Era da tanto che volevo scrivere quest’articolo. Esistono al mondo, perché non credo che sia una situazione tutta italiana, scrittori privilegiati. Scrittori che pubblicano con una facilità estrema. Ma non per le loro doti di scrittura.
Perché sono famosi.
I cosiddetti VIP – che hanno di importante, queste persone, non si riesce a capire – pubblicano libri entrando in una casa editrice dalla porta di servizio. Secondo me, anzi, alcuni editori li contattano apposta, proponendogli di scrivere qualcosa.
L’ultimo a pubblicare è uno pseudo-principe che non sa neanche parlare, che fra l’altro non è alla prima pubblicazione. Prima di lui ci sono state vallette e presentatrici imbottite di silicone, uomini di spettacolo, criminali, perfino.
Il libro, in questi casi, non è visto come un prodotto culturale e commerciale insieme, ma solo come un prodotto commerciale. Perché di cultura, in quei libri, non si trova neanche l’ombra.
La letteratura entra al servizio del denaro, della pubblicità. La casa editrice si riveste della fama del personaggio pubblico pubblicato – il gioco di parole, qui, è doveroso. Indossa i suoi abiti. Ha perfino il suo odore.
Chi compra i libri degli scrittori privilegiati?
E voi, quanti ne avete comprati?
Marco
Mi tengo alla larga da questo genere di scrittori. Se i loro profitti dipendessero da me, sarebbero in grave difficoltà. Chi li acquista sono quelli che leggono Sorrisi e Canzoni per “tenersi informati su quello che accade nel mondo”. Quando entrano in una libreria, una volta ogni tanto, cercano un volto amico che li rassicuri: il VIP è la loro ancora di salvezza.
ferruccio
Mai:-)
Daniele Imperi
Buone definizioni, c’è chi vuole un volto amico e chi li compra perché stregato dalla TV.
Io non so neanche che faccia abbiano gli scrittori che leggo, per la maggior parte almeno
mcnab
Secondo me gli acquirenti di questi libri “Vip” sono coloro che ne subiscono il fascino.
Le massaie che guardano la Clerici compreranno il suo libro.
I tifosi dell’Inter compreranno i vari instant-book sul triplete.
Quelli che seguono Zelig compreranno i libri dei comici di Zelig.
Il mercato è vasto, considerando che in Italia nessuno legge ma tutti guardano la TV…
Michela
guarda, il guaio è che chi ha veramente merito non arriva a vedersi pubblicato, il che è un peccato e una cosa stupida. Però pubblicare libri è un lavoro come un altro, cioè un’attività finalizzata a produrre reddito. Personalmente quella roba non la compro di sicuro, ma altri lo fanno. Il male non è che gli editori li pubblichino, appunto perché producono ritorno economico, ma che non pubblichino anche quelli bravi, che produrrebbero ritorni monetari da parte di un pubblico diverso.
Sekhemty
Io penso che lo scopo non sia solo quello di fare soldi.
Pure le case editrici non italiane pubblicano per guadagnare, ma il panorama editoriale in altre nazioni è decisamente diverso.
Pubblicare un libro-spazzatura ha anche l’effetto di impoverire la cultura delle persone, già piuttosto bassa, di incoraggiare l’ignoranza dilagante e di rendere tutta la società, in definitiva, meno libera. Poi, lungi da me sostenere che questo sia fatto intenzionalmente… io sono solo un povero lettore che ama le distopie.
Comunque, anche senza tirare in ballo queste cose, c’è da dire che gli italiani non sono un popolo di lettori (e a questo proposito, mi permetto di segnalare un interessante articolo che ho appena letto: Lettori forti, lettori deboli e lettori della domenica);
Il mercato è determinato sia dall’offerta che dalla domanda, se vengono richieste cretinate, quelle saranno pubblicate. Con buona pace di quei pazzi idealisti che vorrebbero un mondo migliore.
