Come strutturare la trama

Come strutturare la trama

Quando ripenso al mio famoso romanzo fantasy, K. – che ogni tanto ritiro fuori dal limbo – mi dico che sto facendo un buon lavoro per scrivere la sua trama. Certo, poi sarebbe bello anche scrivere quel romanzo, non solo riassumerlo. Però la trama è ben fatta, il romanzo è diviso in tre parti, ma non farò la pazzia di stabilire a priori i capitoli.

Come ho strutturato quella trama? Io ho seguito alcuni passi, che ora elenco. Purtroppo mi manca di scrivere la fine, anche se l’ho appena accennata, ma ho abbandonato quel lavoro per scrivere la storia per il self-publishing.

La trama parte da una serie di domande

E prima ancora da un’idea, ovviamente. Io avevo l’idea per questa storia – ne ho accennato quando ho parlato dei vecchi manoscritti: due racconti bonsai che un lettore mi consigliò di sviluppare in una storia di “più ampio respiro” – la storia di un luogo e delle sue genti.

Ho così iniziato a prendere appunti, a pensare ai personaggi e allo sfondo storico-geografico in cui ambientarla. L’idea era pronta, ora restavano le domande. Ma che domande fare?

Chi ha letto il mio primo post sulla trama sa che ho parlato dei Promessi sposi, a proposito delle domande da porsi. In quell’articolo faccio l’esempio delle probabili domande che Manzoni si è posto per scrivere quel romanzo. Che magari Manzoni neanche se l’è poste, certo, ma poniamo che sia andata così.

Secondo me con le domande possiamo risolvere molto, perché ci guidano attraverso la storia, anzi la scrivono. Una domanda vuole una risposta e quindi ci pone di fronte a una scelta. In base alla nostra scelta, ecco che la storia può prendere pieghe diverse e inaspettate.

Dalle domande alla scaletta

Io uso una scaletta anche nei post, ma qualche volta negli articoli nasce mentre scrivo, non è decisa a priori. In un romanzo, però, a me è molto utile. La uso anche per i racconti brevi. La scaletta è una guida, traccia delle linee di pensiero da seguire.

Ma non deve essere seguita in modo maniacale. La storia può cambiare, lo sappiamo tutti. Nel mio caso, per semplicità, in K. ho creato una scaletta lineare, quindi anche la trama è lineare, all’intreccio penserò poi.

Questi elencati fin qui sono aspetti tecnici, se vogliamo chiamarli così, per sviluppare una trama. Ma secondo me serve altro, perché una trama deve farci capire anche se la storia potrà funzionare.

Il desiderio del protagonista

Non può esistere una storia senza che il nostro protagonista desideri qualcosa. Anche il solito eroe involontario che salva il mondo ha un desiderio. Desidero qui è inteso come sogno, speranza, ma anche come volontà di raggiungere un traguardo.

In K. il mio personaggio ne ha uno iniziale, che poi cambierà, ma è quel desiderio iniziale che darà vita alla storia. Il desiderio non deve per forza restare quello. Ma è fondamentale per mettere un personaggio di fronte a una scelta.

Leggendo la trama del vostro romanzo, c’è quel desiderio? È evidente nella storia? Dà il via alla storia?

Il cambiamento del protagonista

Sì, il mio protagonista in K. cambierà. Per ora non so se amerà quel cambiamento, ma ci sarà e sarà totale. Proprio come è giusto che sia, secondo me. Anche questa metamorfosi da Protagonista iniziale a Protagonista finale è necessaria alla funzionalità della storia.

Ne determina la fine, potremmo dire. Anzi è proprio così. Se non sappiamo come concludere il nostro romanzo, il cambiamento del protagonista ci viene in aiuto. Dove vogliamo che arrivi? Come vogliamo che cambi il suo modo di pensare e agire? In cosa deve trasformarsi?

La risposta a quelle domande sarà la fine della nostra storia.

Controllare se nella nostra trama abbiamo considerato questa trasformazione del protagonista ci farà capire se abbiamo creato una buona storia.

Adesso non ci resta che scriverla, anche se io preferisco prima pensare a come sarà strutturata anche la storia, come suddividerò i capitoli, se avranno anche un titolo, una citazione all’inizio, ecc.

Voi come strutturate le vostre trame? Buttate giù qualche riga e poi via a scrivere?

