Se io fossi o se io sarei?

Grammatica

Molti si chiedono quale sia il modo più corretto di scrivere: se io fossi o se io sarei? La risposta è semplice: dipende da cosa si vuol esprimere con quella frase.

Il se è una congiunzione che introduce una frase ipotetica. Di quella frase possiamo conoscere o meno la risposta o quel che accadde in quel frangente.

Per esempio:

«Non sarebbe morto se fossi andato con lui al cimitero».

La frase è rivolta al passato e implica che io, alla fine, non sono andato al cimitero con lui, da dove non è ritornato vivo. Mentre, se io ci fossi andato, il personaggio sarebbe ancora vivo.

Prendiamo quest’altra frase:

«Mi chiese se sarei andato con lui al cimitero».

In questo caso il tizio si è voluto informare se io sarei andato, in un non ben precisato futuro, al cimitero con lui. Non ho specificato che cosa ho fatto dopo, se ho accettato o meno la sua proposta.

Questi sono solo due esempi, ma possiamo farne altri:

  • se mi passassi la birra, potrei bere anch’io: è un’incitazione, magari fatta con un tono spazientito;
  • se mi passerai il compito, ti darò cento euro: è un tentativo di corruzione e di salvare la pelle all’esame. Si sta parlando al futuro;
  • se potrei baciarla non sono davvero sicuro: dà chiaramente a intendere la bruttezza della ragazza in questione;
  • se mi chiami, ti rispondo al volo: implica lo stretto rapporto di amicizia/amore fra due persone.

Considerate sempre ciò che sta accadendo, ciò che è accaduto e ciò che deve ancora accadere.

Avete mai avuto dubbi sul modo e sul tempo da usare dopo il “se”?

39 Commenti

  1. Carla
    mercoledì, 22 Febbraio 2012 alle 7:46 Rispondi

    Non è proprio corretto dire che il “se” introduce sempre una proposizione ipotetica.

    Nei due esempi che fai con se + condizionale:
    – “Mi chiese se sarei andato con lui al cimitero”;
    – “se potrei baciarla non sono davvero sicuro”;
    si tratta in entrambi i casi di proposizioni interrogative indirette (quindi non ipotetiche), poiché non esprimono un’ipotesi, bensì un dubbio.

    Mentre il se + congiuntivo o indicativo, di tutti gli altri esempi, è quello delle proposizioni condizionali (dette anche ipotetiche), che insieme alla reggente costituiscono il periodo ipotetico.

    Quello che voglio dire è che sembrano situazioni simili, ma in realtà esprimono concetti molto diversi.
    Forse un modo più semplice per spiegarlo ed evitare errori potrebbe essere questo:
    – il “se” ipotetico, che richiede il congiuntivo o l’indicativo, indica la condizione senza la quale non può accadere ciò che è espresso dalla proposizione principale;
    – invece il “se” interrogativo, che può richiedere il condizionale, se l’azione espressa non è ancora avvenuta, esprime semplicemente un dubbio (lo farò o non lo farò?).

