Ogni anno le librerie italiane si popolano dellʼennesimo e inutile libro del giornalista-insetto che svolazza ronzando fra televisione e teatri. Guardi il telegiornale e ti ritrovi un ministro attorniato dai libri del giornalista – in fondo nel libro si parla anche di lei, è chiamata in causa.
Se cercate su Google immagini, troverete una foto dello scorso anno che ritrae lʼautore in mezzo al Ministro degli Interni e al capo del governo.
Ma non è finita qui. Al telegiornale, giorni fa, hanno dedicato un servizio di qualche minuto per presentare il libro di un ex sindaco di Roma.
Come avete visto non faccio nomi, perché non voglio sporcare il mio blog.
Lʼeditoria degli eletti
Lo scrittore di oggi, specialmente quello emergente, deve fare i conti anche con questo lato dellʼeditoria. I due libri semicitati sono pubblicati rispettivamente da Mondadori e da Rizzoli. Quindi, vista lʼultima fusione, dallo stesso editore.
Parliamo dei cosiddetti colossi dellʼeditoria italiana. Quelli che a noi poveri mortali neanche ci vedono e mai ci vedranno. Sono gli editori coi soldi, che cercano di fare altri soldi, quindi puntano sul personaggio pubblico, meglio se politico, perché così avrà ampio spazio anche al TG e ai vari programmi televisivi.
Mi chiedo se unʼindustria come quella dellʼeditoria – è unʼindustria che produce letteratura – debba avere dei posti riservati, anzi dei posti dʼonore per personaggi di spicco. La letteratura dovrebbe mettere tutti gli autori sullo stesso piano, se non per la qualità dellʼopera creata – giudicata a posteriori – almeno su quello delle possibilità di accesso alla pubblicazione.
Allʼautore giovane – giovane come scrittore, non anagraficamente – si richiedono una sinossi, capitoli di esempio, altre pubblicazioni e poi tantissima pazienza (se non rispondiamo entro sei mesi, il manoscritto si ritiene rifiutato).
Agli eletti cosa si richiede? Nulla, credo. Basta forse una telefonata e in pochi minuti si attiva il meccanismo di produzione del libro.
E se fosse stato uno sconosciuto a pubblicare quei libri?
Provate a proporre a Mondadori Il bastone e il viagra: la seduzione da Mussolini a Berlusconi oppure una Storia della congiura dalle idi di Marzo a Renzi e vediamo che succede. A Rizzoli, invece, proponete Bella, ziʼ, un dialogo fra voi e una zia anziana mai conosciuta.
Nessuno vi pubblicherà mai quei libri. Ma cambiando lʼordine dei fattori, questa volta il risultato cambia, eccome. E magari a Natale 2016 qualcuno di questi libri inventati vedrà la luce, chissà.
Non possiamo combattere contro lʼeditoria degli eletti
Perché non abbiamo le armi adatte per farlo. Siamo autori sconosciuti che puntano sulla piccola editoria o sul self-publishing. Siamo autori che hanno bisogno di un blog da curare con costanza e di lettori da far affezionare.
Siamo autori che stanno facendo la gavetta, nella speranza di raccogliere i frutti un giorno non troppo lontano, magari prima della vecchiaia.
Siamo, credo, autori che hanno qualcosa da dire, che raccontano storie e non riciclano il passato condendolo con nuove salse né propongono al lettore il proprio albero genealogico.
A noi interessa scrivere storie, intrattenere i lettori con racconti che hanno sì qualcosa di noi, ma che provengono in massima parte dalla nostra creatività.
Lʼeditoria degli eletti non fa per noi, perché noi siamo autori che camminano al fianco dei lettori. Siamo quelli qualunque, che puoi incontrare in mezzo alla strada o al cinema e in pizzeria.
Kinsy
In questo post ti sento amareggiato… ma hai ragione. Il fatto è che è proprio l’editoria degli eletti che produce la più grande spazzatura che si trova nelle librerie. E poi ci si chiede come mai in Italia si legga sempre meno!
Daniele Imperi
No, non ero amareggiato, più che altro infastidito.
