Leggendo i commenti dei lettori ai miei post scopro spesso come ciò che scrivo abbia una dubbia validità o quanto meno abbia una validità puramente accademica, che non sempre – forse quasi mai – si sposa con originalità e unicità, che in fondo sono alla base del blogging.
Appena una settimana fa ho pubblicato un articolo che parlava di come scrivere i titoli dei post, in cui puntavo l’attenzione su alcuni aspetti talvolta sottovalutati nella scrittura di un titolo. E adesso ve ne propongo uno che ribalta quasi totalmente la situazione, come per dire: “non tenete conto di quanto letto sette giorni fa”.
Non mi sto contraddicendo né tanto meno sto facendo dei passi indietro. Un titolo per il web va scritto in un certo modo per tutti i motivi che io e tanti altri abbiamo descritto. Dunque, cosa è cambiato?
Il commento di una lettrice mi ha fatto riflettere su una questione a cui non avevo pensato prima e su cui invece vale la pena soffermarsi. Cito il commento per intero e sulla base di quanto scritto da Anima di carta ho impostato questo post.
Nulla da dire sulla giustezza e fondatezza di queste “regole” per scrivere un titolo: funzionano.
Eppure la mia impressione è che in nome di tutto ciò si stia verificando un certo appiattimento dei titoli (ma anche dei contenuti), al punto che trovi cento titoli tutti uguali, senza alcuna creatività o originalità.
Certo, mi dirai che la creatività non deve entrare in questi casi (come d’altra parte hai sottolineato in un post sulle differenze tra scrittura online e creativa), però secondo me sarà necessaria prima o poi un’inversione di tendenza. Anche perché quando trovi cento post intitolati “quanto guadagna un web writer”, diventa un po’ difficile stabilire quale ti attrae di più e forse decidi di averne abbastanza di titoli sensazionalistici e ne scegli uno del tutto controcorrente.
L’appiattimento dei titoli dovuto alle regole di scrittura
È vero ciò che ha scritto su un certo appiattimento dei titoli. In fondo anch’io ho letto e continuo a leggere post con gli stessi titoli. Ho provato a cercare con Google “Come guadagnare online” e ho trovato tantissimi titoli uguali e simili fra loro. Le varianti sono insignificanti: “come fare soldi online”, “come guadagnare su internet”, ecc.
Titoli del genere non promettono nulla. Per fare soldi online c’è un solo modo: creare un progetto serio nel web e lavorare.
In questo caso, più che di regole di scrittura, anche se sono state rispettate, io parlerei di titoli magnetici o sensazionalistici. E ne parlo ora.
Titoli sensazionalistici: funzionano sempre?
L’esempio mostrato dalla lettrice è reale: mi è capitato varie volte di imbattermi in titoli del genere e restare poi deluso perché il blogger, già dal primo paragrafo, si smentiva. Questo è un errore da non commettere mai, perché il rischio è di perdere lettori, anziché conquistarli.
I titoli sensazionalistici – se vogliamo chiamarli così – sono propri dei post evergreen, i contenuti sempre validi che, dicono, piacciano molto agli utenti. Di certo i post evergreen sono articoli magnetici, perché puntano a risolvere problemi, come il citato “come guadagnare online”.
Può, quindi, funzionare un titolo sensazionalistico? Funziona se il post che segue mantiene le stesse promesse espresse dal titolo, altrimenti è un semplice imbroglio. Come mi ha scritto Fabrizio Urdis in un commento al post della settimana scorsa:
Per spiegarmi meglio su internet trovi post del tipo:
“Come cambiare la tua vita in sette giorni”
e la prima cosa che leggi è
“Ovviamente questo post non cambierà la tua vita…”
Tu invece no, se ad esempio scrivi 150+ idee… non ti passa neppure per la testa di metterne 147, tu ne metti 152!
(Le idee erano 154, ma questa volta ti perdono ).
Qualche giorno fa un mio amico mi ha inviato su Skype il link a un articolo in inglese lunghissimo, intitolato “Come creare una strategia di contenuti (in appena 652 passi)”. Ebbene, nel post non ho trovato il numero 652, ma neanche il numero 100. Era un titolo spiritoso, come per dire che erano tanti…
Umorismo anglosassone che non ho recepito.
Usare creatività nei titoli per differenziarsi
Può la creatività venirci in aiuto per scrivere un titolo che attiri il lettore, mantenga le promesse, sia comunicativo ed emerga nei risultati delle ricerche?
