
Una storia si crea per i lettori. Sono d’accordo in questo. Se decidi di pubblicarla, sia nel blog sia in ebook sia con un editore, è per i lettori che hai scritto quella storia, no? O è solo per il piacere di vedere il tuo nome pubblicato su una dannata copertina? Io su Scrittori consapevoli.
Leggendo alcuni tweet di condivisione del mio post della settimana scorsa sugli scrittori consapevoli, mi sono accorto di aver espresso male il mio pensiero riguardo alle motivazioni dello scrittore. Il commento di Cristiana sul mio post “Quanto è difficile scrivere?” diceva:
Non puoi dedicarti alla scrittura solo per egoismo. In fondo è per i lettori che si crea una storia.
A questo, nel post “Scrittori consapevoli”, avevo ribadito:
Una storia si crea per i lettori.
È per i lettori che scriviamo? O per noi stessi? Io credo che stiamo esprimendo lo stesso concetto, ma sotto due punti di vista differenti.
Per chi scrive lo scrittore?
Chiariamo subito un punto: io scrivo per me stesso. Scrivo perché mi piace scrivere o, come disse Asimov, “per la stessa ragione per cui respiro… perché altrimenti morirei.”
E scommetto che anche per voi è così. Insomma, nessuno si alza la mattina e decide di fare il buon samaritano e scrivere una bella storia per allietare chi la leggerà. Anche perché, molto probabilmente, con quella storia ci guadagnerà qualche soldo. Quindi al diavolo l’opera di beneficenza.
Lo scrittore scrive, secondo me, per le seguenti ragioni:
- perché ama scrivere
- perché sente il bisogno di esternare ciò che ha dentro
- perché ha creato un mondo e vuole condividerlo
- perché ha qualcosa da dire
- perché è in grado di farlo
- perché sa creare storie
- perché vuole farsi leggere.
Su quest’ultimo punto tornerò più avanti. Ora concentriamoci sugli altri. Quei punti inoltre non riguardano solo lo scrittore di narrativa, ma anche il blogger, convenite?
Queste, secondo me, sono le motivazioni che spingono lo scrittore a scrivere o, se volete, sono le cause che fanno di una persona uno scrittore.
La responsabilità di chi scrive
Non puoi dedicarti alla scrittura solo per egoismo. In fondo è per i lettori che si crea una storia.
Io scrivo per me stesso, è vero, ma non me la sento di essere egoista e pubblicare ciò che non ritengo di qualità. Come ho avuto già modo di dire, non apprezzo tutto ciò che ho scritto e credo che gran parte dei racconti pubblicati nel blog sia solo spazzatura.
Si scrive per se stessi, dunque, ma si scrivono storie per i lettori. Due verità identiche, due opposte verità che convivono, che devono convivere.
La responsabilità di chi scrive – di chi vuol pubblicare, anzi – è quella di considerare il lettore finale: vale la pena che quella persona spenda tempo e denaro per leggere la mia storia?
Lo scrittore scrive perché vuol farsi leggere
Chiamatelo protagonismo, chiamatela presunzione, chiamatela anche mitomania, ma resta il fatto che, se scriviamo una storia e decidiamo di pubblicarla, vogliamo farci leggere. Vogliamo che qualcuno legga quella storia. Vogliamo sentire le reazioni del lettore. Vogliamo leggerne recensioni, di certo positive. Vogliamo ricevere complimenti, gratificazioni per il nostro lavoro.
Altrimenti non l’avremmo pubblicata. L’avremmo tenuta nel cassetto, rinchiusa fra le copertine gualcite di un quaderno, in un file all’interno della cartella “Racconti”.
Invece no. Invece abbiamo deciso di spedire la nostra storia a una selezione di racconti indetta da una casa editrice, abbiamo spedito il manoscritto a un editore, abbiamo fatto impaginare la nostra storia per farne un ebook da vendere.