48 Commenti

  1. Fabio Amadei
    lunedì, 22 Settembre 2014 alle 6:39 Rispondi

    Per quanto mi riguarda, devo avere in mente la storia, come inizia e come finisce. Deve essere chiara, altrimenti non riesco a scriverla.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 22 Settembre 2014 alle 7:42 Rispondi

      Credo sia molto importante questo, avere un’idea chiara della storia, tutto ciò che sta in mezzo si può creare anche in fase di stesura.

      • Nordlys
        lunedì, 27 Ottobre 2014 alle 22:43 Rispondi

        Non so, le storie che ho portato a termine le ho sempre avute chiare in testa fin dall’inizio.
        Ho sempre lavorato con la scaletta, ma ad ogni modo, anche prima di scriverla, quando mi è venuta la storia in mente, sapevo già tutto, come un film mandato avanti a velocità.

    • Salvatore
      lunedì, 22 Settembre 2014 alle 9:20 Rispondi

      Io scrivo, ma poi mi areno. Conoscere la storia nei dettagli è molto importante. Me ne rendo conto ogni giorno di più. Anzi, ogni volta che mi areno, cioè sempre!

      • Daniele Imperi
        lunedì, 22 Settembre 2014 alle 12:42 Rispondi

        Però una scaletta troppo rigida a me ha dato problemi qualche volta.

    • Carlo
      lunedì, 22 Settembre 2014 alle 9:53 Rispondi

      Idem per me… se non riesco ad avere chiare le idee, fatico molto a strutturare una trama decente, che fili liscia senza intoppi o peggio blocchi dello scrittore.

  2. Fabio Amadei
    lunedì, 22 Settembre 2014 alle 6:58 Rispondi

    Amo scrivere racconti brevi e suddividere la storia in capitoli non si pone. Credo che nel romanzo sia importante, altrimenti si rischia la monotonia e l’appiattimento. Qualche “professorone” della scrittura mette enfasi su climax e anticlimax per creare la giusta tensione nella storia. Credo che aiuti a non far addormentare il lettore…

    • Daniele Imperi
      lunedì, 22 Settembre 2014 alle 7:43 Rispondi

      Il rischio di annoiare il lettore, ecco perché secondo me bisogna scrivere una trama: per capire se la storia in alcuni punti corre questo rischio.

      • Chiara
        lunedì, 22 Settembre 2014 alle 9:27 Rispondi

        Io credo che il rischio di annoiare il lettore non sia tanto nella trama in sé ma nel modo in cui si decide di gestirla e affrontarla. Qualunque storia può essere potenziata e migliorata :)

        • Daniele Imperi
          lunedì, 22 Settembre 2014 alle 12:43 Rispondi

          Sì, vero, non dipende solo dalla trama una buona riuscita della storia.

  3. Salvatore
    lunedì, 22 Settembre 2014 alle 9:19 Rispondi

    Una cosa che non so proprio fare è la scaletta. Finora ho sempre scritto di getto, partendo da un’idea e da un ragionamento puramente mentale teso a sviluppare l’idea. Invece, mi scontro continuamente con l’esigenza di avercela una scaletta. Non solo, ma che sia anche molto dettagliata. A questo punto ho deciso di mettermi di buzzo buono e svilupparne una, ma non so da dove cominciare. Quindi sollecito la stesura di un post molto tecnico su: “Come realizzare una scaletta dettagliata”. Grazie. :)

  4. Chiara
    lunedì, 22 Settembre 2014 alle 9:26 Rispondi

    Prima di iniziare a scrivere, ho definito gli snodi principali della trama senza ancora pensare ad una suddivisione in scene e in capitoli. Man mano che procedo nella scrittura, progetto come arrivare dall’uno all’altro. Questo per due motivi:
    – Mi conosco bene e so che riassumere a priori ogni singolo snodo della trama sarebbe stato un lavoro inutile. Sono fondamentalmente anarchica
    – Essendo ancora una pivella, concentrarmi su frammenti narrativi singoli e poi aggregarli fra loro mi aiuta a non perdermi in una mole di materiale che poi sarebbe difficile da gestire.
    Al momento sto trattando ogni singolo filone narrativo come fosse un racconto a sé stante. Poi integrerò il tutto. Da quando ho iniziato a fare così mi sono accorta che procedo più velocemente e con maggior sicurezza. Ci sarà molto da sistemare in sede di revisione, ma va bene così.
    Con la documentazione procedo nello stesso modo: un po’ per volta.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 22 Settembre 2014 alle 12:45 Rispondi

      Anche per me diventa inutile descrivere ogni dettaglio. Ma soprattutto rischi di non iniziare mai a scrivere la storia.

