Il 13 novembre scorso si è festeggiato il 160° anniversario della nascita dello scrittore, nato nel 1850. Il romanziere scozzese, il cui nome completo è Robert Lewis (più tardi cambiato in Louis) Balfour Stevenson, scrisse anche poesie, saggi e libri di viaggio, di cui ho recentemente acquistato Gli accampati di Silverado e Appunti di viaggio in Francia e Svizzera.
È senz’altro più conosciuto per gli splendidi romanzi L’isola del tesoro, Lo strano caso del Dottor Jekyll e del Signor Hyde, Il Signore di Ballantrae e Rapito. Ma furono apprezzate molto anche le sue poesie. Stevenson morì all’età di 44 anni, probabilmente di emorragia cerebrale.
In rete è pieno di articoli sul 160° anniversario della nascita dello scrittore, ma ogni notizia, quando non è un copia-incolla del testo pubblicato da Wikipedia, è incentrata sul logo che Google ha dedicato all’evento. Ma uno scrittore come Stevenson non può essere limitato a un disegno celebrativo.
In vita ha pubblicato numerose opere, occupandosi di racconti, romanzi, saggi, storie di viaggi, drammi, biografie e componendo e suonando perfino musica per lo zufolo, per un totale di 39 pubblicazioni, di cui sette postume, iniziando all’età di 28 anni con An Inland Voyage del 1878.
Sulla sua lapide volle far incidere una sua poesia, che recita:
Requiem
Under the wide and starry sky,
Dig the grave and let me lie.
Glad did I live and gladly die,
And I laid me down with a will.
This be the verse you grave for me:
Here he lies where he longed to be;
Home is the sailor, home from sea,
And the hunter home from the hill.