    • Pietro 57
      mercoledì, 15 Marzo 2017 alle 18:10 Rispondi

      Vorrei aggiungere un mio pensiero. La grammatica italiana bisogna ricordare che in certi punti è molto difficile da capire o per meglio dire “da digerire”. Vi sono molte eccezioni e a volte si può sbagliare facilmente, anche involontariamente. E questo capita spesso, se mi distraggo un attimo, anche a me. Come penso che capiti un po a tutti prima o poi, magari solo perché siamo stati un po distratti in quel momento.
      Lasciando un attimo da parte il vario significato che la parolina “se” può assumere nella narrazione e nel discorso in generale, vorrei aggiungere qualcosa sul “suo uso in una frase ipotetica”. Innanzitutto bisogna accertarsi che la frase in questione, dove vogliamo inserire in nostro “se” sia davvero “ipotetica” dopo di che si può procedere correttamente.
      Ora il termine “ipotetico” deriva da “ipotesi” e per dirla con semplicità e immediatezza una “ipotesi” è qualcosa di cui noi stiamo parlando, ma che nella realtà non esiste ancora oppure che noi stiamo solo desiderando, sperando o augurandoci eccetera. Perché se la cosa fosse reale, non sarebbe una ipotesi. Inoltre il senso di non reale dovrebbe essere in tutto quello che si dice nella frase. Così sarebbe “una frase ipotetica pura al cento per cento”. Ma se così non fosse, allora bisogna fare attenzione a cogliere le varie”sfumature” oggettive o meno della frase ipotetica.
      E soprattutto quando “la conseguenza di ciò di cui si parla sarà in futuro una certezza” si può evitare benissimo il “se” ipotetico che potrebbe generare dubbi e incertezze nella comprensione di chi legge.
      Ora esaminiamo le frasi implicate. “Mi chiese se sarei andato con lui al cimitero”. Questa nel suo “significati intrinseco” non è una frase ipotetica, perché non c’è nulla fuori dalla realtà. chi parla è presente e “formula solo una richiesta”. E lui è sicuro di andare al cimitero. Quindi l’ipotesi in tutto questo non esiste.La frase così come l’hai voluta è una semplice trasformazione di questo discorso diretto: “Vuoi venire al cimitero con me?” in un discorso indiretto: “Mi chiese se sarei andato con lui al cimitero.” come tu l’hai scritta. Che per correttezza di “forma” doveva essere scritta in questo modo : “Mi chiese se andavo con lui al cimitero”. E meglio ancora : “Mi chiede se vado con lui al cimitero” che è più fluida e immediata. Ma sempre di discorso indiretto si tratta. Perché tutto quello che la frase dice con : “Mi chiese se sarei andato con lui al cimitero” è già successo in passato, quindi in questo caso è più che reale. E quindi l’ipotetico non c’entra nulla. Ma stava “parlando” con lui.
      Comunque anche se non è una frase ipotetica, come detto prima, la frase in se stessa è grammaticalmente corretta. Anche senza doverla necessariamente catalogarla.

      L’altra frase: “Se mi passassi la birra, potrei bere anch’io”, anche questa, senza troppe spiegazioni grammaticali, è una frase fatta di “una lungaggine inutile”, meglio se trasformata in : “Passami la birra. Voglio bere:” Il senso della frase e della richiesta, usando l’Imperativo, rimane inalterato. Ma tutto diventa più leggibile e scritto in modo “più Letterario”.

      Il mio consiglio è che “a meno che la narrazione lo richieda espressamente per motivi davvero importanti” l’uso del “se” in ogni sua forma si dovrebbe evitare, quando possibile, e preferire forme di comunicazioni narrative più dirette e meno pesanti nelle frasi, come in qualche modo ho accennato. Poi ognuno fa come meglio crede. Vi saluto.

    • Rachid
      lunedì, 15 Luglio 2019 alle 22:50 Rispondi

      Ciao Carla vorrei farti una domanda;
      Sarei un conduttore
      Fossi un conduttore
      Qual è quella più appropriate???

      • Daniele Imperi
        martedì, 16 Luglio 2019 alle 7:12 Rispondi

        Ciao Rachid, benvenuto nel blog. Le frasi sono entrambe corrette, bisogna sapere come continuano per capire quale sia la più giusta.
        “Sarei un conduttore secondo te?”
        “Fossi un conduttore, saprei organizzare meglio quel programma”.

        • Rachid
          martedì, 16 Luglio 2019 alle 7:28 Rispondi

          Grazie Daniele…

          • Dario
            lunedì, 7 Settembre 2020 alle 19:37 Rispondi

            Senno mi sarei chiamato si può scrivere??

            • Daniele Imperi
              martedì, 8 Settembre 2020 alle 8:14 Rispondi

              Sinceramente non ho capito la frase. “Senno” nel senso di capacità d’intendere?

        • Rachid
          martedì, 16 Luglio 2019 alle 8:23 Rispondi

          Se sarei un conduttore gli avrei fatto uno scherzo…
          Se fossi un conduttore gli avrei fatto uno scherzo…
          Daniele sarebbe stata così la frase…e a modo mio è più giusta la prima…vero???

          • Daniele Imperi
            martedì, 16 Luglio 2019 alle 9:39 Rispondi

            No, è corretta la seconda: Se fossi un conduttore gli avrei fatto uno scherzo…

            • Rachid
              martedì, 16 Luglio 2019 alle 10:54 Rispondi

              Ok👍 Grazie

      • Bruno CUGGIA PRATO
        lunedì, 27 Settembre 2021 alle 10:55 Rispondi

        La grammatica ha una sua storia e evoluzione, i giovani d’oggi che non leggono più o poco, non integrano il Ben dir e scrivere. Stanno inventando una nuova lingua italiana fatta di frase brevi e a volte incomprensibili da molti. “Rien ne se crée ,tout se transforme” (Lavoisier)
        Incitiamo i giovani a leggere gli scrittori italiani del Novecento…..