La risposta è sì, altrimenti che creatività sarebbe? Usare la creatività non significa scrivere un titolo che nulla abbia a che vedere con quanto poi riportato nell’articolo. Usare la creatività significa giocare con le parole e coi loro significati, formare una giusta mescolanza di termini che riesca a catturare l’attenzione del lettore.
Quali sono gli svantaggi di un titolo creativo?
Innanzitutto per titolo creativo non intendo un titolo pieno di decorazioni stilistiche o scritto con troppa fantasia, tanto da spiazzare il lettore, ma appunto un titolo che introduca comunque l’argomento del post e che, allo stesso tempo, si differenzi dai titoli sensazionalistici e già visti.
Lo svantaggio è lato SEO, al limite: un titolo così potrebbe non emergere nei risultati delle ricerche. Ma vi siete chiesti come faccia a emergere, invece, un titolo uguale a 200 altri? Forse questi due titoli sono sulla stessa barca, con la differenza che ora, oltre a Google, ci sono anche i social media e un titolo creativo, secondo me, attira più di un titolo già letto.
Titoli creativi come esempio
- Caro blogger, ti leggo…: questo titolo avrebbe potuto essere scritto in altro modo, per esempio “Perché seguire un blog”. In questo caso avremmo avuto un classico titolo evergreen, che si sarebbe perso nel marasma di altri titoli tutti uguali e simili, mentre il titolo, grazie anche ai tre puntini di sospensione, invita il lettore alla lettura.
- Idea, Rappresentazione e Materia… Occhio a quelle tre!: se volessimo riscrivere questo titolo seguendo le regole della scrittura online, diventerebbe un freddo “Le 3 personalità dell’Arte”, meno comunicativo e stimolante dell’altro, che invece incuriosisce proprio perché mette in campo immediatamente quelle tre personalità.
10 regole definitive per scrivere un titolo
Nulla di tecnico, nulla di accademico, ma pure regole di comunicazione e chiarezza.
- Il titolo è una promessa che il post deve mantenere.
- Il titolo non può contenere errori grammaticali, a meno che non sia necessario per spiegare quegli errori nel post.
- Fra titolo e post deve esserci sempre un legame, anche se a prima vista nascosto.
- Un titolo è unico: non scrivere il titolo già scritto da un altro.
- Un titolo è breve o lungo quanto basta: l’importante è che sia immediato e resti contenuto nei limiti imposti dai motori di ricerca.
- Il titolo è l’elevator pitch del post: hai pochi secondi di tempo per convincere il lettore a leggerti.
- Scrivi il titolo subito, ma rivedilo e correggilo a fine post.
- Un titolo deve essere chiaro, scorrevole, leggibile: evita rime e inciampi linguistici.
- Non mettere il punto alla fine del titolo, a meno che non sia interrogativo o esclamativo.
- Non usare simboli fantasiosi nel titolo per attirare l’attenzione, come ghirigori e altre amenità: renderesti la lettura più complicata.
Creatività o no nei titoli dei post?
Quali titoli preferite per i vostri post e per i blog che leggete? Siete d’accordo con le mie riflessioni? Ditelo in modo creativo, ma non troppo, nei commenti.
Fabrizio Urdis
Onorato del fatto di essere stato citato, “Nel futuro ognuno sarà famoso nel mondo per 15 minuti”, diceva Andy Warhol, finalmente è toccato anche a me
Per i titoli c’è da fare distinzione tra testi accademici e narrativa.
Quest’ultima concede più libertà anche se bisogna fare attenzione a non esagerare. (Ho scritto titoli che voi umani non potete neppure immaginare… ma per fortuna la maggior parte li ho cancellati
Condivido il tuo punto di vista e confermo anch’io quello che hai detto sui due titoli di post che hai preso come esempio, li ho letti proprio perchè mi hanno dato l’impressione di essere stati scritti con una certa umanità e che non fossero articoli freddi e robotici.
PS: … dunque erano 154, devo essermene perso 2.
Corro a rileggerle tutte e 150 e +
Daniele Imperi
Ci mancherebbe, a me piace far intervenire nel blog i lettori, specialmente se mi hanno dato idee, ispirazione, o modo di riflettere su qualcosa.
Riguardo ai titoli della letteratura concordo: la saggistica impone un certo approccio ai titoli.
Vedremo quello che posso fare per i miei prossimi titoli nel blog.
