Necessità e bellezza dell’ortografia

Necessità e bellezza dell’ortografia

Ho parafrasato una frase di Marinetti – anche se il poeta combattente parlava di tutt’altro – proprio Marinetti che aveva abolito la punteggiatura, demolito la sintassi, introdotto le parole in libertà.

Certo: punteggiatura abolita, sintassi demolita, paroliberismo, ma non aveva scalfito l’ortografia. E comunque, avendo letto quasi 40 sue opere, posso dire di non aver mai avuto difficoltà a comprendere una frase, un periodo.

L’ortografia, però, restò ben salda nei suoi scritti – meno in quelli di altri futuristi: in alcune lettere si rinvengono le grafie ò, à, ài, ànno invece di ho, ha, hai, hanno. Ma fu una proposta ortografica dell’epoca.

Riprendendo il titolo, è necessaria l’ortografia? Essendo una parte della grammatica, la risposta è sì. L’ortografia ci permette di leggere e comprendere un testo, offrendo una corrispondenza fra il parlato e lo scritto.

È bella l’ortografia? De gustibus, dirà qualcuno. La sua bellezza sta tutta nell’uniformità dei testi, nella correttezza dello scritto. È bella in quanto utile. È bella perché necessaria.

L’ortografia: o dello scrivere correttamente

L’etimologia della parola è nota a tutti (o quasi): οῤϑός (orthòs) «retto» (nel senso di conforme alla norma) e -γραϕία (graphìa) «scrittura». Quindi “scrittura corretta”.

Conoscere e rispettare l’ortografia significa scrivere correttamente. È un requisito d’obbligo per chiunque voglia fare della scrittura un lavoro – anche scrivere narrativa è un lavoro.

Non esistono scuse che reggano per chi distorce le regole ortografiche.

Di cosa si occupa l’ortografia?

  • Grafia delle parole: farei l’esempio di quore e squola, ma non credo che ci sia ancora qualcuno che commette simili errori. Ma si possono trovare areoplano (grafia frequente in testi del primo Novecento), metereologo o anche veterinaio.
  • Articoli: lo zaino e non il zaino; un altro e non un’altro (da notare che il correttore automatico non ha rilevato errori).
  • Accenti e apostrofi: per esempio È e non E’; po’ e non ; più e non piu’; perché e non perchè.
  • Uso delle maiuscole: oggi spesso si abusa delle maiuscole, alla maniera americana di rendere in maiuscolo verbi e sostantivi. Quindi è corretto scrivere “Necessità e bellezza dell’ortografia”, ma non “Necessità e Bellezza dell’Ortografia”.
  • Punteggiatura: i punti di sospensione non sono soltanto 3, ma sono un simbolo: … e non ; dopo ogni segno di interpunzione va uno spazio, mai prima. Quindi “Ciao, Daniele” e non “Ciao ,Daniele”.

Le soluzioni inaccettabili del linguaggio inclusivo

La lingua italiana è già inclusiva. Negli ultimi anni hanno iniziato a proliferare soluzioni non solo discutibili, ma anche inaccettabili, perché contravvengono alle regole ortografiche, dunque grammaticali.

In più, viene a mancare quella corrispondenza fra lingua scritta e lingua parlata regolata dall’ortografia.

Abbiamo quindi visto – specialmente sulle piattaforme sociali, ma purtroppo anche in alcune comunicazioni istituzionali – storpiature come bambin* o, peggio, professionistɛ. Orribili a vedersi e anche impronunciabili.

L’asterisco ha una sua funzione precisa, che non è quella di sostituire le vocali finali delle parole. In alcuni testi dell’Ottocento (per esempio in Poe, ma anche in altri autori) si usava per omettere una data o un nome che non si voleva citare: “Nel 18**” o “Il signor M***”.

Inoltre può trovarsi premesso a una parola che non è storicamente documentata: *brusiare. O anche accanto a frasi errate: *Il più migliore di tutti. Può indicare, come esponente, una nota a fondo pagina.

Lo schwa, poi, è un suono vocalico comune nella lingua inglese, non in quella italiana. Si vuole giustificare perché il suono è simile o identico ad alcune parole dialettali. Dialettali, appunto, che non rappresentano l’italiano corretto.

Il rispetto dell’ortografia

Chi scrive è tenuto a rispettare l’ortografia, perché è alla base della comprensione dei testi. Una scrittura corretta rispetta inoltre i lettori, la stessa lingua italiana. È sinonimo di cultura.

Oggi, fra ignoranza dilagante e infantili scelte politiche, l’ortografia è maltrattata da molti. Scrivere correttamente è diventato appannaggio di pochi.

14 Commenti

  1. Barbara
    giovedì, 13 Marzo 2025 alle 8:26 Rispondi

    Come sempre, hai riassunto perfettamente il mio pensiero. E la frase “Chi scrive è tenuto a rispettare l’ortografia” dovrebbe essere un nuovo trend tra i tatuaggi di chi si avventura nel mondo della scrittura o, peggio (meglio?) ancora, di chi vuole fare di questa arte qualcosa in più di un hobby.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 13 Marzo 2025 alle 13:26 Rispondi

      Quegli errori che ho citato sono i più frequenti che incontro quando correggo le bozze a qualche cliente. Ogni volta mi chiedo quanto leggano questi scrittori.

