Intervista a J.F. Englert

JF EnglertJonathan F. Englert ha concesso, per il pubblico italiano, un’intervista al blog Libri da leggere.

Lo scrittore di Manhattan ha creato la serie di gialli che vede come protagonista Randolph, un cane senziente che ha la passione per Dante e ama risolvere misteri.

I libri finora pubblicati in Italia sono Elementare, Randolph (A Dog About Town) e Randolph, un cane molto diplomatico (A Dog Among Diplomats), anche se presto uscirà il terzo volume della serie, A Dog At Sea.

Daniele Imperi – Come costruisci le tue storie? Dedichi molto tempo alla progettazione del romanzo?

J.F. Englert – Bella domanda, davvero. Il processo di creazione delle storie di Randolph è un po’ misterioso. E’ tutto basato intorno alla voce e al personaggio di Randolph. Infatti Randolph sembrò come accendersi un bel giorno– io cominciai a scrivere e molto velocemente mi ritrovai ad avere cinque pagine con Randolph che parlava… Apparentemente questo cane aveva una storia da raccontare e io ero quello prescelto per narrarla. Io sono anche quello lasciato a scrivere 1000 parole al giorno finché è finita.

DI – Perché l’idea di un cane detective?

JFE – Dopo aver scritto le prime cinque pagine di ciò che sarebbe diventato A Dog About Town, compresi di avere il cuore di un mistero. Il mistero non è mai essenziale per questi libri, secondo me, ma allo stesso tempo era necessario che qualcosa mettesse in piedi il nostro tozzo Labrador così che potesse fare un po’ di esercizio ed avere una scusa per parlare della collocazione di un cane nel recinto e nell’universo.

DI – Quanto c’è del reale Randolph in Randolph detective e quanto di Englert in Harry?

JFE – Penso che tu ti stia riferendo al mio cane R. Englert. Bene, R. Englert arrivò a New York dall’Australia e mi introdusse nello strano mondo di cane e padrone nella mia nativa città di Manhattan. Ciò mi aprì gli occhi e qualcosa che ho imparato trovò la sua strada nei libri di Randolph. Ma R. Englert è una femmina e sono anche consapevole che non legge Dante –sebbene mi sia convinto che per la maggior parte del tempo pensi intensamente. Passando a J.F. Englert in Harry –nel bene e nel male, non penso che noi condividiamo molto, alla fine, eccetto il nostro amore per il cibo cinese da asporto.

DI – La storia di Harry e Imogen e la storia degli omicidi: una storia nella storia. I tuoi gialli sembrano andare oltre il giallo, ma senza togliere nulla al giallo stesso. Continuerai su questa strada?

JFE – Sì. Come ho detto nella mia risposta alla seconda domanda, l’elemento mistero di questi libri è in alcuni modi una riflessione, ma ancora importante perché- come qualcosa che non vogliamo fare in questa vita- costringe Randolph fuori da se stesso e in mondi oltre l’angolo comodo del suo soggiorno. Vorrei anche dire che non mi vedo affatto come uno scrittore del mistero, ma come uno scrittore che è felice di trattare generi al servizio della scrittura, del personaggio e della storia.

DI – A quali giallisti ti sei ispirato?

JFE – I grandi, specialmente Poe, Doyle e Christie.

DI – A cosa pensi sia dovuto il successo di Randolph? All’amore per gli animali o alla novità editoriale?

JFE – Spero che sia per entrambi, come per molte altre cose nascoste fra le pagine e che vengono fuori dall’ozioso e amorevole Labrador di cui sembra non possa liberarmi. Spero che il lettore si senta benvenuto ad esplorare il mondo che Randolph ha creato e a scoprirvi molto.

DI – Perché la scelta di scrivere in prima persona? I gialli sono una sorta di diario personale di Randolph?

JFE – La prima persona è l’inevitabile conseguenza di questi libri, essendo dettati da un cane molto risoluto. Mi piace che hai usato la parola diario, perché in un certo senso i libri sono un diario in corso.

DI – E’ stato difficile immedesimarti in Randolph?

JFE – Non molto. Noi condividiamo alcune caratteristiche particolari come la convinzione che l’elitarismo sia necessario nelle arti e nella letteratura, ma non necessita per forza di essere snob. Condividiamo anche il bisogno di esercizio e il profondo apprezzamento (con Harry) per il cibo cinese da asporto.

DI – I tuoi personaggi sono completamente inventati o qualcuno è ispirato a persone che conosci?

JFE – Il mio avvocato mi ha detto di non rispondere a questa domanda in questo modo: “completamente inventati”. Fortunatamente è quasi la verità.

DI – A Dod About Town come titolo sulla locandina di un film: un sogno che ti piacerebbe si potesse avverare?

JFE – Siamo in trattativa proprio ora sullo sviluppo di A Dog About Town in un film. Posso dire questo: non muoverà la bocca né parlerà.