Che cosa significa questo? Che vogliamo che qualcuno, là fuori, ci legga. E ci giudichi, anche, perché chi legge giudica e critica. E sapete che vi dico? Che oggi, rispetto a ieri, ci vuole più coraggio a pubblicare, perché coi social media i lettori si parlano.
Parlano di noi scrittori. Bene o male, ma ne parlano.
Siete pronti a farvi leggere? Siete pronti ad affrontare i lettori, là fuori? Perché, se volete pubblicare, non dovete solo accettare il fatto che avete scritto per loro, ma anche che sarete fatti a pezzi da quegli stessi lettori per cui avete scritto.
Perché si scrive una storia?
Perché esiste, vorrei rispondere. Andrea Girardi ha espresso bene questo concetto in un tweet diversi giorni fa:
@Ludus l'incipit: è già dentro di te sempre, anche il romanzo. Devi solo tirarlo fuori.
— Andrea Girardi (@andreagirardihr) October 3, 2013
Concludo con alcune domande:
- perché scrivete?
- Credete di avere una responsabilità nei confronti di chi vi legge?
- Scrivete per i lettori?
- Pensate abbia farneticato con questo post?
A voi la parola.
Fabrizio Urdis
Buongiorno a tutti, mi chiamo Fabrizio Urdis e faccio il buon sammaritano
), basti guardare il rinascimento.
Scherzi a parte ti ringrazio per questo post molto interessante che tocca molti aspetti nevralgici di chi si dedica alla scrittura.
Confesso che non sono un esperto dei metodi per fare soldi su internet ma, scusami la franchezza, sono in totale disaccordo con te quando dici che probabilmente con la storia scritta lo scrittore ci guadagnerà qualche soldo, diciamo che a me sembra che, al contrario, le percentuali siano contro di lui.
Credo che la scrittura, tranne lo 0,000000000000000001 dei casi, sia un’attività molto antieconomica ( non mi riferisco ai blogger ma all’autore di storie e romanzi)
Sarò pignolo ma non condivido neppure Asimov perché se non scrivo non muoio, ma la mia vita avrebbe molto meno sapore e sarebbe più piatta. (magari avrò detto qualcosa di ovvio ma non mi piacciono i miti)
Se io avessi la certezza matematica che nessuno leggerà mai un mio racconto probabilmente non scriverei, guadagnerei ore di sonno e farei una vita normale, ma è innegabile la beatitudine che si prova quando uno dei tuoi personaggi passa dall’astrazione della mente alla “realta” della carta.
Alla fin fine penso che l’arte abbia lo scopo di innalzare l’uomo ( e le donne
Io scrivo per dire delle cose che reputo importanti, per dare altri punti di vista e magari allargare i propri orizzonti.
Ho scritto un racconto che parla di Berlino, il protagonista è un orso che, per celebrare la caduta di uno dei muri più famosi del mondo, viene eletto a simbolo della città e rinchiuso in uno zoo, dietro un altro muro. Forse avrei potuto scriverlo meglio, ma qualsiasi critica riceverò, per quanto giusta possa essere, non mi farà mai dubitare che quella storia dovesse essere scritta perché forse un giorno qualcuno, nel leggerla, realizzerà che i muri e il loro abbattimento non cambiano le persone.
Quando si parla di “scrivere per il lettore” si rischia di venir mal compresi perchè questa espressione vuol dire un milione di cose quindi sono d’accordo se si intende impegnarsi per poter far percorrere a chi ci legge lo stesso cammino che noi vogliamo che segua.
So di essere atipico ma non mi sento spinto dalla vanità, sono contento se qualcuno mi dice che una mia storia lo ha emozionato o che lo ha fatto riflettere ma se leggessi in un giornale che sono il più grande genio della scrittura non penso che questo possa cambiarmi più di tanto la giornata, ammetto però che questo “difetto” possa aiutare perché spinge a essere molto esigenti nei propri confronti. ( Ad ogni modo, non avendo mai provato un’esperienza simile penso che potrò parlarne con maggiore cognizione di causa quando sarò idolatrato come L’Autore)
E concludendo in maniera atipica ti rigiro la tua ultima domanda:
Pensi che abbia farneticato con il mio commento ?