  2. Corrado S. Magro
    giovedì, 13 Marzo 2025 alle 11:19 Rispondi

    Punteggiatura, mio punto debole per impazienza innata e per un ritmo mentale/personale deciso a fare spesso a botte con l’impiego corretto delle virgole (oltre a scrivere parole a metà). L’impoverimento dell’ortografia è spesso accentuato dai singoli dialetti regionali e la dislessia crescente porta acqua al mulino. In tempi moderni, tanti preferiscono inviare messaggi vocali proprio perché scriverebbero fischi per fiaschi.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 13 Marzo 2025 alle 13:29 Rispondi

      La Svizzera italiana segue le nostre stesse regole? Immagino di sì. L’impoverimento dell’ortografia, secondo me, dipende anche da altro. Sembra quasi che molti abbiano dimenticato quanto appreso a scuola.

      • Corrado S. Magro
        giovedì, 13 Marzo 2025 alle 19:27 Rispondi

        Leggendo qualche autore ticinese deduco che sì. Io abito nel cantone di Zurigo.

  3. Grazia Gironella
    giovedì, 13 Marzo 2025 alle 11:34 Rispondi

    Non apprezzo che le idee stilistiche più o meno originali dell’autore diventino protagoniste nella narrativa, soprattutto non a scapito della lingua, che si è sviluppata nel tempo ed è uno strumento flessibile e prezioso, capace di tutto nelle mani dell’autore, senza che si renda necessario sovvertirlo. Che la lingua evolva lentamente e si modifichi è normale, ma le forzature suonano proprio così: forzature, cioè l’ultima cosa che cerco in una storia. E poi non userò mai simboli strani per trasmettere l’inclusività, che necessita di ben altro lavoro che non l’aggiunta di uno scarabocchio qualsiasi. Secondo me anche così c’è abbondante spazio per l’innovazione e l’evoluzione.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 13 Marzo 2025 alle 13:34 Rispondi

      Se ti riferisci alla scrittura futurista, fu un’innovazione del tempo che non tutti accolsero e molti criticarono. A me diverte leggere quelle opere, ma non parlerei di sovvertimento della scrittura, piuttosto di uno stile particolare. In fondo anche la poesia in un certo senso stravolge certe regole.

      • Grazia Gironella
        giovedì, 13 Marzo 2025 alle 15:02 Rispondi

        Non parlavo della scrittura futurista, che non conosco, ma in generale, quando leggendo un libro ho l’impressione che la personalità dell’autore balzi fuori con troppa decisione, mi sembra più spesso un limite che non un pregio. Le manipolazioni della lingua mi fanno spesso questo effetto.

  4. Sharon
    giovedì, 13 Marzo 2025 alle 11:48 Rispondi

    Io le parole con la ə le leggo come se ci fosse scritto e. Praticamente leggo tutto al femminile plurale

    • Daniele Imperi
      giovedì, 13 Marzo 2025 alle 13:34 Rispondi

      Ciao Sharon, benvenuta nel blog. E suona bene un testo letto a quel modo?

  5. Pades
    giovedì, 13 Marzo 2025 alle 12:40 Rispondi

    Concordo in pieno. Combatto tutti i giorni contro chi giustifica la propria ignoranza ortografica con (falsi) vezzi artistici o (falsa) evoluzione della lingua. L’inclusione, poi, deve essere sostanziale, non formale: non sono le schwa a rendere inclusivo uno scritto, ma il pensiero che lo scritto esprime. Trovo ridicoli i vari tentativi fatti in questi anni di introdurre un linguaggio inclusivo.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 13 Marzo 2025 alle 13:36 Rispondi

      Un vezzo del genere si trova nei libri di Einaudi, che non accenta gli aggettivi numerali come trentatré, ma scrive trentatre. E quello è un errore ortografico.

  6. Luciano Cupioli
    giovedì, 13 Marzo 2025 alle 12:54 Rispondi

    Scusate, ho fatto confusione, non voleva essere una risposta a Barbara:
    “Il suocero compra gli pneumatici.”.. a me suonerebbe meglio ”lo suocero compra i pneumatici”, ma non è ortograficamente corretto (disortografico?). La scrittura ha delle regole, sovvertirle non significa essere creativi, bensì distruttivi, ovvero non istruttivi. Come dipingere il cielo beige e la sabbia blu: perché?

    • Daniele Imperi
      giovedì, 13 Marzo 2025 alle 13:39 Rispondi

      Ho cancellato quel commento. Un tempo “pneumatico” voleva l’articolo il, per esempio. Fra soluzioni ridicole inclusive e anglicismi siamo davvero alla distruzione della lingua.

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