      Filone narrativo?

      • Chiara
        lunedì, 22 Settembre 2014 alle 13:40 Rispondi

        Mi sono inventata una parola che non esiste? Chiedo scusa! Volevo solo dire che, avendo più trame che si sfiorano, le sto affrontando singolarmente…

  5. LiveALive
    lunedì, 22 Settembre 2014 alle 9:53 Rispondi

    Si dice che alla fin fine ogni trama sia: X vuole qualcosa, ma qualcos’altro glielo impedisce. Forse è vero. É anche vero che una trama logica è semplicemente: determinate la situazione iniziale, e lasciare che si susseguano cause ed effetti finché non finisce. Come dice Eco, infatti, l’autore è vincolato alle sue scelte iniziali.

    Eppure io non ho mai sento l’esigenza di questa trama, nella lettura. Ho già detto più volte che la storia in sé è l’ultima cosa a cui mi interesso. Non serve prendere libri sperimentali come il Notturno o l’Ulysses… Prendiamo Stoner, di John Williams, per esempio. La sua trama è niente, è la storia più banale che si possa immaginare… Eppure è un libro di una potenza impareggiata, e questo grazie alla gestione delle sue scene, e alla scelta dei giusti particolari.
    Si porta sempre l’esempio del Gruppo 63, che scriveva testi praticamente privi di trama, e di Calvino ed Eco che, invece, hanno continuato a creare trame. Calvino infatti lo si legge ancora, il gruppo 63…
    Ma secondo me è un trucco mentale, tale esempio. È vero che la maggior parte della gente legge i libro per le loro storie, lo riconosco… Ma non è così semplice. In fondo, vogliamo chiamarla trama quella delle cinquanta sfumature? XD
    Ecco, più che di una trama, io ho bisogno di una struttura. Di una serie di idee logicamente disposte, senza necessità che si combinino in una unica storia.

    Detto questo, Daniele, tu hai letto Stoner, di John Williams?
    Devi leggerlo assolutamente, quel libro è un miracolo. Lo posso definire senza problemi uno dei migliori libri di tutti i tempi, e John Williams è all’altezza di McCarthy.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 22 Settembre 2014 alle 12:54 Rispondi

      Mai sentito questo Gruppo 63…

      E mai letto, né leggerò, le sfumature di qualsivoglia colore :)

      No, non ho letto Stoner.

      • LiveALive
        lunedì, 22 Settembre 2014 alle 20:30 Rispondi

        Stoner: Daniele, ti prego, devi leggerlo. Un libro come quello ne esce si e no uno ogni 50 anni.

  6. animadicarta
    lunedì, 22 Settembre 2014 alle 10:32 Rispondi

    Il mio metodo è un compromesso tra la pianificazione puntigliosa e l’anarchia totale. Parto a scrivere con un’idea e solo dopo qualche capitolo comincio a definire a grandi linee cosa dovrà accadere. Credo che mi annoierei da morire conoscendo già ogni svolta :)
    Oltre ai punti che hai elencato per costruire una trama, c’è una cosa che non andrebbe sottovalutata: la motivazione del personaggio a conseguire l’obiettivo. Cioè perché per lui è importante realizzare il desiderio o risolvere il problema.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 22 Settembre 2014 alle 12:56 Rispondi

      Il compromesso, in quel senso, è una strada giusta per me.

      Giusto: la motivazione. Ma secondo me non c’è proprio storia se il desiderio del protagonista è di poco conto. Esempio: Tizio vuole andare al concerto e alla fine ci riesce. Anche in questo caso può nascerne una storia, se Tizio è adolescente e per farlo scappa di casa, ecc.