  2. Romina
    mercoledì, 22 Febbraio 2012 alle 10:15 Rispondi

    Ottimo post! Interessante, chiaro e soprattutto utile.
    Io recentemente ho avuto dei problemi con la forma “se potrei” e mi permetto di segnalare qui un post di Argonauta Xeno che è venuto ospite sul mio blog proprio per chiarire i miei dubbi:
    http://tamerici-romina.blogspot.com/2012/01/significato-e-usi-del-modo-condizionale.html

    Ho trovato molto interessante anche la spiegazione di Carla!

  3. franco zoccheddu
    mercoledì, 22 Febbraio 2012 alle 14:28 Rispondi

    “Se te lo sto chiedendo è unicamente perchè so che posso”. Mi sembra un caso da contemplare: in questo caso il “se” sta al posto di “il motivo per cui”. Quindi né ipotesi né interrogazione.

  4. Daniele Imperi
    mercoledì, 22 Febbraio 2012 alle 18:43 Rispondi

    @Carla: grazie per la precisazione :)

  5. anna
    lunedì, 13 Marzo 2017 alle 1:58 Rispondi

    salve e un testo parlo di me se fossi io mia madre e quindi pieno di difficolta’ con i verbi

    (io) senza lasciare mai la mia
    la mano
    dall’altra parte della strada
    (con me stessa)
    insieme attraversare
    senza piu paura
    ’di restare sola
    ad aspettare
    con le spalle al muro
    ad aspettare che mi venissi (io,parlo di me)
    (io mi sarei andata a prendere) che mi sarei andata a pigliare
    (nel momento in cui mi rendo conto di essermi dimenticata di me)
    solo quando mi fossi
    resa conto d’ avermi persa

    • Daniele Imperi
      lunedì, 13 Marzo 2017 alle 8:26 Rispondi

      Ciao Anna, benvenuta nel blog. Scusa, ma non ho capito cosa vuoi dire…

      • anna
        lunedì, 13 Marzo 2017 alle 14:34 Rispondi

        e’ un testo dove sei fossi stata mia madre
        quindi mi confondo un po’ sui verbi

        (io) senza lasciare mai la mia ok
        la mano
        dall’altra parte della strada
        (con me stessa)
        insieme attraversare
        senza piu paura
        ’di restare sola
        ad aspettare
        con le spalle al muro ok
        ad aspettare che mi venissi (io,parlo di me) (io venissi a pigliare me)

        (io mi sarei andata a prendere) che mi sarei andata a pigliare (sarei o vesissi?)

        solo quando mi fossi (sarei o fossi?)

        resa conto d’ avermi persa

        • Daniele Imperi
          lunedì, 13 Marzo 2017 alle 14:45 Rispondi

          Facciamo così: mi scrivi soltanto la frase su cui hai dubbi, senza mettere nulla tra parentesi e senza scrivere tutta la poesia.

  6. anna
    lunedì, 13 Marzo 2017 alle 18:29 Rispondi

    PARLO DI PRENDERE ME STESSA

    ASPETTARE CHE MI VENISSI A PIGLIARE
    O ASPETTARE DI CHE MI FOSSI VENUTA A PIGLIARE

    IO PENSO LA PRIMA

    SCUSA I PASTICCI POI CANCELLI TUTTO TU?