Grilloz
Tu hai un blog, pubblichi un post ogni giorno dal lunedì al giovedì, il giornalista insetto va in onda tutti i giorni su una rete pubblica. Tu nel tuo blog parli di blogging, di scrittura, di editoria, il giornalista intervista politici, imprenditori, personaggi pubblici. Tu scrivi un libro sul blogging che ti vine pubblicato da una casa editrice, in giornalista pubblica un libro giornalistico. Dov’è la differenza? Al di la di quelle che possano essere le nostre idee sul giornalista stesso, per quale ragione dovremmo pensare che sia arrivato lì come raccomandato e non dopo essersi fatto tutta la gavetta?
“esordì giovanissimo come collaboratore per la stampa locale abruzzese: a sedici anni era autore di articoli sportivi per la sede aquilana del quotidiano Il Tempo. Nel 1962, a diciott’anni, divenne cronista radiofonico alla Rai e nel 1968 conseguì la laurea in giurisprudenza (con una tesi sul diritto di cronaca) e si classificò al primo posto in un concorso nazionale per radiotelecronisti. Fu quindi assegnato alla redazione del Telegiornale unificato e poi, dal 1976, del Tg1 di cui diventò inviato speciale.”
Sempre tralasciando nomi.
Poi io il libro non lo compro perchè non mi interessa e, non leggendolo, non mi permetto di giudicarne il contenuto. Magari è davvero una schifezza come dite voli. Però questa scusa dell’esordiente che le case editrici (cattive) bubblicano solo schifezze di raccomandati mi lascia sempre un po’ perplesso.
Daniele Imperi
Vorresti che non c’è differenza fra me e il giornalista-insetto? Lo prendo come insulto
Nel suo caso credo ci sia stata anche una buona dose di ruffianamento. Quello che mi scoccia è la presenza del governo alla presentazione dei suoi libri. Questo lo trovo ridicolo e anche poco etico.
Grilloz
No dai, era per fare un esempio
Sulla presenza del governo sono d’accordo, ma come sai, stando all’estero queste performance me le perdo (che poi credo che qui facciano lo stesso, ma non guardando la televisione non te lo posso dire :P)
ombretta
Ho avuto la tessa riflessione qualche giorno fa dopo il tg….e sono giunta alla conclusione che non ci si può far nulla! Per gli editori è un affare sicuro pubblicare il lavoro di un giornalista-insetto, bellissima definizione e l’unica cosa che posso fare, nel mio piccolo, è NON comprare mai un loro libro.
Daniele Imperi
Tanto venderà un casino anche con il nostro boicotaggio
Chiara
Forse dovremmo dire che noi siamo autori, punto.
Noi siamo scrittori; loro no. Molti di quei personaggi, sul libro mettono solo la firma.
Altri provano a scrivere qualche battuta, magari. Ma il grosso è fatto dagli editor.
Qualche giorno fa, parlando del G.F., dicevo: “continuano a mandarlo in onda perché il popolino lo chiede e lo guarda”. Idem per la letteratura puramente commerciale. C’è gente che legge Fabrizio Corona: detto questo, detto tutto.
Daniele Imperi
Infatti c’è qualcuno che sospetta che quei libri sia stati scritti da altri. Sul GF hai ragione: è la massa che lo vuole e questo ti fa capire che popolo siamo diventati…
Chiara
Quando ai tempi ci fu la prima edizione (nel 2000) io avevo diciannove anni: devo ammettere che, essendo una novità, mi divertivo a guardarlo. Ai tempi era molto più morigerato e meno volgare di adesso… Ora penso che i miei detrattori potrebbero utilizzarlo come strumento di tortura, magari per punirmi riguardo al post di Gaspare.
Grilloz
Io all’epoca guardavo solo mai dire grande fratello
Chiara
Quello era fantastico! Ricordo ancora l’ottusangolo e “se entvo cinque minuti non mi dati sigavetti…”
gabriele
Francamente non ho niente contro questo tipo di editoria di per sé. La mia ostilità sorge quando l’editoria delle celebrità sostituisce l’editoria normale. I libri delle celebrità sono sempre esistiti e c’è sempre spazio, e da molti interesse, per sapere cosa pensano o come vivono le persone potenti e famose. Il problema sorge quando questo diventa l’unica cosa che gli editori sanno fare.