  7. wawos
    lunedì, 22 Settembre 2014 alle 10:50 Rispondi

    Nella mia prima storia lunga, attualmente in lavorazione, ho già l’ossatura chiara e decisa (seguendo gli schemi classici dell’inizio, sviluppo e conclusione) e ho tracciato sul taccuino la rete dei personaggi (per non perdermi). Devo lavorare con la fantasia per raggiungere gli obiettivi prefissati della trama.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 22 Settembre 2014 alle 12:57 Rispondi

      Nella mia storia devo iniziare a mettere su carta le relazioni dei vari capitoli, altrimenti non finisco più.

  8. Alessandro
    lunedì, 22 Settembre 2014 alle 11:19 Rispondi

    Un metodo tutto mio non l’ho ancora trovato. Diciamo che preparare troppo la trama a priori mi toglie l’entusiasmo dello scrivere.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 22 Settembre 2014 alle 12:58 Rispondi

      Mi è capitato in un racconto di perdere l’entusiasmo perché stavo seguendo una scaletta ferrea.

  9. Monia Papa
    lunedì, 22 Settembre 2014 alle 12:14 Rispondi

    Mi piace molto l’idea di strutturare la trama con una serie di domande.

    Il bello di Penna è anche in questo: indipendentemente dai destini dei libri in incubatrice del suo autore questo blog è in grado di fornire spunti interessanti non solo a chi è più lontano dal diventare scrittore ma anche a chi, magari, vi è più vicino.

    Non sono del tutto d’accordo con il fatto che il protagonista debba necessariamente cambiare. Non sempre nella realtà succede. E la vita imita l’arte, si sa. ;)

    • Daniele Imperi
      lunedì, 22 Settembre 2014 alle 13:00 Rispondi

      Nella vita succede di tutto, è vero, ma non tutto ciò che succede vale la pena di essere raccontato.

      Puoi farmi un esempio di storia in cui il protagonista non è cambiato?

      • Lisa Agosti
        lunedì, 22 Settembre 2014 alle 18:45 Rispondi

        Ho partecipato a un corso chiamato “Plotting your story line”, l’insegnante ha fatto un elenco di nove problemi che si possono incontrare nella stesura della trama e che ne significherebbero il fallimento. Il primo punto era: Il protagonista alla fine è lo stesso che era all’inizio. Quindi l’eroe deve cambiare, come dice Daniele. C’è anche un’alternativa, come dice Monia: che il punto stesso della storia sia dimostrare l’impossibilità, nonostante le varie peripezie del romanzo, di far sì che l’eroe impari la lezione e cambi. Questa tecnica narrativa ha un nome tecnico, non ricordo ora, qualcosa tipo “rassegnazione esistenziale”, ne avete sentito parlare?

        • Daniele Imperi
          lunedì, 22 Settembre 2014 alle 19:26 Rispondi

          Interessante questi 9 punti. Perché non ci scrivi un articolo?

          Come la metti sul non cambiamento del personaggio ha senso. Ma non ne avevo sentito parlare.

          • Lisa Agosti
            martedì, 23 Settembre 2014 alle 18:21 Rispondi

            L’articolo in questione è in cantiere, ciò che mi frena è che l’insegnante prendeva spunto da un manuale di scrittura creativa di John Gardner “The art of fiction” che a detta sua è noiosissimo e difficoltoso, ma ottimo per scrittori che hanno già una certa esperienza. Penso che lo leggerò per vedere se l’idea dei nove punti è di Gardner e se approfondisce il tema della trama. Qualcuno di voi l’ha letto?

        • LiveALive
          lunedì, 22 Settembre 2014 alle 20:32 Rispondi

          Ricordiamo però che i corsi sono anzitutto un qualcosa di dedicato agli inesperti, e che ha lo scopo di ridurre gli errori più comuni. Si spera però che poi lo scrittore, facendo esperienza,vada un po’ oltre: infatti la narrativa è un sistema, e ogni libro può creare un sistema coerente con le sue regole, regole che in un altro sistema sarebbero invece errori. Anche l’evoluzione del personaggio, appunto, non è cosa obbligata, se si scrive una trama dove il suo non cambiare ha un senso.

        • Nani
          martedì, 23 Settembre 2014 alle 13:22 Rispondi

          Leggi il piacere di D’Annunzio e capisci al volo di cosa si tratta. : )

  10. Seo-Pigro
    lunedì, 22 Settembre 2014 alle 12:40 Rispondi

    Io personalmente parto sempre dalla fine.
    Da anni ormai mi diverto con gli amici di sempre in serate dedicate solo a noi e ai giochi di ruolo. Nello specifico ci piacciono da morire i racconti di H.P. Lovecraft e fin dall’inizio il narratore delle vicende sono io, quindi sono quello che prepara storia e terreno per tutti.