    • Pietro 57
      martedì, 14 Marzo 2017 alle 0:01 Rispondi

      Tu hai scritto una poesia, mi pare, e hai problemi con i verbi. Se mi permetti ti do io qualche consiglio. Nella Poesia moderna, quella a versi liberi, come l’hai scritta tu, a volte non è necessario scrivere i verbi nei tempi “più difficili” della grammatica italiana, come sono i tempi del Condizionale o quelli del Congiuntivo. Perché se non li conosci più che bene potresti facilmente commettere degli errori. Il consiglio primario è quello di “andarli a studiare con diligenza”, ma se ciò ti è poco simpatico, puoi usare qualche piccolo espediente per evitare le difficoltà che tu ora incontri.
      Quello che devi fare è quello di “usare il tempo presente” e “usare il tempo passato” e”usare il tempo futuro”, e con questi tre tempi puoi scrivere con facilità tutte le poesie che vuoi. Ora ti dimostro in modo pratico come viene scritta la tua poesia.
      Io al posto tuo, cara mamma,
      non lascerò mai la mia mano,
      e mi accompagnerò
      dall’altra parte della strada
      per proteggermi, sempre.
      Io al posto tuo, cara mamma,
      mi aiuterò ad attraversare
      le vie del mondo,
      senza più paura
      di restare sola
      ad aspettare
      con le spalle al muro,
      in attesa di venirmi a prendere
      da me stessa, senza mai riuscirci.
      Ma con te al mio fianco,
      anche quando non mi rendo conto
      di essermi persa, sarò al sicuro.
      Io al tuo posto, cara mamma,
      saprò con certezza,
      il momento preciso,
      in cui mi sono persa.
      E userò le mie mani,
      che poi sono le tue,
      per rialzarmi dalle cadute,
      e per continuare il mio cammino
      certa che la strada
      davanti a me poi sarà
      più semplice,anche se non meno
      dolorosa.
      Io al tuo posto, cara mamma,
      sarò pronta a correre verso di me
      per aiutarmi a proseguire
      la via della mia vita,
      con quella forza senza confini
      che tutto rende più semplice
      e più sopportabile,
      in cui io credo da sempre,
      e che si chiama
      amore materno.
      Ho cercato di espandere in modo semplice la tua Poesia. Spero i averti chiarito il punto. L’Opera rimane sempre tua. Ho usato i tempi verbali semplici e chiari, vale a dire L’Indicatico e qualche Tempo Infinito.Ti saluto.

  7. ANNA
    martedì, 14 Marzo 2017 alle 12:52 Rispondi

    Grazie mille del tuo tempo e che m’incespicavo con i verbi parlando di me come madre di me stessa se fossi stata al posto di mia madre come si sarei comportata con me.

    Io spesso uso l’indicativo.

    Intanto ho cambiato un po’

    E senza lasciarmi

    la mano

    dall’altra

    parte della strada

    insieme

    attraversare ,

    senza paura

    e senza farmi

    aspettare,

    qui da sola

    sopra al muro

    perche’

    non mi sarei

    scordata,

    e mai

    distratta

    da me stessa,

    di venirmi

    a prendere.

  8. Pietro 57
    mercoledì, 15 Marzo 2017 alle 16:18 Rispondi

    Puoi usare solo i tempi dell’Indicativo in ogni tuo componimento poetico, così sarà più sicura di non commettere errori Così come hai fatto sopra. E la tua poesia è comunque molto carina.
    Però ricorda che non usando il Congiuntivo e il Condizionale e le altre voci verbali la tua poesia rischia di “essere limitata e ridotta in quanto alla sua bellezza espressiva e al suo ritmo e alla sua musicalità” eccetera. Ti consiglio di trovare un buon libro di grammatica che in modo semplice possa farti capire come funzionano tali verbi, vedrai che non sono difficili da comprendere. Così avrai una “ricchezza espressiva” molto più ampia per tutte le tue future poesie e riuscirai ad esprimere in modo più completo i sentimenti e tutte le tue sensazioni emotive che metterai in ogni tuo componimento poetico futuro.
    Nel caso tu non riuscissi ad andare oltre il tempo Indicativo dei verbi, va bene lo stesso. Continua come hai fatto sopra. Solo un altro piccolo consiglio, se usi solo il verbo dell’indicativo pensa “come se tutto quello che scrivi nelle tue poesie ti stesse succedendo al presente, vale a dire nello stesso momento in cui tu metti i tuoi pensieri sulla carta o su PC o altrove.” In questo modo avrai più probabilità di assaporate l’intensità e la bellezza emotiva di quello che scrivi.
    Sperando di averti reso cosa gradita, ti auguro buona scrittura. Ti saluto.