PS: Hai visto che si può fare cross-blogging anche senza avere un blog.
Daniele Imperi
Per quanto possano essere basse le percentuali, comunque qualche spicciolo entra nelle tasche dello scrittore.
La frase di Asimov credo vada interpretata: anche io vivrei ugualmente, ma come dici tu la mia vita sarebbe più piatta.
Interessante la storia dell’orso e del muro di Berlino. Andrò a leggerla.
D’accordo con te sulla vanità. E neanche a me una fama del genere cambierebbe la giornata o la vita: ma di certo mi spingerebbe a continuare e a fare di meglio.
Non hai farneticato col commento
E sul cross blogging hai ragione
animadicarta
Non hai farneticato affatto
Penso anzi che tu abbia colto in pieno quelle che sono due fasi distinte, lo scrivere per se stessi e il desiderio di farsi leggere. Sono fasi separate e sarebbe assurdo mescolarle.
Per esempio io ho notato che quando mi dedico al mio romanzo non penso mai, neppure un solo secondo, a chi lo leggerà.
Credo che i lettori vengono solo in un secondo momento.
Quando ho pubblicato il primo romanzo è stata un’esperienza molto strana quella di sentire che qualcosa che era solo mio, usciva dal guscio…
Daniele Imperi
Hai ragione: bisogna considerare le due realtà in modo separato. Forse ci creo un post su questo aspetto. Nel caso, grazie per l’idea
Salvatore
Scusate se torno sull’argomento, anche se mi sembrava di aver letto ieri un post simile, nei contenuti: si scrive perché è nella propria natura farlo, secondo me. Scrittori si nasce o si diventa? Molti, sono sicuro, sperano che si possa diventarlo, e con l’istruzione e una buona tecnica, data dal molto esercizio, è anche vero. Ma allora bisogna intenderci su cosa sia uno scrittore. Daniele mi permetto di suggerirti questo argomento per un futuro post: “Cos’è o chi è uno scrittore?” Se uno scrittore è semplicemente uno che scrive, allora di scrittori nel mondo ce ne sono tanti. Anzi, virtualmente tutti; compreso chi si esprime esclusivamente via sms. Uno scrittore secondo me, invece, è una persona che sente l’esigenza, l’impulso, di esprimersi tramite la scrittura. Una persona che non può vivere senza. Uno scrittore è una persona che senza la scrittura sarebbe un mutilato. Quindi una persona del genere non scrive per se, non scrive per creare un mondo, non scrive per farsi leggere, non scrive per essere pubblicato, non scrive per fare soldi… Una persona del genere scrivere perché non può farne a meno. Poi, come ho detto ieri, è vero anche tutto il resto. Inutile negare il piacere di essere letti e riconosciuti, ma questa è solo una conseguenza.
Daniele Imperi
Anche secondo me non si può diventare scrittori. Penserò al tuo suggerimento per un post, grazie. E condivido quanto hai scritto.
Salvatore
Grazie a te. Non è il contesto giusto, ma vorrei farti i miei complimenti per il blog: mi piace molto e da quando l’ho scoperto, troppo tardi purtroppo, cerco di tornare a leggerlo quanto più spesso riesco. Vorrei anche dirti grazie e estenderlo a tutte le persone che partecipano, perché con iniziative come questa si incentiva la lettura e si aiuta gli esordienti ed è molto bello!
Daniele Imperi
Grazie a te per seguirlo
CervelloBacato
Parlando di blogging io mi sono fatto una domanda simile alla tua e ho scritto questo http://cervellobacato.blogspot.it/2013/05/chi-sono-i-veri-lettori-di-un-blog.html Se ti va di leggerlo rispondo più o meno alla tua domanda qui, senza riscrivere tutto
Daniele Imperi
Quindi è come se dicessi che noi scriviamo per altri scrittori? Mmh, non sono d’accordo. A parte chi commenta e ha un blog o comunque fa sapere che scrive, i lettori sono molti, molti di più dei commentatori. Nel blog, questo.