Ad esempio, qualche anno fa c’è stata un’esplosione di fantasy, portata da libri come Harry Potter e la serie di film de Il Signore degli Anelli, ma le case editrici italiane non hanno usato questo interesse per coltivare nuovi autori, bensì hanno pubblicato autori famosi stranieri e “personaggi”.
Il risultato è che si continuano ad importare autori di altri Paesi, con pochi vantaggi sia per le case editrici che gli autori nostrani.
Daniele Imperi
In quei casi citati nel post i grandi editori si sono sbattutti molto per arrivare a quelle promozioni, anzi non penso che ci sia stato grande sbattimento, bastavano il nome dell’editore e dell’autore per aprire le porte della TV.
Sul fantasy concordo: avrebbero potuto spingere il genere offrendo romanzi nostrani.
Poli72
Attenzione!
E’ vero che un editore ,quindi un’azienda che deve produrre utili,calcola che un personaggio gia’ noto al pubblico puo’ tirare la vendita.Qualche copia puo’ darsi che riescano a piazzarla grazie al nome , ma la spazzatura ,possiamo anche infilarla in una di quelle borse di carta patinata,ricche di grafica e charme che ci rifilano le boutiques piu’ alla moda ,ma sempre robaccia rimane.
Risultato !
A parte qualche opera ben scritta e veramente interessante ( vedi Agassi Andre’ tennista), il restante poi, dei vari autori calciatori-attori-leccapiedogiornalisti ,non mi pare faccia delle vendite da urlo.
Attenzione 2 !
Non sottovalutiamo il pubblico dei lettori.Sarebbe un gravissimo errore.Ci sono coloro che acquistano il libro dell’insetto di turno : vespa,ape o calabrone che sia,ci sono coloro che si dilettano con le memorie del calciatore miliardario o con la biografia della starlette del cinema , ma i lettori che ci piacerebbe avere sono questi?!? Gente che magari non ha mai letto una riga in vita propria ed acquista un libro con la vaga idea che, se e’ scritto da una persona famosa ,potra’, forse ,carpire qualche segreto per migliorare la propria esistenza.Naaa, i veri lettori sono di ben altra pasta.Cercano la qualita’.
Risultato 2 !
Al di la’ della spinta iniziale ,che potrebbe venire anche dal papa in persona,la discriminante fra successo o anonimato e’ sempre la qualita’.
Conclusioni !
Le case editrici sono perennemente a caccia dell ‘opera rivelazione del decennio , su questo possiamo andar tranquilli.Le case editrici ” sono tante milioni di milioni ….” come la famosa canzoncina e si azzuffano come polli in batteria .A loro interessa vendere ,che sia lo scritto di Pinco pallino e di Papa Francesco .Gli esempi sono oceanici : Camilleri,Baricco,Mavaldi,Saviano,Lilin,Simoni,Carrisi,Pennacchi,Benni,Ammaniti,
Corona(Mauro ,mi raccomando!),De Giovanni eccetera eccetera eccetera.Questi erano dei pinco pallini qualsiasi.Certo, in mezzo alle classifiche troviamo anche Volo e Angela. Volo ha fatto le iene , Angela sappiamo tutti di chi e’ figlio.Quindi se e’ vero che per emergere un autore e’ facilitato dalla propria fama in altri settori, alla fine i bestseller sono sempre libri di anonimi. Come mai?
Alcuni esempi :
Andy Weir (L’uomo di Marte) ad oggi 121 edizioni. Opera d’esordio,fra l’altro.
Anonimo programmatore di computer
Anthony Doerr (Tutta al luce che non vediamo) 86 edizioni ad oggi.
Il signor nessuno che vince il premio Pulizer.
………………………………………………………………….
George W. Bush ( Decision point) 32 edizioni.
Presidente degli USA per ben due mandati.Il suo nome nel campo di ricerca Google , nonostante sia uscito dalle scene nel 2009 ,sei anni fa’,genera ancora piu’ di 85 milioni di risultati.
Madonna (Sex) solo…. 5 edizioni.
Ha bisogno di presentazioni ?!?!
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Italia.
Donato Carrisi ( Il suggeritore) 51 edizioni.Esordio.
Chi era …….prima!?