  9. Pietro 57
    giovedì, 16 Marzo 2017 alle 10:53 Rispondi

    L’argomento è molto interessante, ed io amo molto la grammatica italiana. Per questo aggiungo volentieri questo mio commento.
    Qui vado a esaminare la tua seconda frase: “Se mi passerai il compito, ti darò cento euro”. Questa frase in sé stessa non è sbagliata. Ma è poco chiara nella sua espressione “generica” e quindi non è da consigliare neanche come esempio. Mi spiego. Tu dici che la frase ha il significato che “si sta parlando al futuro”. Questo è vero, ma non è specificato di che genere di futuro si tratta. Vale a dire se è un futuro appena immediato, un futuro a breve scadenza, un futuro molto prossimo, o un futuro molto lontano eccetera eccetera. Come vedi le sfumature del futuro sono tante.
    Però questa frase “generica” anche se scritta “in un tempo verbale del futuro” può volere indicare un tempo “presente” molto imminente “che si confonde in un tempo “futuro” anche lui molto imminente.
    Infatti se mettiamo vicino alla tua frase “Se mi passerai il compito, ti darò cento euro” questa frase simile “Se mi passi il compito, ti do cento euro” il risultato non cambia. Ma la frase è molto più leggera e scorrevole. E ancora meglio è “Passami il compito, ti do cento euro”. L’uso del verbo “presente Indicativo” in questo caso è in senso grammaticale corretto, il presente si può usare per indicare un tempo passato, ma si deve fare con accortezza e soltanto dove non genera dubbi sul significato della frase, dove c’è un basso dialogo o una bassa narrazione eccetera.
    Per questo quando si parla di tempo futuro risulta molto più chiaro se si specifica “il tempo” in cui avviene questa azione futura. Ad esempio: “Marco, se domani, nell’ora di grammatica, mi passerai il compito, ti darò cento euro”. Anche meglio “Marco, se domani, nell’ora di grammatica, mi passi il compito, ti dò cento euro”. La seconda frase è più appropriata al colloquio che avviene tra i due, e dato che chi compra i compiti si suppone sia un poco asinello, allora il verbo all’Indicativo risulta sia corretto grammaticalmente e sia corretto “come basso linguaggio usato da uno che conosce poco la grammatica”
    Spero di esserti stato utile.
    La tua terza e quarta frase la commenterò in un altro momento. Ora non ho più tempo. Ti saluto.

    P:S. Quando esce un commento su altri blog a cui sono iscritto, vengo avvisato con una e-mail, cosa che non succede con te. Come mai?

  10. Pietro 57
    sabato, 18 Marzo 2017 alle 2:37 Rispondi

    Ora esamino la tua terza frase: “Se potrei baciarla non sono davvero sicuro”, e poi aggiungi che questa frase “dà chiaramente a intendere la bruttezza della ragazza in questione”.
    Innanzitutto specifico che tale frase “non lascia capire nemmeno lontanamente che la ragazza in questione è brutta”. Anzi, non lascia nemmeno capire che si sta parlando di una ragazza. E non lascia nemmeno capire a chi sono indirizzati quei baci. Inoltre l’oggetto di quei baci potrebbe essere un mucchio di cose diverse. Una foto, una gatta, una coppa vinta da un’altro, una rana, una mamma, una bambina, una ragazza, una donna matura, una medaglia, una tesi di laurea e via dicendo, continuando all’infinito.
    La frase corretta nel suo significato vago e impreciso dovrebbe essere questa: “Io non sono sicuro di riuscire a baciarla”. La frase rimane senza senso, ma in questo modo è scritta correttamente. Oppure anche: “Non sono sicuro di poterla baciare”, oppure “Di poterla baciare, non sono sicuro”. Il non senso rimane, ma adesso è corretta.
    Anche questa frase non è ipotetica ma reale, quindi il “se” non serve. In questo caso la “sottigliezza” è talmente nascosta che può trarre in inganno lo scrittore. Si tratta della frase “non sono davvero sicuro”. Questa frase non ha nulla di ipotetico, ma è “una certezza e una cosa molto reale”. Anche se la frase esprime un dubbio, la certezza sta nel fatto che “il dubbio espresso è reale” e quindi ci troviamo di fronte a una realtà che va espressa col tempo Indicativo e non col Condizionale.
    La frase giusta potrebbe essere: “Quella ragazza mi piace molto, e se io fossi più coraggioso, potrei baciarla”. In questo caso la frase ipotetica “se io fossi più coraggioso” è esatta perché a chi parla manca quel “più coraggioso”, vale a dire “del coraggio in più” che non possiede, quindi l’ipotesi “se io avessi quel coraggio che non ho” è corretta e quindi esatta.
    La frase: “Quella ragazza mi è talmente antipatica che non sono sicuro di riuscire a baciarla”. Mi pare più semplice e più facile e specifica nel comprenderla, e quindi da preferire a quella citata sopra. E si possono usare anche altre frasi a piacimento.
    A volte non è facile riuscire subito a capire quello che nella narrazione è reale e quello che non lo è e quello che sta in una via di mezzo eccetera. E anche se la frase che scriviamo può darci l’impressione della correttezza, nel dubbio, dato che il confine tra una condizione grammaticale e un’altra è molto sottile a volte, meglio “scegliere la via più semplice e più chiara”, per far capire al lettore, e non a noi stessi soltanto, quello che vogliamo comprenda leggendo il nostro testo.
    Ricordando sempre che uno scrittore o scrittrice sceglierà di scrivere non per piacere a se stesso, ma per informare il lettore in modo chiaro e preciso sull’argomento che tratta nella sua narrazione. Facendo attenzione a questo aspettò di certo errori di forma si potranno evitare facilmente.
    Vi auguro buona scrittura e vi saluto cordialmente.