Per la narrativa è diverso: chi ti legge lo scopri dalle vendite.
MikiMoz
Come sai, io scrivo principalmente per divertirmi. Mi immagino lettore delle cose che scrivo, e dico: “cavolo, sì, questo può andare!” oppure “per piacere, ma che ca…volata ho scritto?”. Mi piace pensare al lettore, ecco. Pensare a cosa potrà provare.
E’ una sorta di cerchio, vediamola così
Ma in fondo, sì, scrivo per puro egoismo… come tutti :p
P.S. La foto che hai messo sembra presa da un depliant dei TdG :p
Moz-
Daniele Imperi
L’approccio è giusto: che penserà il lettore di quello che ho scritto? Si chiama autocritica e è un bene che ci sia.
Per rispondere al tuo PS: sai che io non sopporto le abbreviazioni, fra le tantissime cose che non sopporto? LOL
Che è sto TdG, mo’?
MikiMoz
Ahaha, sono i Testimoni di Geova, ma non era un’abbreviazione da bimbominkia, è una sigla usata in generale
P.s. domani affacciati al Moz o’Clock, ci sarà qualcosa che ti riguarda (e spero ti diverta) :p
Moz-
Manuela
ahhaha mi intrometto perchè sono arrivata qui proprio grazie a Miki!
LOL lo odio anche iooo!!!!!
Fabrizio Urdis
Ciao Salvatore,
Secondo me questa è un’ottima frase che mette insieme ogni autore, che scriva per passione o per semplice vanità.
Oserei dire semplicemente perfetta!
Salvatore
Grazie Fabrizio. Penso anch’io che racchiuda l’insieme delle esperienze e delle opinioni, riassumendole. Questo pomeriggio mi è capitato tra le mani un piccolo manuale di scrittura creativa, non dirò il nome dell’autore, che elogiava la srittura “lirica” (nel senso che le parole usate per raccontare vengono combinate in immagini auliche, poetiche) il quale sostiene esattamente l’opposto: si scrive per il lettore, o meglio si scrive per sedurre il lettore. Io non sono d’accordo e non mi convince la scrittura aulica. Ma approfitto del fuori tema per suggerire un’altro argomento di discussione a Daniele: Scrittura aulica o scrittura descrittiva (all’Americana per intenderci)? Sarebbe un post che mi piacerebbe leggere e commentare. Voi cosa preferite? Scusate il fuori tema, è più forte di me…
Daniele Imperi
Ci penso su, Salvatore, grazie dell’idea, e scriverò quanto prima un post.
Gioia
Sono sempre dell’idea che si scrive per se stessi in ogni caso. Scrivi perché ami scrivere, perché ami che gli altri ti leggano, perché vuoi che gli altri ti apprezzino e, se scrivi bene per gli altri lo fai solo perché ti credano il migliore. Insomma scrivi per te stesso, CVD
Daniele Imperi
Alla fine torni lì, che si scrive per se stessi
Tenar
Il primo lettore siamo sempre noi stessi. È ovvio che ciò che scrivo deve piacere in primis a me. Scrivo qualcosa che vorrei leggere e, dato che non l’ho trovato in libreria, me lo produco da sola.
Del resto da piccola mi raccontavo da sola le favole della buona notte quando mio papà lavorava fino a tardi e credo che lo spirito che mi spinga a scrivere sia ancora quello.
Poi però voglio condividere la mia storia con i lettori. Ho spesso in mente un “lettore ideale” per la storia che sto scrivendo. Che a volte è anche un lettore reale. Penso a una persona di cui conosco i gusti letterari e decido che quella determinata storia la racconto in un modo che (spero) gli/le possa piacere.
È un trucco che mi aiuta molto. Se penso ad esempio all’amica A. che non ama storie a tinte forti e predilige un tocco d’ironia strutturo la storia in un modo diverso che non se penso a M. che preferisce azione e avventura.