Niccolo Ammaniti (io non ho paura) 72 edizioni ,esordio.
Un fuoricorso che abbandona gli studi e vince il premio strega.
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Vieri Christian (Chiamatemi bomber) 1 misera edizione,esordio.(ma poi l’ha davvero scritto lui.)
calciatore serie a ,imprenditore,milionario.
Vespa Bruno (……..come poteva mancare………) telegiornalista ,milionario,una presenza fissa ed inquietante nelle prime serate italiane da ormai 20 anni.Prolifico come King e Patterson ,ha pubblicato una pletora di libri. Nessuno di questi, mai giunto sopra le 3 edizioni pubblicate.
Grilloz
Infatti (a parte che Open è scritto da un premio Pulitzer)
Comunque non si può paragonare un libro giornalistico che è destinato per il suo contenuto stesso a durare un anno con un romanzo.
Poli72
Ehh….. vedi allora , che la regola e’ confermata. Se sei famoso e conosciuto non necessariamente sei anche uno che scrive belle opere.
Grilloz
Open è scritto da un giornalista famoso è conosciuto, e chi l’ha letto ha dettto che è un gran bel libro, poi sul fatto che un grande tennista possa essere anche un buono scrittore lo vedo più come un evento casuale
Daniele Imperi
Sui lettori concordo: io non voglio e non raccoglierò chi legge quella roba.
Bush sarà pure fuori dal 2009, ma è stato Bush e ha fatto parlare parecchio.
Il numero di edizioni poi non conta più di tanto. Un libri di Vespa magari ha una tiratura che Vieri si sogna.
Simona C.
La mia perplessità sta nel fatto che se già raccontano tutto in tv, cosa può aggiungere il libro?
Non sono convinta che i testi dei vip rubino spazio alla narrativa: anche se “saltano la fila” perché già famosi, hanno un pubblico diverso.
Daniele Imperi
Il testo giornalistico ha un pubblico diverso dalla narrativa, certo, ma a parità di testi giornalistici? Vince chi ha il nome più forte.
Grilloz
Vince forse nel periodo prenatalizio, quuando la gente deve fare il regalo all’ultimo minuto allo zio che vede una volta l’anno (che poi la maggior parte di questi libri resta a prender polvere), ma chi è interessato a testi giornalistici legge altro
Salvatore
Per fortuna il lettore più scegliere di non leggere.
Daniele Imperi
Almeno quello
Andrea Torti
Unica consolazione: credo che il numero di copie effettivamente lette, sul totale di quelle acquistate per convenienza, do ut des o piaggeria, sia molto molto basso.
Daniele Imperi
Dici? Tutto può essere, ovviamente.
Ulisse Di Bartolomei
Salve Daniele
il problema di base sta che gli editori “con i soldi” cercano di rimanerlo e quindi pubblicano autori che consentono di “fare soldi”. I giornalisti si prestano per i libri “panettoni”… Concordo con chi si perplime sugli scopi di un libro che ci racconta ciò che già sappiamo, sennonché questi non sono libri da leggere ma da mostrare sulla bacheca come delle porcellane pregiate. Comunque ieri sera ho controllato le mie vendite. Forse ricorderai che ho scritto un testo autobiografico sulle sette mistiche e ne ho fatto una versione in inglese. Ebbene di quello in (buon) italiano ne ho venduti pochissimi, mentre di quello in (penoso) inglese ne sto vendendo in crescendo. Inutile menzionare che lavorerò per tradurre nella lingua delle regina, tutti i miei testi…
Daniele Imperi
Ciao Ulisse, forse il tema delle sette si presta più all’estero che in Italia, o forse è solo questione di un pubblico più ampio. Trova però un traduttore.
silvia
Tutto ciò non mi stupisce più di tanto. Almeno quanto non mi stupisce il proliferare di cine-panettoni a discapito di film di valore. Credo che sia una spirale perversa che si avvita sulla volontà di un pubblico mediamente poco impegnato di impegnarsi poco e su quella dei grandi gruppi (di ogni genere) di allevare un pubblico “plasmabile” e poco esigente da un punto di vista qualitativo. E’ la cosa più redditizia e più semplice. E al grande pubblico va bene così.