  11. Pietro 57
    domenica, 19 Marzo 2017 alle 4:37 Rispondi

    Esamino,ora, la tua quarta frase: “Se mi chiami, ti rispondo al volo”, e qui dici che questa frase “Implica lo stretto rapporto di amicizia fra due persone”.
    Anche in questa frase il concetto del contesto non è preciso. Perché non essendoci un soggetto ben definito non si potrà mai sapere a chi vengono rivolte quelle parole. Potrei parlare col mio meccanico, che non conosco che di vista, e dirgli: “Se mi chiami, (quando l’auto è pronta ) ti rispondo al volo. Oppure al panettiere sotto casa, o al vetraio, o a una ragazza, o a mia moglie, o a un barbone che vorrei aiutare, ma che ancora non conosco. E si può andare avanti.
    Nella narrazione quando si esprimono dei sentimenti come “amicizia o amore” non si devono indicare con due parole, ma “si devono mostrare”, poco o tanto che sia. E le frasi, per avere un senso logico devono sempre essere precedute da un chiaro soggetto identificabile con colui a cui sono rivolte quelle parole. Solo così in letterature le frasi acquistano un senso e una chiara destinazione.
    La frase poteva essere scritta in questo modo: “Cara Anna, da quando ti ho incontrata non faccio che pensare a te. E vorrei invitarti a bere un caffè. Se mi chiami, ti rispondo al volo”. E qui la frase indica u rapporto, almeno da parte di chi parla, di amore.
    La frase in questo modo: “Antonio, sono contento che sei tornato al nostro paesello. Ti ricordi le nostre scorribande notturne con Marco e Daniele, quando avevamo qualche anno in meno? Ti va di ritrovarci come facevamo un tempo al bar della Rosa, per una birra in compagnia? Se mi chiami, ti rispondo al volo”. Qui la frase indica un rapporto di amicizia.
    Inoltre qui la frase non ha nulla di ipotetico, perché chi parla sta chiaramente “parlando di due certezze” che sono “se mi chiami” e anche “ti rispondo al volo”.
    Ora cerco di spiegarvi in breve il “se” ipotetico. Non mi soffermerò sulle eccezioni del caso perché il discorso sarebbe troppo lungo, ma parlerò del concetto di base del “se” ipotetico e non ipotetico.
    Il “se” ipotetico in forma pura indica qualcosa che non potrà mai accadere nella realtà del presente. Che non è mai potuta accadere nella realtà del passato e che non potrà mai accadere nella realtà del futuro. Vale a dire, in parole semplici, che indica qualcosa che non potrà mai avverarsi, in nessun tempo. E in questo caso si usa al fianco di “se” il tempo Congiuntivo. Solo in questo modo daremo il senso dell’impossibilità a divenire di una determinata azione o condizione.
    Ed è soltanto lo scrittore/trice a decidere se parlare dell’impossibile o del reale. Ora vi faccio un esempio pratico. Molto semplice. Se io scrivo: “Se domani esce il sole, vado al mare”. Questo significa che nella frase c’è una buona dose di speranza “che esca il sole” ed è come se stessi dicendo: ” Aspetto domani sperando in una giornata di sole, che mi permetterà di andare al mare”. Ora esaminiamo la frase: “Se domani uscisse il sole, andrei al mare”. Questa frase ipotetica “pura” vuole dire che “Mi piacerebbe che domani fosse una giornata di sole, per potere andare al mare. Ma sò per certo, a causa del tempo cattivo, a causa del freddo, della nebbia, del mare inquinato, o per altre cause che non mi permetteranno mai, ecco l’impossibile della frase ipotetica, di andare al mare, che al mare io no ci andrò per certo.
    Un’altra frase: “Se io fossi un marinaio, avrei una vita più felice”. In questo caso c’è la frase ipotetica, e quindi c’è anche “l’impossibile” a realizzarsi. Questo vuol dire che “non sarò mai un marinaio in vita mia, e non avrò mai quella felicità in più che l’essere marinaio mi avrebbe arrecato.
    Se invece metto la frase in questo modo: “Se sarò un marinaio, avrò una vita felice”, qui non c’è nulla di ipotetico, ma è soltanto una bella speranza che si spera di realizzare.
    Quindi, se vogliamo “parlare di qualcosa che sarà impossibile da realizzare in qualsiasi tempo, o che noi reputiamo tale”, allora possiamo usare il “se davanti al congiuntivo”. Mentre se parliamo di qualcosa che si potrà adempiere in futuro o che speriamo che accada al più presto, allora possiamo usare il “se davanti al tempo Indicativo”, tipo: “se studierò, sarò promosso”, oppure, “se sarò diligente nello studio della grammatica, imparerò a scrivere benissimo e con grande facilità espressiva.” eccetera eccetera.
    Spero di avervi dato in qualche modo una mano. Se avete dubbi,potete scrivermi, la mia e-mail ve la può dare Daniele, oppure anche qui in risposta a questa mia. Se Daniele lo permetterà. E se potrò darvi una mano lo farò volentieri e gratuitamente.
    Vi saluto cordialmente.

