Non ho scritto un romanzo in 3 mesi, ma so che è possibile farlo. Non lo dice anche Stephen King? Prendiamo sempre lui come esempio, ma chi altri prendere?
Quando ho scritto il famoso racconto UDPD, mi è venuta l’idea per questo articolo, perché mi sono accorto che, se avessi scritto il mio romanzo come ho scritto quel racconto (lacune escluse), a quest’ora sarebbe finito da un pezzo.
Di sicuro non tutti i romanzi possono essere scritti in 3 mesi. Prendiamo opere come Il signore degli anelli o tanti altri romanzi monumentali. È dunque possibile scrivere qualsiasi romanzo in 3 mesi? Certamente no.
Un’accurata fase di prescrittura
Della prescrittura abbiamo parlato abbondantemente. È una fase fondamentale, perché ci permette di scrivere la storia in tutta tranquillità e non come facevo io 30 anni fa, che prendevo un foglio di carta, ci scrivevo su il titolo e iniziavo a scrivere di getto il mio romanzo.
E infatti non ne ho finito nessuno a quell’epoca, tranne una schifezza in forma di diario che non è revisionabile neanche a riscriverla da capo.
La fase di prescrittura ci chiarisce le idee, ci fornisce le linee guida per scrivere la storia. Nella prescrittura sarebbe inclusa anche la documentazione, ma io preferisco metterla a parte. A voler essere pignoli, però, anche la documentazione è prescrittura, perché è un passo da compiere prima di scrivere, anche se in qualche caso la documentazione può durare per tutto il romanzo.
Una precisa documentazione
È un lavoro interessante e talvolta anche lungo. Dipende ovviamente da ciò che dobbiamo scrivere. La documentazione ci dà le informazioni giuste per poter scrivere il nostro romanzo, perché vale sempre il detto “scrivi di ciò che conosci”.
Lo scrittore crea, certamente, ma nulla si crea da sé: per creare ha bisogno di conoscere la materia. Per il mio romanzo di fantascienza mi sto documentando sulle realtà alternative, sulla storia della Cina del XVII secolo e sull’epoca attuale americana. Più altre informazioni che via via mi serviranno.
Scrivere senza documentarsi significa perdere una quantità enorme di tempo, secondo me. Non solo, c’è il rischio di dover riscrivere da capo dei pezzi o di stravolgere tutta la trama per riparare agli errori di documentazione.
Una buona concentrazione
Per scrivere bisogna essere concentrati. L’ho visto quando ho deciso di finire il racconto UDPD – anche se lo abbandono, tuttavia questa storia mi è servita in vari modi, anche per scrivere ben 3 post.
Come scrivere concentrati? Aumentando la produttività nella scrittura: bastando pochi accorgimenti e si riesce a lavorare meglio e soprattutto in modo più efficace.
La determinazione che non deve mancare
Quando ho scoperto le prime lacune al mio racconto, mi sono messo a studiare come sistemare la storia. Ho preparato quindi una scaletta di elementi da modificare e aggiungere e ho iniziato a scrivere.
Ho anche deciso che io volevo finire quel racconto. Mi piaceva la storia, volevo pubblicarla e questo mi ha spinto a continuare. Non possiamo finire un romanzo se manca la determinazione per finirlo.
Le sessioni di 2000 parole al giorno
Non sono poche 2000 parole. Fra articoli del blog, articoli per clienti e pezzi di storie alla fine ne scrivo molte di più, anche se non succede tutti i giorni. Ma io parlo di 2000 parole di narrativa, che sono qualcosa di diverso.
Lo dico sempre: impiego molto meno tempo a scrivere un post di 700 parole che a produrre 700 parole di narrativa. Magari solo per me è così, ma è questa la mia situazione.
2000 parole di narrativa richiedono un bell’impegno. Però alla fine sono riuscito a concludere il mio racconto scrivendo negli ultimi 3 giorni oltre 6000 parole, mantenendomi su un minimo di 2000 al giorno.
È stato un caso, avevo preso a scrivere, le parole venivano giù bene e riempivo righe su righe. Quando ho smesso, ho contato le parole scritte: avevo superato di poco le 2000. Così ho deciso di continuare il giorno dopo con un’altra sessione di 2000 parole e il terzo con l’ultima.
2000 parole sono 6,67 cartelle editoriali. In 90 giorni avrete scritto 600 cartelle.
È possibile scrivere un romanzo in 3 mesi? Sì, è possibile, ma che tutti ci riescano – me compreso, soprattutto – è un altro paio di maniche. A voi la parola.