Daniele Imperi
I cine-panettoni sono come il GF: accolgono il pubblico che meritano
Luciano Dal Pont
Ciao Daniele, sono d’accordo su tutto quanto esprimi nel tuo articolo, ma vorrei aggiungere che la mia ostilità si riversa più su quella enorme fetta di pubblico che poi corre in libreria a comperare il libro spazzatura dell’ultimo personaggio famoso di turno e poi snobba alla grande bellissimi libri scritti da autori sconosciuti o semi sconosciuti ma di grande talento che hanno pubblicato con una piccola casa editrice o in self publisging. Per assurdo assolvo di più le grosse case editrici che pubblicano immondizia, perché sanno che quell’immondizia costituisce un sicuro business, ma allora di chi è la colpa? La colpa è di si precipita sbavando a comprare quella roba.
Anch’io evito di fare nomi, anche perché ho pranzato da poco e non vorrei guastarmi la digestione, ma se ne potrebbero fare a decide.
Ora attendo con ansia l’autobiografia intima del mago Otelma
Daniele Imperi
Ciao Luciano, la colpa è dell’offerta e della richiesta, per me.
Luciano Dal Pont
Rispetto assolutamente la tua opinione, ma ribadisco che per me la colpa maggiore è del pubblico. Le grosse case editrici sono aziende che devono sottostare alle leggi del mercato se vogliono fare business, può essere bello o brutto, ma è così, è la realtà. Qualunque azienda di qualunque tipo cerca di dare ai propri clienti quello che i clienti stessi le chiedono, e le case editrici non fanno eccezione. Poniamo che un grosso editore faccia uscire in contemporanea un bel romanzo di un autore sconosciuto o quasi, e l’autobiografia del famoso calciatore di turno. A conti fatti, quel grosso editore vede che dopo qualche mese del bel romanzo ne sono state vendute 5000 copie (chiedo scusa per l’eccessivo ottimismo) mentre il grandissimo calciatore letterato ha venduto 2 milioni di copie della appassionante storia della sua sfolgorante vita. Quale sarà, secondo te, la prossima scelta commerciale di quella casa editrice? Investi sul vip facendo magari scrivere il libro da un ghost writer e avrai un ritorno sicuro, investi sull’autore talentuoso ma ancora privo di nome e andrai in perdita. Questa purtroppo è la situazione. A meno che quell’autore non si sia già fatto un certo nome e non abbia già realizzato delle buone vendite con il self publishing, cosa che allora lo potrebbe rendere appetibile. Ma questo temo sia un altro discorso.
Daniele Imperi
Sì, per richiesta intendevo il pubblico
Grilloz
Però scusa, Mondadori nella sola collana SIS pubblica 52 romanzi all’anno fra i quali diversi italiani e pure qualche esordiente, dire che pubblicano solo libri di calciatori perchè vendono di più mi pare un pochino miope. Tra i (sparo una cifra a caso) 500 libri pubblicati da Mondadori in un anno quanti sono le vite dei calciatori? 2? 3? E sui numeri del libro del calciatore non sarei così ottimista, credo che invece puntino con quei libri su segmenti di mercato diversi, il lettore abituale compra altro, ma magari il non lettore cronico compra quel libro perchè fan del personaggio di turno. Non toglie nulla all’autore bravo quel libro.
Ulisse Di Bartolomei
Un libro di narrativa è sempre un viaggio onirico e si spera di farlo accanto a qualcuno, che dentro quel sogno vi ha vinto nella realtà. Un libro che descrive la vita dei “VIP”, avrà sempre una diversa attrattiva da uno “bello”, ma che racconta un immaginario ordinario… Quello che può irritare è un libro scritto dal “VIP” che racconta storie di “VIP”, pubblicato da editori “VIP”… spero di non aver annoiato…
Tenar
L’editoria è un’industria, produce prodotti che devono vendere. Da sempre i vip vendono, quindi si producono libri dei o sui vip.
I problemi dell’editoria italiana sono tanti, variegati e difficili da analizzare in meno di 1000 pagine, ma la presenza di libri dei o sui vip mi disturba fino a un certo punto. Vendono? Ok, ovvio che li stampino. A me interessano? No, quindi non li compro. Il libreria c’è ancora anche tanto d’altro.