  12. anna
    domenica, 19 Marzo 2017 alle 22:13 Rispondi

    dire se sarei arrivata in tempo non avrei perso l’autobus va bene?Oppure se io fossi arrivata in tempo??

    • Daniele Imperi
      lunedì, 20 Marzo 2017 alle 8:14 Rispondi

      Se fossi arrivata in tempo, non avrei perso l’autobus.

      • ANNA
        martedì, 21 Marzo 2017 alle 0:19 Rispondi

        Grazie utilissimo blog

    • Pietro 57
      giovedì, 23 Marzo 2017 alle 1:47 Rispondi

      Il commento di Daniele è corretto.
      Se mi permetti vorrei darti qualche piccolo aiuto su questo tipo di frasi, di modo che tu possa in seguito scrivere con meno difficoltà.
      La tua frase era: “Se sarei arrivata in tempo non avrei perso l’autobus”. Ora questa frase la possiamo trasformare in una frase così: “Se arrivavo in tempo, non perdevo l’autobus”. Qui il senso della frase non cambia come scrittura, ma cambia come “informazione diversa e più specifica”. Nel senso che tu “dai per certo” quello che dici e quindi puoi evitare il Tempo Congiuntivo. E la frase è più scorrevole. Inoltre puoi migliorare ancora la frase in questo modo: “Non sono arrivata in tempo e ho perso l’autobus”. E la frase si può migliorare ancora in questo modo: “Sono arrivata in ritardo e ho perso l’autobus”. Oppure: “Ho perso l’autobus perché sono arrivata in ritardo”.
      In questo nodo si usa il Tempo Indicativo e la frase è sia più facile da scrivere sia più scorrevole nella lettura.
      La frase si può scrivere in questo modo perché è anche più appropriato. Ti spiego. Tu stai parlando di “qualcosa che è già accaduto nel passato” quindi non c’è nulla che deve ancora accadere. Ma se l’episodio è già accaduto in passato,è qualcosa di reale e non in altre condizioni,e allora basta trasformare la frase al Tempo Indicativo e ti togli dalle problematiche. Ti faccio un esempio: “Se l’anno scorso avessi studiato, oggi sarei già diplomata”. Questa frase può andare bene, ma se siamo poco pratici del Congiuntivo potremmo commettere degli errori. Quindi dato che si parla di “passato già vissuto” la frase possiamo scriverla in modo più semplice così: “Se l’anno scorso studiavo, oggi ero già diplomata”. Abbiamo fatto diventare la frase “una certezza e non un dubbio, una ipotesi o altro” e per questo il Tempo Indicativo è giusto.
      E poi cerca di evitare le “frasi negative”. Esse sono sempre più complicare da gestire delle frasi positive. La tua frase: “Se sarei arrivata in tempo non avrei perso l’autobus” ha quel “non avrei perso” che è una lungaggine inutile parlando in senso letterario. Meglio trasformarlo in “avrei preso” e il senso della frase non cambia, eccetera. L’ho voluto ribadire perché, sempre se possibile, bisogna preferire “il semplice al complicato” e l’Indicativo ad altri Tempi verbali.
      A volte capita a tutti noi di sbagliare, ma sapere correggerci o chiedere consigli utili fa parte della nostra crescita, ed è sempre una cosa buona.
      Per altri dubbi, puoi mandarmi la tua frase o il tuo scritto al mio indirizzo e-mail “art57gior28fi5@gmail.com”, e gratuitamente ti darò una mano in senso Letterario.
      Sperando di averti reso più leggero il tuo scrivere, ti saluto cordialmente.

  13. Nuccio
    martedì, 21 Marzo 2017 alle 12:03 Rispondi

    Affreschi indimenticabili di consecutio temporum del 1300 del “vecchio” Cecco.