    Non sono uno scrittore professionista eh, ma questa cosa del gdr mi ha insegnato che nello scrivere un racconto, lungo o breve che sia, l’importante è avere bene a mente il finale.

    Fissando bene l’obiettivo da raggiungere e avendo a disposizione un minimo di background dei vari protagonisti mi rimane molto più semplice lasciare andare le dita sulla tastiera e preparare linee guida, co-protagonisti, antagonisti, eventi e tutto quello che deve succedere.
    Se vuoi che una storia finisca ad un certo modo, la strada giusta e coerente per farlo la trovi.

    Il cambiamento del personaggio è una buona variabile e aggiunge non poche alternative allo sviluppo della trama, ma quoto il commento di Monia a proposito :)

    • Daniele Imperi
      lunedì, 22 Settembre 2014 alle 13:01 Rispondi

      Sì, anche secondo me bisogna avere la fine chiara in mente.

      Anche tu puoi fare esempi di storie senza cambiamenti del protagonista?

      • Seo-Pigro
        lunedì, 22 Settembre 2014 alle 13:22 Rispondi

        Così di botto, per una mia fissa personale, te ne propongo una bella e famosa, (anche se più di una storia è u vero romanzo).

        Ti propongo anche di dare uno sguardo a quello che è il vero protagonista, e che non cambia mai durante tutto il tempo.

        Parliamo del Signore degli anelli.
        Il protagonista letterario è ovviamente Frodo, e lui per ovvie ragioni il suo comportamento deve cambiarlo.
        il vero eroe della storia però, quello a cui tutto sarà dovuto (e quindi per il me il protagonista) non è Frodo, ma Sam (Samvise Gamgee) il suo giardiniere.

        E’ vero, Frodo porta l’anello, Frodo sarebbe destinato a sacrificarsi per il bene di tutti…ma Frodo non vince e convince da solo.
        Il vero protagonista è i piccolo Sam, che guida imperterrito il suo “padrone”, lo salva, lo cura, lo accudisce, lo consiglia e lo sprona per tutto il romanzo fino alla fine.

        Senza Sam, Frodo è perso.
        Questo di fatto gli da il titolo di protagonista e di quello che non cambia. ;)

        • Daniele Imperi
          lunedì, 22 Settembre 2014 alle 17:07 Rispondi

          Sei sicuro che non cambia Sam? Mi pare di ricordarlo timido, timoroso anche, mentre via via acquisisce più coraggio e determinazione. Ma ho letto il romanzo quasi 20 anni fa…

          • Seo-Pigro
            lunedì, 22 Settembre 2014 alle 19:00 Rispondi

            Beh, per me non sono 20 ma insomma…me lo rileggo tutto? XD

          • LiveALive
            lunedì, 22 Settembre 2014 alle 20:33 Rispondi

            Io venti anni fa neanche parlavo XD

  11. Daniele Imperi
    lunedì, 22 Settembre 2014 alle 19:27 Rispondi

    Seo-Pigro

    Beh, per me non sono 20 ma insomma…me lo rileggo tutto? XD

    No, tanto prima o poi vorrei rileggerlo :)

  12. Tenar
    lunedì, 22 Settembre 2014 alle 21:12 Rispondi

    Scrivendo gialli io parto dal delitto, prima ragiono come l’assassino, chi ha ucciso chi, come, perché e che tracce ha lasciato. Poi mi pongo nell’ottica di chi il crimine deve risolverlo (perché lui? Come…). Infine, aggiungo anche qualche guaio al protagonista e mi chiedo come possa risolverlo. Quando ho tutti i dati, inizio a pensare a cosa il lettore troverà prima e cosa dopo e pian piano si struttura la trama

    • Daniele Imperi
      martedì, 23 Settembre 2014 alle 8:03 Rispondi

      Mi sembra il modo più logico per scrivere la trama. In fondo in un giallo hai almeno un elemento certo da inserire: il crimine.