Tra tutti i mali dell’editoria italiana la corsa al vip da pubblicare è quello che meno mi disturba. All’estero non mi sembra che sia meglio. E se sparissero gli editori, politici, sportivi e compari si autopubblicherebbero comunque con ottimi risultati. Che ci piaccia o no è una questione di domanda e di offerta. Poi tra mille vip che scribacchiano o fanno scribacchiare c’è anche qualcuno che salta su con un’opera che vale. Un noto politico romano, ad esempio, scrisse per pura propaganda e autodifesa un tale De bello gallico…
Grilloz
Già, mi è pure toccato tradurlo
Ulisse Di Bartolomei
Caspita… un esempio senza tema di smentita! Però spietato nei confronti dei politici odierni. Quello la gloria se la conquistò nella mischia, prendendole e dandole… I nostri al massimo pubblicano o ne sono pubblicare sequele asfissianti di “potevo fare questo, se quello non me lo impediva”… altri tempi…
Grazia Gironella
Quello dell’editoria è un sistema imperfetto e spesso bacato, ma non mi fa schifo. Lascio che siano loro a ignorarmi; io, di mio, volentieri salirei sulla loro barca. Resto e resterei comunque un autrice qualunque, anzi, unica e qualunque, come siamo tutti.
Daniele Imperi
Neanche a me fa schifo, fanno solo schifo certi privilegi.
Ivana Daccò
Dibattito interessante, diffiicile non trovarsi concordi con aspetti condivisibili di ogni opinione, come avviene sempre per i problemi complessi. Una sola cosa mi colpisce. Mi pare che ci sia un aspetto su cui tutti concordano. C’è un esteso consenso sul fatto che,un editore è un imprenditore, e in conseguenza deve fare fatturato.
Su questo non concordo: Un editore non è qualcuno che, con la sua attività, deve fare utili. Un editore deve fare libri, e solo quale mezzo per realizzare questo obiettivo deve fare utili. Per restare sul mercato e continuare a fare libri. Altrimenti non si capirebbe perché mai non scelga di produrre e vendere formaggio oggi e calzini domani, se quei prodotti vendono meglio e l’obiettivo è l’utile.
Un editore si qualifica per mezzo dei libri che produce. E, in economia, per quanto scienza poco esatta, è l’offerta che crea la domanda e non viceversa.
Non è dunque colpa del pubblico. Vero, c’è un pubblico che, in ogni caso, non comprerebbe La recherche, diciamo pure che non la protrebbe leggere e apprezzare (e tralasciamo tutte le domande che questo comporta). Prendiamolo come fatto.. Ma quel pubblico comprerebbe buoni romanzi, ben scritti, e ben lanciati, come lo sono i libri dei V.I.P., magari non letteratura eccelsa, ma anche sì. Un tempo, le nostre nonne, illetterate, due classi di scuola elementare, che non leggevano Proust, leggevano Cronin, piangevano su Il romanzo di un giovane povero, e si immergevano ne I tre moschiettieri; Liala e Carolina Invernizio scrivevano bene, mentre i prodotti delle attuali collezioni Armony sono indegni. Se uno fa l’editore, ha la respinsabilità della domanda e della qualità che crea. Così come se uno fa televisione e fa G.F.
Non è il pubblico che lo vuole. Il pubblico viene educato a volerlo. E non tutti hanno i mezzi per evitare il pressing.
Daniele Imperi
Anche secondo me è l’offerta a creare la domanda. Se proponi certi libri e vedi che la massa li gradisce, allora continui. Stesso discorso sui reality.
Ora mi hai dato lo stimolo per scrivere un post sulla domanda e l’offerta in editoria che avevo in programma
Ulisse Di Bartolomei
Salve Daniele
Questo mi suggerisce, che in fondo l’autopubblicazione rende giustizia in un contesto dove le leggi del mercato comportano delle distorsioni (se viste da quello che ci rimette…). D’altra parte un investimento di centinaia di migliaia di euro, come è quello dei grandi editori, non può essere lasciato a tentativi promozionali. Ghe n’e minga… dicono gli ex galli cisalpini…
Ulisse Di Bartolomei
Temo che qui la faccenda sia ancora più intricata! Un editore “idealista” può pure investire in libri “validi” ma di incerta commerciabilità, però gli esempi storici raccontano di editori che facevano soldi con libri facili per poi dedicare un piccolo capitale di rischio per promuovere “l’autore sconosciuta ma promettente”. Tranne poche eccezioni erano testi ideologici o sociologici fortemente denotati, che venivano graditi dai militanti di quell’idea a a fatica recuperavano i costi.