Massimo Vaj
“Dodici modi per frugare nei cassonetti senza essere un web writer”
Il primo problema che un web writer deve quotidianamente affrontare non si discosta da quello che assilla ogni persona che è andata in pensione dopo l’ultima riforma pensionistica: la sopravvivenza. A questo fine il web writer inclina tutta la sua arte, incentrandola sulla cattura dell’interesse di un’utenza di lettori – scrittori che, a differenza delle mosche, non s’impiglia facile nella rete tesa da chi sa che strada deve percorrere chi è interessato a sviluppare quelle doti che trasformano un semplice disperato in qualcuno che porta a casa un tozzo di pane e un cespo d’insalata, anche se ha le foglie annerite sui bordi. Per questo, appena alzato dal letto, il web writer affila la creatività con la quale tesse un argomento interessante, immaginando i bisogni altrui nel tentativo di risolverli attraverso dinamiche sorprendenti. Dall’altro lato del palcoscenico, dove l’esistenza fa scricchiolare le assi per fare inciampare gli attori, gli altrui attori stanno risolvendo i loro problemi alla fonte, là dove c’è il nutrimento che consente alle anime di tirare avanti con la dignità che consiglia di non buttarsi a pesce sui cassonetti del mercato ortofrutticolo, ma di appostarsi nei loro pressi pregando un invisibile cielo che il fruttivendolo non abbia voglia di sfrondare il marcio della robaccia che commercia, e butti via il tutto senza conservare il verde cuore, ancora intatto, nascosto all’interno di tutto quel marciume. Contemporaneamente i pianeti insistono a ruotare, soddisfacendo i bisogni delle galassie che ammiccano simpatiche alla vista di tanta bellezza, perché l’intero universo esiste dovendo affrontare gli stessi problemi che fanno tremare le ginocchia del mondo; lo stesso tremolio che fa sembrare il pulsare delle stelle un occhiolino di simpatia verso le umane disgrazie.
Virginia
Come sempre grazie perché offri una angolazione nei tuoi post diversa dal “Come fare”
ti rispondo con il racconto di una sensazione che sto provando in questo periodo: una profonda insofferenza all’omogeneizzazione della scrittura per il web.
So bene che ci sono delle regole “altre”rispetto alla scrittura per la pubblicazione cartacea, e c’è il SEO da tenere in considerazione, ma la sensazione che ho – soprattutto leggendo i blog “di nicchia” – che tutto stia diventando uguale a se stesso. Credo che la recente decisione di Google di nascondere le key words spariglierà un po’ le carte. E io ne sono felice. Forse costringerà a una ricerca di stile che sembra un po’…impolverata.
Daniele Imperi
Sulla omogeneizzazione siamo d’accordo e infatti cercherò nei miei post di scrivere in modo diverso, appunto focalizzandomi su una ricerca di stile e un’originalità che spesso mancano.
Riguardo alla SEO: parliamoci chiaro, se scrivi un contenuto utile e unico, se nel titolo ci sono le parole contestuali – non ho usato volutamente la definizione “parole chiave” – non vedo come non dovresti riuscire a ottimizzare ugualmente la pagina.
Non sono informato su questa decisione di Google: puoi spiegarmi?
Virginia
Guarda, io leggo con piacere il tuo blog proprio perché non hai uno stile standard, quindi sei già dis-omogeneo
Per quanto riguarda la decisione di Google, stavo per inserire il link anche se so che è una cosa che non ti piace. Comunque, eccolo: http://blog.hubspot.com/google-encrypting-all-searches-nj
In pratica recentemente Google ha deciso che nei Google Analytics non darà più il risultato delle parole chiave con cui un lettore-utente è arrivato sul sito. Ragioni di privacy soprattutto, ma credo sia anche un modo per arginare il fenomeno dell’abuso di parole chiave. Qui c’è un bel video su come superare questa limitazione e trovare altri strumenti per analizzare i risultati del proprio lavoro di creazione di contenuti http://moz.com/blog/100-percent-keyword-not-provided-whiteboard-tuesday
Daniele Imperi
Grazie, allora
Vero, avevo letto qualcosa su Twitter riguardo al Not provided. Il link va bene, ho eliminato la possibilità di inserirlo, quindi appare solo come url non collegata, perché alcuni ne approfittavano e si facevano pubblicità.
Mi leggo i due post, grazie
MikiMoz
stupendo che quel sito si chiami MOZ.com
Moz-
Daniele Imperi
Ma lo sai che volevo segnalartelo?