Dovendo in ogni caso scegliere un taglio questo espediente mi evita di creare un miscuglio di stile e toni che probabilmente scontenterebbe tutti.
Daniele Imperi
Mi sembra ottimo come metodo. In fondo è anche l’approccio di qualsiasi comunicazione online.
Alessandro C.
Lettore? Quale lettore? Il lettore non esiste.
Daniele Imperi
Su, Ale, perché non esiste il lettore, adesso?
Alessandro C.
non so, sono un po’ pessimista ultimamente

A volte ho la sensazione che la gente legga solo per far sì che colui che viene letto la legga a sua volta
Daniele Imperi
Mah, dipende, magari ti legge anche chi non scrive. E dipende dalla maturità di chi scrive e legge. Se leggo qualcuno, decide poi lui se leggermi o meno.
Manuela
capito per caso sul tuo blog. Mi piace molto!
Questo articolo mi ha subito colpito.
Per chi scriviamo?
Io nel mio blog scrivo innanzitutto per me stessa, per esternare quel che provo, per ricordare in futuro quello che mi ha emozionato o un particolare aneddoto di viaggio.
E poi scrivo perchè voglio farmi leggere, altrimenti avrei un diario personale, magari cartaceo.
Scrivo anche perchè – nel caso di un blog – è bello ricevere commenti e confrontarsi col lettore.
Daniele Imperi
Ciao Manuela, benvenuta nel blog
Ha detto bene: se hai un blog è perché vuoi farti leggere.
LiveALive
Ripeto qui il pensiero esposto in altro loco…
Io Daniele sono d’accordo con te:
– se scrivere non ti dà piacere in prima persona, perché scrivere?
– se non si vuole farsi leggere e ricevere un giudizio, perché pubblicare?
In teoria si può scrivere solo per se (Flaubert ha tenuto tutti i suoi testi nel cassetto finche non ha pubblicato per scommessa), così come solo per gli altri (Pushkin, a un certo punto, dovette scrivere solo per soldi, senza ricevere alcun piacere dalla scrittura). In generale, però, scriviamo tutti motivati da una via di mezzo.
Pensiamoci. Noi vogliamo scrivere qualcosa di bello, cioè che piaccia, e strutturiamo la trama in modo che si trovino cose inattese, colpi di scena… Sono tutte cose che non si possono fare per sé stessi, ma per il lettore. D’altro canto, immaginiamo che il lettore ci chieda esplicitamente il tipo di testo che non ci piace. Noi amiamo il minimalismo? Lui vuole uno stile barocco. Amiamo le storie fantasiose ed originali? Lui vuole la storia del cavaliere che affronta il drago naturalmente cattivo perché lui è buono e poi sposa la principessa senza mai esserci uscito assieme perché è bella e basta. …chiaramente ci rifiutiamo di scrivere: quel testo lo scriveranno altri, ma non noi.
Se proprio devo scegliere, però, direi che si é più vicini allo scrivere per sé. Infatti, anche quando si prendono decisioni per l’ipotetico lettore, in realtà lo si fa solo per l’idea che ciò sia bello, solo per una propria soddisfazione estetica: in realtà il lettore per cui scriviamo siamo sempre noi, solo che poi non possiamo mai fruire davvero l’opera come lettori.
ora, pubblicare testi di qualità. Io continuo a pensare che, finché è gratuito, si possono pubblicare anche parole a caso. Come già detto in altri post, non è sempre vero che se uno pubblica lo fa per gli altri, per assurdo: molte volte il ragionamento è “bah, non so che fare di questo testo, quindi lo condivido” XD Ma il testo gratuito non ti fa perdere soldi; se peri tempo, colpa tua che non sei in grado di comprendere la qualità di un testo dalle prime righe. La qualità minima va raggiunta necessariamente nel momento in cui decidi di farti pagare. È chiaro infatti che io non posso prendere i racconti da un blog e trattarli come fossero testi della Mondadori: posso sicuramente esprimere un mio giudizio, ma falla Mondadori mi aspetto un controllo in entrata sulla qualità, dal blog no.