubblicazione decisamente più frequente fra chi sceglie l’autopubblicazione – allora le categorie si riducono a 9:

  1. Fantascienza
  2. Fantasy
  3. Gialli e thriller
  4. Horror
  5. Humour
  6. Narrativa
  7. Romanzi rosa
  8. Adolescenti e ragazzi
  9. Letteratura erotica

Mi chiedo dove sia il western. Ho trovato l’horror anche altrove: Gialli e Thriller/Thriller e suspense/Soprannaturale e qui a scelta 6 “sottogeneri”:

  1. Demoni
  2. Fantasmi
  3. Lupi mannari e mutanti
  4. Maghi e streghe
  5. Sensitivi
  6. Vampiri

La classificazione dei libri su Amazon non è certo ben fatta. Per esempio, non sono riuscito a trovare subito “Azione e avventura”, perché è sotto il generico “Narrativa”. Qui potete scegliere per il vostro romanzo:

  1. Azione e avventura
  2. Narrativa contemporanea
  3. Narrativa di genere
  4. Narrativa femminile
  5. Narrativa storica (forse va qui il western?)

Siete autori indipendenti? Buona fortuna per la scelta del giusto genere narrativo, allora!

Due parole su alcuni premi letterari

Chiariamo una cosa: un premio letterario non è legge, né sforna necessariamente capolavori letterari o futuri autori classici. A dire la verità raramente ho trovato interessanti i romanzi finalisti a un qualche premio letterario.

La mia è stata quindi soltanto curiosità: ho voluto prendere 3 premi letterari italiani per vedere quanto fosse rappresentata la narrativa di genere tra i finalisti. Ed ecco il risultato.

  • I 12 finalisti del Premio Strega. In una rosa di 12 candidati alla LXXIV Edizione del Premio Strega soltanto un libro è un giallo, gli altri sono classificati semplicemente come narrativa moderna. Nel 2019 dell’altra dozzina soltanto 2 erano romanzi storici, il resto sempre narrativa moderna. La percentuale di narrativa di genere si aggira attorno al 10%.
  • I 5 finalisti del Premio Campiello Letteratura. Tra i 5 finalisti della 57ª edizione del Campiello Letteratura c’era un romanzo storico, gli altri 4 erano di narrativa moderna. Nella precedente edizione c’erano due storici e un romanzo di fantascienza contro 2 di narrativa contemporanea. La percentuale di narrativa di genere è qui tra il 20 e il 60%.
  • La sestina del Premio Bancarella. Nella sestina del 2019 la narrativa di genere prevale, perché ben 4 romanzi su 6 fanno parte del genere thriller/gialli. Nella precedente edizione su 6 romanzi solo uno era di narrativa contemporanea, gli altri 5 erano 2 storici, 2 thriller e uno fantastico. Una percentuale di narrativa di genere alta, fra il 66 e l’83%.

C’è stato un crescendo di apprezzamento verso i romanzi di genere, ma osservando quelle percentuali sembra che alle giurie del Premio Strega non piaccia questo tipo di narrativa, a quelle del Campiello piaccia abbastanza e a quelle del Bancarella piaccia molto.

È utile, allora, scrivere narrativa di genere?

Di certo, che scegliamo di pubblicare con un editore o di autopubblicarci, ci torna utile perché possiamo classificare il nostro romanzo nel suo preciso genere. Una casa editrice mette in chiaro i generi narrativi che pubblica e, come abbiamo visto, i negozi online di libri ci impongono una scelta.

Forse quella che chiamano “mainstream” è una narrativa destinata a scomparire. È ora che qualsiasi scrittore sappia con certezza a quale genere letterario ascrivere il proprio romanzo. Faciliterà il lettore e faciliterà le librerie.

Come definireste la narrativa “mainstream”? Siete d’accordo sull’utilità di scrivere narrativa di genere, oggi?