MikiMoz
Eheh, il Moz è ovunque :p
Moz-
animadicarta
Prima di tutto grazie per la citazione e sopratutto per aver preso in considerazione quello che ho scritto
Sono pienamente d’accordo su quello che dici, un titolo deve essere chiaro e accattivante al tempo stesso. E fare una promessa che sarà rispettata.
Mi viene da riflettere, a questo proposito, come la scrittura sul web subisca continue evoluzioni naturali. Forse prima o poi anche il limite del SEO sparirà perché i motori di ricerca dovranno adeguarsi alle nuove realtà. O almeno me lo auguro…
Daniele Imperi
Beh, grazie a te per avermi fatto capire che in fondo c’era davvero un certo appiattimento nei miei titoli.
Io penso che se scrivi un articolo che approfondisca il tema che tratti, la SEO la rispetti eccome. Elasticità nella scrittura per il web non significa scarsa ottimizzazione della pagina.
MikiMoz
Sono tentato di scriverti tutto al contrario, come parlerebbe il nano di Twin Peaks. Ma mi manderesti dritto dritto olucnaffa, no?
Quel che penso sull’argomento è che il titolo deve tenere conto di ciò che si troverà all’interno.
La regola principale.
Però vedi, non è detto che ad esempio, io che sono molto cazzaro anche nel blogging, non scriva prima o poi qualcosa che non mantiene le promesse del titolo. Dopotutto amo giocare molto.
Forse, caro Sandokan, regole vere non esistono…
…dipende anche dal tipo di blog che hai, e quindi, di conseguenza, da che blogger e persona sei.
Io presto addirittura metterò un post dal titolo non italiano (e non intendo inglese… vedrai^^) ma che so essere una scritta facilmente riconoscibile da molti, magari non da tutti, ma da molti.
Vedremo…
Moz-
Daniele Imperi
Sì, dipende molto dal blog e anche dal tipo di post, più che dal blogger. In blog come il tuo, dove c’è il gioco e il divertimento, mi spiazzeresti se un giorno dovessi scrivere un post intitolato “Come creare un blog alla Miki Moz in 3 mosse”, per esempio.
MikiMoz
Ah, sì? Allora ti (non più) stupirò molto presto!!
Moz-
Emanuele
Ciao Daniele,
concordo con l’appunto fatto dalla lettrice e dunque col contenuto di questo articolo.
E’ innegabile: sul web si leggono sempre più “titoli-fotocopia”, vuoi per le esigenze di SEO, vuoi per la poca creatività, ma i titoli sono sempre gli stessi.
Auspicherei anch’io un’inversione di tendenza: se si continua così, a lungo andare, il web diventerà “la copia di mille riassunti” per dirla con Samuele Bersani.
Meglio un titolo originale che cento ottimizzati ma uguali.
Daniele Imperi
Ciao Enmanuele e benvenuto nel blog.
Condivido: la SEO ha dato alla testa molti e in rete esistono davvero titoli-fotocopia. Da ora in avanti mi studierò bene i titoli, facendo anche una ricerca online per vedere se quello scelto esiste già.
franco zoccheddu
Dopo qualche mese, riprendo domani a pubblicare nel mio blog e il titolo sarà: “Le rane e gli uccelli”. Oh! Parlerà di scienza, sempre, comunque, assolutamente di scienza (meglio: di fisica!!), come sempre. Quindi è una sfida: che c’entrano rane e uccelli? Sarò coerente coi tuoi precetti sul titolo? Non lo so ancora, scopritelo.
[E con questa mossa mi sono giocato la benevolenza di Daniele in un colpo solo… Altro che persona seria… ]
Daniele Imperi
Sono curioso di leggere quel post, Franco. Poi deciderò se ti sei giocato o meno la mia benevolenza
Cristiana Tumedei
Salve Imperi,
di nuovo grazie per le innumerevoli citazioni
“Caro blogger, ti leggo…” sarebbe un titolo creativo? Beh, non ci avevo pensato.
In realtà non avrei potuto usare una formula diversa, perché nel post non illustravo regole da seguire per stabilire la validità di un blog. Al contrario, raccontavo quello che a me fa scegliere un blogger.
Il contenuto, di fatto, è assolutamente personale e il post non diventerà mai un evergreen. Ma se il titolo ti pare creativo, beh, grazie
Vuoi sapere qual è secondo me la sola regola da seguire nella scrittura? Nessuna! Scegli il titolo che reputi migliore.