  13. Grazia Gironella
    martedì, 23 Settembre 2014 alle 15:41 Rispondi

    A me la scaletta serve, anche se non troppo dettagliata; non solo, devo anche fantasticarci sopra a lungo. Fino a un certo momento invento dei punti di trama puri e semplici, poi comincia a sentirsi il polso della storia, quando anche sui personaggi ho lavorato abbastanza. Se inizio a scrivere prima che la trama sia matura, trovo subito dubbi e ostacoli. Alla fine succede anche che qualcosa vada diversamente da come l’avevo pensato, ma sono quasi sempre dettagli, che comunque è bello poter improvvisare per non sentirsi troppo legati.

    • Daniele Imperi
      martedì, 23 Settembre 2014 alle 16:16 Rispondi

      Anche io ho trovato e sto trovando dubbi e ostacoli in alcuni punti in cui non ho definito bene la trama.

  14. Lorenzo
    martedì, 23 Settembre 2014 alle 17:12 Rispondi

    Ciao a tutti e ben ritrovati,
    premesso che sono uno scrittore alle prime armi, mi sto allenando a scrivere trame di possibili racconti, strutturandoli in questo modo, in maniera molto “matematica”:
    – protagonista con un’aspirazione
    – breve descrizione degli elementi che remano pro e remano contro (ambiente, amici, genitori, etc.)
    – evento scatenante che incide per la prima volta sull’aspettativa in maniera positiva o negativa e che mette il protagonista davanti alla prima scelta.
    – micro eventi che suscitano scelte e contrasti con gli elementi che remano pro e contro
    – evento clou (io lo chiamo volgarmente orgasmo) che spinge il protagonista ai massimi contrasti e alla scelta finale.

    Ciao a tutti
    Lorenzo

    • Daniele Imperi
      martedì, 23 Settembre 2014 alle 18:11 Rispondi

      Mi sembra un ottimo esercizio. Non so quanto riuscirei a seguire questo schema matematica, però è senz’altro utile.

  15. Lorenzo
    martedì, 23 Settembre 2014 alle 19:02 Rispondi

    Volevo aggiungere due considerazioni, ma prima scrivevo in treno dall’Ipad e ho dovuto troncare il post all’ arrivo in stazione (ora scrivo dal bus, drogato)

    Ho ripreso alcuni esercizi di trama che ho fatto in quest’ultimo periodo e ho applicato il metodo delle domande, che avevo già scoperto con il tuo post sui Promessi Sposi.

    Beh, mi ha aiutato notevolmente ad arricchire la trama e, sopratutto, ad introdurre elementi non banali, quali aspetti psicologici, traumi repressi etc. Sono riuscito a trovare il possibile finale di un racconto proprio grazie a questo metodo. Il protagonista aveva un’aspirazione, ma non mi ero mai interrogato a fondo sul perchè l’avesse. Me lo sono chiesto e ci ho pensato. Una volta trovata la risposta, son venuti naturali anche il climax e il finale.

    Inoltre permette di eliminare il superfluo perché ci si rende conto che se un evento non suscita alcuna domanda oppure la suscita, ma le risposte sono tutte banali e scontate, allora vuol dire che quell’evento non è importante nell’economia del racconto.

    Lorenzo

    • Daniele Imperi
      mercoledì, 24 Settembre 2014 alle 8:07 Rispondi

      Bene, mi fa piacere ti sia stato utile quel metodo :)

      Hai ragione, se qualcosa non suscita domande al lettore, significa che non vale la pena raccontarlo.

  16. Daniele Imperi
    mercoledì, 24 Settembre 2014 alle 8:05 Rispondi

    Lisa Agosti

    L’articolo in questione è in cantiere, ciò che mi frena è che l’insegnante prendeva spunto da un manuale di scrittura creativa di John Gardner “The art of fiction” che a detta sua è noiosissimo e difficoltoso, ma ottimo per scrittori che hanno già una certa esperienza. Penso che lo leggerò per vedere se l’idea dei nove punti è di Gardner e se approfondisce il tema della trama. Qualcuno di voi l’ha letto?

    Io ho letto Il mestiere dello scrittore.

  17. L’incidente scatenante in narrativa
    mercoledì, 1 Ottobre 2014 alle 5:00 Rispondi

    […] ho parlato delle domande da porsi nello sviluppo della trama, quello è un espediente, se vogliamo definirlo così, utile allo scrittore per due […]

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