24 Commenti

  1. Corrado S. Magro
    giovedì, 30 Aprile 2020 alle 9:48 Rispondi

    Molto interessante. In passato ho rivolto spesso l’attenzione all’argomento. Alla fine è prevalsa la tendenza a scrivere quello di cui si ama, “incanalandolo” in argini non troppo stretti e così ne viene fuori un frullato molto variegato. Sono cosciente che ciò confonde e causa rigetto nel lettore “pio” che di botto si vede confrontato con una scena erotica, con un comportamento ateo elogiato, o rigetto nella lettrice rosa davanti a un evento da caverna paleolitica, ma la vita degli esseri si esprime solo unilateralmente? Di conseguenza necessito “tanta fortuna”.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 30 Aprile 2020 alle 13:24 Rispondi

      Scrivere ciò che si ama è sempre la scelta migliore. Il misto di generi va bene, se si sa come mescolarli. Ma è anche vero che i lettori di un preciso genere letterario si aspettano ciò che prevede quel genere.

  2. Claudio Scaffidi-Argentina
    giovedì, 30 Aprile 2020 alle 9:53 Rispondi

    Egregio Daniele,

    La Domanda potrebbe essere invece:
    – Per chi scrive lo scrittore?- o meglio: -esiste ancora lo scrittore?-
    e parlo di quello che è stato il tipo di riferimento sul quale sicuramente ci si è costruito poco o tanto che sia.

    Oggi, come ieri ,il mestiere bisogna reinventarlo altrimenti accettiamo i canoni studiati da psicologi e sociologi stipendiati da editori che usano il mercato solo per fare bilanci con dividendi sempre maggiori. Non dico che sia sbagliato, ma da qui a determinare l’andamento delle coscienze delle persone c’è tanto. La gente è quello che il mercato ed i poteri forti vogliono con le campagne pubblicitarie( manipolatorie) : dal tempo dei film sugli indiani con i cow boy, e poi la Corea, i gangster prima..fino alle illusioni , venduteci, di una superscienza ( che ha incontrato il Covid19).

    io credo che una persona che scriva debba farlo per chiarirsi su quello che pensa. E lo può fare cavalcando i temi del momento. Ma con autonomia ( se ce l’ha) e con la forza necessaria ( se ce la fa).

    Bisognerebbe scrivere un libro/diario con tutti i partecipanti del blog ! , tutti insieme, stabilendo man mano i temi . Come questi che proponi, ma con te che tiri conclusioni che creino dibattito. E con persone che hanno voglia di uscire dal recinto culturale che si ha.

    Un saluto e complimenti per il Blog e la tenacia ( che apprezzo tantissimo)

    Claudio Scaffidi-Argentina

    • Daniele Imperi
      giovedì, 30 Aprile 2020 alle 13:26 Rispondi

      Lo scrittore scrive per se stesso, secondo me, non per il lettore. Scrive per il lettore che ama leggere ciò che legge lo scrittore.
      Cavalcare i temi del momento può essere una soluzione, se ami scrivere della società contemporanea.
      Grazie per i complimenti :)

  3. claudio Scaffidi-Argentina
    giovedì, 30 Aprile 2020 alle 10:02 Rispondi

    p.s. nessuno compera un libro per leggere, come nessuno compera un vestito per coprirsi..

    • Daniele Imperi
      giovedì, 30 Aprile 2020 alle 13:26 Rispondi

      E per cosa compera un libro?

      • Claudio Scaffidi-Argentina
        venerdì, 1 Maggio 2020 alle 9:59 Rispondi

        Leggere e scrivere sono le due facce della stessa medaglia. Comperare è una cosa diversa. La frase :” nessuno compera oggi un vestito per coprirsi ” la sentii da Armani . Ha un senso profondo che meriterebbe una discussione . Io aspetto qualche altro intervento .Nella risposta c’è tanto dibattito sulla funzione del libro e su quello che si cerca , e si può trovare, nel libro. Come nella moda degli abiti , dei film, delle serie televisive, delle opinioni e delle graduatorie dei premi letterari e delle catalogazioni fatte dalle case editrici( tutto vero , ed anche utile per non farsi strane illusioni), insomma, sulle cose, prodotti, ” che piacciono a tutti”.

        • Daniele Imperi
          venerdì, 1 Maggio 2020 alle 10:02 Rispondi

          Armani ha ragione e torto allo stesso tempo: dal momento che sei costretto a vestirti, per decenza e anche proteggerti dal freddo, ti vesti con gusto, il tuo gusto.
          Ma non sei costretto a leggere libri. Io li compro perché mi piace leggere e li compro anche perché leggere mi fa migliorare la scrittura.