Daniele Imperi
@Sekhemty: hai perfettamente ragione sull’impoverimento della cultura. Ho letto la media di libri letti nei paesi anglosassoni e superava i 50 libri, alle volte arrivando a 80 e passa…
Il problema è che questi “scrittori” sono privilegiati anche nella promozione, perché si trovano il libro segnalato nei vari tg e programmi televisivi.
PS: ho reso il link naturale, così non rischia di sparire
Gian_74
Io non sono un temerario e la mia filosofia di vita mi suggerisce di non sprecare tempo a leggere rumenta, perché so che questa esistenza non mi basterà per leggere tutto ciò che merita. Basta informarsi un attimo con internet per evitare di prendere cantonate clamorose. Alle volte non serve neanche informarsi, voi comprereste mai questo libro? http://www.pettyurl.com/2qv
Daniele Imperi
No, decisamente no

Ma io, ripeto, non compro roba scritta da VIP, a meno che non sia qualcosa tipo l’autobiografia di Clint Eastwood
luigi leonardi
E’ questa la società dell’immagine, dell’apparire a tutti i costi. Con una massa di pubblico avida di prodotti scadenti – risultato di una pastura commerciale ordita con maestria per i fragilissimi cervelli piccolo borghesi – non è difficile ai media imporre bisogni totalmente ingiustificati.
Questo sistema purtroppo si trascina dietro anche il mondo della cultura che, per ciò, non è più cultura ma vuoto abissale.
Tuttavia ci resta la soddisfazione – mi riferisco ai pochi dotati di discernimento – di poter vedere quel baratro, avendo la consapevolezza della propria superiorità.
Sappiamo bene cosa rappresenti la TV per la massa adoratrice: Dio. E ciò che Lei dice è assoluta verità.
Noi siamo intellettuali del medioevo: conoscono il dubbio ma devono restare sommersi quali eretici impenitenti.
Daniele Imperi
Ciao Luigi,
bella definizione
unarosaverde
Sono l’autrice del post linkato da Sekhemty (grazie, a proposito). Vado off topic se, oltre ai VIP, intesi come personaggi del mondo dello spettacolo, includo tra gli scrittori privilegiati anche quelli che, avendo al loro attivo alcuni titoli di successo, si trovano aperte le porte per gli anni a venire, indipendentemente dalla qualità del loro lavoro? Mi riferisco al mercato dei bestsellers e sto pensando, per esempio, alla Cornwell, a De Carlo, a Dan Brown. E’ possibile che proprio ogni parola di Stephen King o di Camilleri valga la pena di essere letta? Esiste qualcuno in casa editrice che dica: “pensaci su ancora un momento, magari” o ogni loro manoscritto finisce per direttissima sugli scaffali?
Daniele Imperi
Ciao
sì, direi che hai ragione a inserire nel mucchio anche quelli. Non è off topic, anzi. Ormai sono VIP anche quelli. Si sono fatti un nome. Il fatto è che, quando ti riesci a fare un nome, poi dovresti – per rispetto dei tuoi lettori/clienti – mantenere quel nome. E il nome si mantiene con la qualità.
Sulla Cornwell non ti so dire, la legge mia sorella e posso chiederle
Io, essendo maschietto, leggo invece Cornwell uomo, Bernard, e finora la qualità c’è stata.
Camilleri mi piace, ma non ho letto tutto. Sul romanzo scritto insieme a non ricordo chi ho letto delle critiche, però. E ne ho lette anche su King.
Non so se gli editori dicano loro qualcosa. Certo è che se uno non li pubblica, ne trovano presto un altro.
claudia
lo ammetto, ho un debole per le autobiografie delle rockstar, anche se spesso farebbero meglio a mollare la penna e tornare alle chitarre.
Daniele Imperi
Beh, diciamo che un’autobiografia ha un sapore diverso dalle altre idiozie che spesso scrivono altri generi di vip