    S’i’ fosse foco, arderei ’l mondo;
    s’ i’ fosse vento, lo tempesterei;
    s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei;
    s’i’ fosse Dio, mandereil’en profondo1;

    s’i’ fosse papa, sare’ allor giocondo,
    ché tutti cristïani imbrigherei;
    s’i’ fosse ’mperator, sa’ che farei?
    A tutti mozzarei lo capo a tondo2.

    S’i fosse morte, andarei da mio padre;
    s’i’ fosse vita, fuggirei da lui:
    similemente farìa da mi’ madre3.

    S’i’ fosse Cecco, com’i’ sono e fui,
    torrei le donne giovani e leggiadre:
    e vecchie e laide lasserei altrui4.

  14. albachiara
    giovedì, 7 Dicembre 2017 alle 15:40 Rispondi

    Vorrei sapere se questa frase è corretta: Giorgia mi ha detto che se il volume sarebbe rientrato dovevamo chiamarla
    Non ho mai sbagliato congiuntivi, ma quando ho detto questa frase mi sembrava di aver fatto un grave errore, ma ancora oggi non so
    grazie!

    • Daniele Imperi
      venerdì, 8 Dicembre 2017 alle 8:02 Rispondi

      Ciao e benvenuta nel blog.
      La frase corretta è: Giorgia mi ha detto che se il volume fosse rientrato, avremmo dovuto chiamarla.

  15. Emilia
    mercoledì, 4 Luglio 2018 alle 18:11 Rispondi

    Se sarebbe stata diversa ,è corretta come frase o errata ?

    • Daniele Imperi
      giovedì, 5 Luglio 2018 alle 7:05 Rispondi

      Ciao Emilia, benvenuta nel blog.
      Come hai letto nel post, “se” può anche reggere il condizionale, ma bisogna conoscere tutto il periodo completo. Sembra comunque più corretto dire “Se fosse stata diversa”.

  16. Julia
    giovedì, 25 Ottobre 2018 alle 13:29 Rispondi

    Ciao Daniele, secondo te come funziona invece col “sempre se”? che tipo di subordinata introduce?
    Per esempio:
    “Non posso scrivere questa cosa sennò mi disconnettono il profilo il tempo che basta a rimuovermi il post (sempre se riuscirei ad accedere di nuovo)”.
    Se dicessi “sempre se riuscissi” in sé non è sbagliato ma quello che intendo dire è “non so se riuscirei” quindi mi viene da usare il condizionale, anche perché “se riuscissi” mi dà l’idea più dell’eventualità, “se riuscirei” me lo sto già immaginando, è un rischio che sento più concreto.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 25 Ottobre 2018 alle 13:59 Rispondi

      Ciao Julia, benvenuta nel blog. Secondo me è corretto scrivere “sempre se riuscissi”.
      Se riuscissi a venire alla mia festa, mi farebbe piacere: non mi suona male. Non sono però sicuro al 100%.

    • Giulia
      lunedì, 14 Gennaio 2019 alle 20:03 Rispondi

      Ciao, Julia.
      Guarda, le frasi: guardando il mio passato non so se rifarei, non so se riuscirei a ripeterglielo …
      Giulia

  17. Daniela Vighesso
    mercoledì, 13 Settembre 2023 alle 11:21 Rispondi

    Negli ultimi mesi, bisognosa di leggerezza, ho letto quasi soltanto i classici del giallo. Ho notato in quasi tutte le traduzioni, una certa ritrosia a usare condizionali e congiuntivi. A volte questo salta agli occhi, a volte io stessa ho dei dubbi come in questa frase: “Sono anche ansiosa perché non vorrei che venga commessa un’ingiustizia”. Io avrei detto : “venisse” commessa un’ingiustizia, ma se aggiungo la semplice precisazione: “alla fine” allora la frase non mi disturba più: “Sono anche ansiosa perché non vorrei che, alla fine, venga commessa un’ingiustizia”. Cosa è giusto e cosa è sbagliato? Grazie per l’aiuto.

    • Daniele Imperi
      mercoledì, 13 Settembre 2023 alle 12:05 Rispondi

      Spesso anche io nelle traduzioni non trovo i congiuntivi, quando andrebbero usati.
      Riguardo alla frase, per me è corretta la prima: “Sono anche ansiosa perché non vorrei che venga commessa un’ingiustizia”.

      Diversamente, con la frase al passato: “Ero anche ansiosa perché non avrei voluto che venisse commessa un’ingiustizia”.

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