Sì, lo so: ora sono nella fase istinto e naturalezza. Passerà anche questa, vedrai
Daniele Imperi
Non sarà il massimo della creatività, ma neanche è strettamente legato alle regole di scrittura, alla SEO, ecc. Il post, poi, non deve divcentare necessariamente un evergreen. Comincio a non apprezzare più così quel tipo di post.
Sì, scegli il titolo che reputi migliore mi sta bene: ma sai che non riesco a leggere alcuni post perché i blogger – principianti – hanno scelto titoli che non significano nulla, non comunicano, non incuriosiscono, ecc.?
Alessandro C.
in genere il titolo è la prima cosa per cui i miei lettori vogliono menarmi.
Daniele Imperi
Perché? Mi sembrano buoni.
Francesca
Quando leggo i titoli dei tuoi post il mio primo pensiero è sempre “oh, più chiaro di così! ti invoglia a leggere!”, mentre io scelgo titoli che toccano l’argomento del post “di traverso” non lo faccio in modo ragionato, semplicemente mi piace “scrivere come parlo” (in senso lato), mettere la mia personalità in quello che scrivo, titoli compresi; pian piano sto cercando di semplificare, laddove mi consente di esprimermi più chiaramente. Credo che, come in molte altre cose, il discrimine sia uno: “cosa si adatta meglio al mio post”? Ogni blogger, e all’interno della sua produzione ogni post, credo abbia il suo unico e particolare giusto mezzo che non serve a “imbellettare”, ma a lucidare e far brillare il contenuto
Daniele Imperi
Grazie, Francesca
Ho appena visto il tuo blog e non mi sembrano male quei titoli, non sono i classici titoli SEO, costruiti apposta per attirare, ma sono pur sempre titoli che comunicano ciò che dovrò leggere.
Gioia
Teoricamente per capire quale sia il buon titolo ci si dovrebbe mettere dalla parte del lettore, ma dal momento che ci si pone davanti al pc sotto le vesti del blogger, il compito è arduo, spesso in salita, basta ricordarsi che chi fa una ricerca, lo fa in modo semplice, diretto senza troppi “ghiri-gori”
Daniele Imperi
Vero anche questo, ma così rischi di più, secondo me, scirvendo poi titoli in funzione delle ricerche degli utenti. Ci sono strumenti appositi che ti mostrano cosa cercano gli utenti.
Secondo me devi fare un mix, in modo da accontentare gli utenti e differenziarti.
Luca Sempre
Beh, devo dire innanzitutto che apprezzo la tua onestá e anche la tua umiltá.
Detto questo, concordo sul fatto che il rischio di omologazione c’è sempre, sopratutto in un mondo dove tutti sembrano avere la veritá in tasca in termini di Decaloghi Per Una Strategia Infallibile.
Ad esempio – a proposito di creativitá – ho letto con interesse un tuo articolo dove riflettevi su cosa scrivere nel primo post di un nuovo blog, e devo dire che in parte ne ho fatto tesoro per il mio nuovo progetto (online dal 6 ottobre). Chiaramente tutto adattato al mio stile di scrittura e sopratutto a cosa voglio comunicare attraverso il blog.
Secondo me tu sei veramente bravo con le parole (del resto se hai un sito su Cormac McCarthy hai giá la mia stima totale e incondizionata), solo che certe volte è come se ci fosse del potenziale inespresso nei tuoi post.
Per caritá, lungi dal volerti dare dei consigli, caro Daniele. È solo che per me la scrittura nasce da un malessere di fondo, impellente e inesorabile, e in questo senso il “controllo” che certe volte trovo nei tuoi post non fa rima con “immediatezza” e “spontaneitá”.
Secondo me, se davvero ti ritieni un misantropo e un asociale (come dici) sarebbe interessante (almeno per me) che questa tua anima “nera” emergesse anche da alcuni post, sopratutto in termini di stile di scrittura e dunque di una “voce” unica, immediatamente riconoscibile.
In fondo il tuo blog parla di scrittura, non di SEO o Alta Finanza, e un blog che parla di scrittura è giá di per se stesso una specie di romanzo a puntate in cui la voce del blogger la fa da padrone.
Ciao
Daniele Imperi
Grazie Luca,
i consigli vanno bene
Vero, c’è un controllo involontario, che sto cercando di abbandonare.
Allora proverò a far uscire la mia anima nera in alcuni post, promesso
E grazie per l’apprezzamento.
Scrivere post: sette ‘non’ (#WSL20) | Mainograz
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