La realtà è che un (piccolo) editore che investe e sbaglia, ha chiuso con la carriera… Ho raccolto testimoniante da editori o aspiranti tali, ebrei, marxisti, cattolici ecc… e la solfa era medesima.
Bruno Vartuli my website my life as foreigner in 1950
Daniele; Non mi la sento far silenzio su questo argomento, e’ stato sempre cosi’, non solo nella scrittura, di un modo or di unaltro su tutti l’altre cose.Per esempio; the big supermarket centralization worldwide? The small and medium business is squizzed out. In quanto l’editore di nomina, secondo il mio punto di vista, sono la’ parte del bottone. Il loro lavoro e’ d’ imbellire il libro attirare il pubblico a comprarlo. Per il mio libro, title; My life as foreigner in 1950 just published, mi e stato detto con un risolino mortizzato: You have to be famous to do that! Visto e considerato che la storia non e’ la prima cosa. Per me che ho solo una educazione elementare scrivere la mia esperienza di vita in paese forestiero non e’ spazzatura. In quanto l’editoria professionale non mi ne frego niente. What you see is what you get.
Daniele Imperi
Le biografie sono pubblicate solo se sei famoso, è normale. A meno che non scrivi un biografia che possa davvero interessare il grande pubblico.
PS: ho rimosso la url che hai messo nel campo “Sito”, come ti ho scritto varie volte, perché genera una pagina di errore, visto che è incompleta.
Nuccio
Non ho mai comprato un libro che fosse di insetti o di blatte. Ho spiluccato in libreria deducendo che ha uno staff di collaboratori che gli consentono di pubblicare a quel ritmo. Altro non so. Due giorni fa ho comprato un libro di Wilkie Collins “Una donna in bianco”. Preferibile!
Daniele Imperi
Molti pensano che abbia uno staff. Qualsiasi romanzo penso poi sia meglio dei suoi libri
Non Cogito, Ego Sum
Però penso esista un’alternativa all’essere famosi. Prendiamo un tizio che per svariate ragioni disponga di un bel po’ di danaro, tipo che ne so: uno che ha avuto un’eredità, un imprenditore di successo etc. Penso che costoro non farebbero gran fatica (economica, s’intende) a investire anche cifre a quattro zeri per la promozione del loro romanzo, sfruttando massicce campagne promozionali su social network, trailer da proiettare al cinema o in tv e via dicendo. Penso che già con 50.000€ si potrebbe fare qualcosa di decente per farsi notare dal Mondadori di turno, o addirittura per autopromuoversi con discreto successo, magari demandando il tutto a un esperto di marketing, FIDATO ovviamente.
Sarebbe interessante approfondire l’argomento.
Daniele Imperi
Se hai parecchi soldi da spendere, allora la strada per farti notare è più facile. Devi però tenere conto che i soldi spesi devono ritornarti in vendite del libro: altrimenti avrai speso 50.000 euro per guadagnarne 1000…
Non Cogito, Ego Sum
Per questo bisognerebbe trovare esperti di marketing che ti supportino e ti dicano quanto è fattibile il progetto, ma incappare in qualche imbecille che ti spilla soldi senza produrre risultati è molto facile.
Daniele Imperi
Di falsi esperti di marketing il web è pieno. Devi spendere un po’ di tempo per trovare quelli giusti.
Amanda Melling
Qualcuno dice che la pubblicità è morta. Io credo che sia vero. Infatti oggi funziona il cavallo di Troia, fingere di dare un servizio disinteressato, oppure trovare un modo subliminale di entrare nel cervello della gente. Più che soldi servono idee.
Non Cogito, Ego Sum
Sarebbe bello trovare sotto l’albero una buona idea e molti soldi per realizzarla…ma forse con MOLTI soldi puoi anche comprarti chi genera buona idee in tua vece