  4. MikiMoz
    giovedì, 30 Aprile 2020 alle 11:00 Rispondi

    Non saprei nemmeno bene cosa poter rispondere… nel senso, non so quanto sia giusto dove idealmente modificare qualcosa pur di incanalarsi in un genere preciso.
    Cioè, quel che tu dici col facilitare lettore e case editrici, non è che poi diventa un’arma che snatura il prodotto? Spero di no.

    Moz-

    • Daniele Imperi
      giovedì, 30 Aprile 2020 alle 13:28 Rispondi

      Perché modificare? Non devi incanalarti, ma nel momento che hai in mente la storia, ti sei già incanalato.
      Non snaturi il prodotto, se scrivi di un genere narrativo in modo naturale.

  5. Orsa
    giovedì, 30 Aprile 2020 alle 11:31 Rispondi

    Ciao Daniele. Da lettore (nota come non ho scritto lettrice), considero il termine “mainstream” solo come un parolone che serve a fare bella figura nei ragionamenti.
    Non mi sono mai posta la questione narrativa di genere Vs mainstream, per me ci sono semplicemente libri belli Vs libri brutti. E non mi faccio neanche influenzare dalle classifiche, dai premi o dalle spinte di mercato, ad esempio il mio comodino a Fabio Volo non lo concederò mai.
    Utilizzo poco e niente le categorie quando devo acquistare un libro. Come hai fatto giustamente notare la classificazione su Amazon è fatta malissimo, non c’è il Western e non c’è nemmeno la Narrativa di Guerra i cui titoli, a mio parere, non andrebbero miseramente liquidati sotto la voce Storia.
    Ma in compenso c’è “Letteratura femminile” accuratamente distinta per Donne single, Vita domestica, Divorzio… ma che orrore!
    Poi c’è il discorso autori: se provo a mettermi nei vostri panni (e penne) mi pare di capire che sia un terreno minato, come fate a sottostare alla logica dei generi, generi decisi da altri poi?
    Boh, forse non è il mainstream ad essere in via di estinzione ma i lettori (orsi) come me ;)

    • Daniele Imperi
      giovedì, 30 Aprile 2020 alle 13:32 Rispondi

      Ciao Orsa, forse sul mainstream hai ragione. Classifiche e premi non incantano neanche me, perché non ci ho mai trovato libri interessanti.
      La narrativa di Guerra dovrebbe stare o nei romanzi storici, se appunto precedente all’ultima, o in un genere a sé, se parli delle ultime guerre. In effetti non si trova questa categoria.
      Non sapevo che la “Letteratura femminile” avesse quelle suddivisioni :D
      Io non devo sottostare a una logica di generi decisi da altri. Altri chi?
      Ho sempre scritto storie di generi narrativi, mi ci trovo bene.

    • claudio Scaffidi-Argentina
      giovedì, 30 Aprile 2020 alle 17:44 Rispondi

      Cara Orsa. Mi sei subito cara x il tono ed i temi che porti.
      Premetto che sono contro paroloni, mainstream, classifiche, categorie, orrori.
      Per quanto riguarda gli Autori, mi sembra che questo tema(riferito a quanto scritto nel mio post) potrebbe essere un bel nuovo/vecchio argomento su cui chiarirci.
      Un abbraccione
      Claudio Scaffidi-Argentina

      • Orsa
        giovedì, 30 Aprile 2020 alle 19:13 Rispondi

        Non so se sull’argomento ci si possa ancora mettere della brace.
        Per quanto mi riguarda, il tema si esaurisce nel mio commento sopra: non militando tra le fila degli autori, non posso fare altro che esprimere il mio punto di vista da lettore. Sul termine mainstream mi sono già espressa, invece se penso alla parola “genere”, mi viene da associare a cascata concetti come appartenenza/caratteristiche/distinzione e quindi giù di prestabilito/prefissato/programmato e quindi ancora replicabile/riproducibile.
        E tutto questo mi fa pensare ad una sola terribile locuzione: “di serie”.
        Già, romanzi di serie che riempiono a centinaia le categorie delle librerie online. Roba che quasi quasi mi tocca rivalutare la narrativa mainstream! :D
        Caro Claudio, mi piace (mi piacerebbe) semplicemente leggere un buon libro, a prescindere dalla terminologia di convenienza.
        Un abbraccione a Lei e al padrone di casa :)

        • Daniele Imperi
          venerdì, 1 Maggio 2020 alle 7:43 Rispondi

          Ho letto tantissimi libri di quasi tutti i generi letterari. In alcuni casi, per fortuna rari, la sensazione della “serie”, del “riproducibile”, c’è stata. Ma il poliziesco, per esempio, offre così tante possibilità che non ho mai avuto questa sensazione. Nella fantascienza sì, in certa fantascienza, tipo Hunger Games, Divergent o, forse il peggior romanzo di fantascienza letto, Maze Runner.

          • Orsa
            venerdì, 1 Maggio 2020 alle 9:15 Rispondi

            Ecco, hai dato i titoli ai miei pensieri citando proprio gli esempi peggiori ;)

            • Daniele Imperi
              venerdì, 1 Maggio 2020 alle 9:59 Rispondi

              Allora fatti 4 risate, per non piangere, leggendo questo post, se non l’hai già fatto: https://pennablu.it/letteratura-per-ragazzi/

              • Orsa
                venerdì, 1 Maggio 2020 alle 10:40 Rispondi

                no, ti seguo dal 2018 e quel post è del 2017. Ogni tanto gironzolo per casa tua recuperando vecchi post e racconti, ma questo l’avevo perso. Ora vado subito a piangere/ridere sulla letteratura per ragazzi.

  6. Emilia Chiodini
    giovedì, 30 Aprile 2020 alle 15:21 Rispondi

    Si potrebbe definire il genere mainstream quello che segue l’onda del momento? o di genere, come il Jazz ,”né tradizionale né moderno”? così il lettore rimane Incantato, spiazzato e si compra per curiosità il libro?

    • Daniele Imperi
      giovedì, 30 Aprile 2020 alle 15:28 Rispondi

      Qualcuno definisce il mainstream come la corrente del momento, in fondo una delle traduzioni è corrente principale, ma mi sembra troppo generico come significato.
      Io comunque non comprerei un libro così a scatola chiusa.

  7. Elisa
    giovedì, 30 Aprile 2020 alle 15:56 Rispondi

    Ho sempre pensato a “scrivere” come a qualcosa di “romantico”, inteso nel senso lato del termine. Mi spiego: scrivere, dal mio punto di vista, è fatto per condividere qualcosa che si ha dentro: vuoi un’idea, una denuncia, uno stile di vita…
    Scrivere “solo” per il mercato è un po’ come fare il medico solo per prestigio e soldi: un percorso assolutamente incompleto!
    Ma è, ovviamente, una visione “romantica”! 😊

    • Daniele Imperi
      giovedì, 30 Aprile 2020 alle 16:09 Rispondi

      Secondo il mercato la narrativa di genere non va. La scrittura romantica mi sta bene. La scelta di scrivere narrativa di genere sta nel modo personale di approcciarsi alla scrittura e a ciò che si vuole comunicare. Ma su questo tornerò in seguito.

  8. Grazia Gironella
    venerdì, 1 Maggio 2020 alle 20:18 Rispondi

    Certo il termine “mainstream” non è di alcun aiuto al lettore, né all’autore, perché non significa niente, quindi potrebbe sparire senza che nessuno lo rimpianga. “Non di genere”, come suggerisci tu, almeno ha un senso. Classificare quello che scrivo, inserirlo in un genere, però, non mi piace, mi va stretto. Credo che sia così per molti autori. Spesso c’è una commistione di generi diversi nelle storie che scriviamo, e scegliere un’etichetta è davvero difficile. Se poi pensi che i lettori si basano su quell’etichetta per crearsi aspettative, alla fine non sempre rispettate, allora la scelta sembra non solo difficile, ma pericolosa.

    • Daniele Imperi
      sabato, 2 Maggio 2020 alle 11:10 Rispondi

      Anche per me non significa niente :)
      Il problema delle aspettative c’è, ovviamente. Ma il genere letterario rappresenta una sorta di elemento dominante nella storia. Moltissime storie di fantascienza, per esempio, sono dei gialli o dei thriller, però se si svolgono su un pianeta distante milioni di anni luce dalla terra e nell’anno 12.000, allora è fantascienza.

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