Grilloz
Beh, io quando mi metto di buzzo buono scrivo 4/5 cartelle l’ora, quindi tecnicamente sì, è possibile. Pare addirittura che Fleming i suoi romanzi li scrivesse nelle sei settimane che passava in vacanza in Giamaica.
di conseguenza l’allenamento 
Certo bisogna avere costanza, allenamento e credo anche la storia abbastanza delineata in testa (anche se ci sono diveri scrittori, King in testa, che scrivono di getto). A me la costanza manca
Poi credo dipenda anche dal tipo di romanzo, più che dalla lunghezza (per quella basta aggiungere qualche settimana di lavoro), alcuni romanzi richiedono anni e anni di lavoro, ripensamenti, riscritture, rielaborazioni ecc.
Daniele Imperi
4/5 cartelle l’ora è una bel numero.
L’allenamento è di sicuro necessario. D’accordo che dipenda anche dal tipo di romanzo, a prescindere dalla lunghezza.
Grilloz
Sì. quando riesco a spegnere tutte le distrazioni… devo anche dire che dopo un’ora così mi sento stanco e devo fermarmi, ma forse lì l’allenamento aiuterebbe
Daniele Imperi
Dipende anche da quante energie mentali ti prende quello che stai scrivendo. Magari dopo mezz’ora devi staccare, ma con un altro capitolo vai avanti per 2 ore.
Grilloz
boh, quando scriverò un romanzo te lo dirò
Marco
Può darsi che sia possibile, e che ne esca qualcosa di buono. Io non ci riuscirei mai, lo so. Non mi ci metto nemmeno anche perché non ho proprio il tempo per farlo. Certo, se potessi ritirarmi 3/4 mesi in una baita isolata del Trentino, senza seccatura né scocciatori, forse ci riuscirei. Sarebbe bello provarci.
Bisogna solo scovare qualche mecenate che sborsi i soldi
Grilloz
Se potessi ritirarmi in una baita in Trentino probabilmente passerei il tempo a passeggiare per i boschi invece che a scrivere
Daniele Imperi
Quello di sicuro anche io
Ma potresti dartelo come premio: prima scrivo, poi il giro nei boschi.
Grilloz
Eh, ma poi si fa buio
Daniele Imperi
La solitudine e la tranquillità per me sono fondamentali per scrivere.
Salvatore
La domanda giusta non è se sia possibile scrivere un romanzo in tre mesi, ma se sia opportuno leggerlo un romanzo scritto in così poco tempo. Io diffiderei dei romanzi scritti in soli tre mesi. Il romanzo è un parto: ci vogliono i tempi giusti (almeno nove). Tuttavia, nella narrativa di genere, presumo che sia possibile. Non era Georges Simenon quello che sfornava un giallo dietro l’altro?
Daniele Imperi
Be’, un romanzo scritto in 3 mesi non è pubblicabile, necessita prima di revisione e poi di editing, come minimo.
Simenon ha scritto tantissimi romanzi, sto facendo la seconda collezione che esce in edicola. Mi riservo di parlarne quando li avrò tutti
Grilloz
Mi pare che Keruac abbia scritto sulla strada in un paio di notti. Però è un romanzo particolare, la scopa del sistema non lo scrivi in tre mesi, e neanche i promessi sposi.
Luciano Dal Pont
Dipende dal tipo di romanzo e dal tempo che si ha a disposizione, anche se quest’ultima sembra un’affermazione lapalissiana. Però ha un suo senso. Ovvio che se uno fa il romanziere di professione e non ha nessun’altra attività, può dedicare la totalità del suo tempo lavorativo alla scrittura, mentre se se quel tempo bisogna ritagliarselo fra mille altri impegni e incombenze, allora il discorso cambia, e molto. Ma anche il tipo di storia che si vuole raccontare, la trama più o meno intricata, la quantità di personaggi, la lunghezza stessa del romanzo (altro dato dalle caratteristiche lapalissiane…) incidono moltissimo. Ma più di tutto, secondo me, è quanto siamo determinati a portare a termine in breve tempo il romanzo a incidere più di ogni altro fattore.
Posso parlare brevemente della mia esperienza personale, premettendo che io scrivo moltissimo nei mesi invernali, quando le mie attività lavorative extra scrittura sono quasi azzerate e quindi ho tanto tempo a disposizione, in pratica tutto quello che desidero, anche se poi, per ottimizzare quel tempo, devo creare ogni volta le condizioni per me indispensabili e imprescindibili alla creatività, e cioè totale solitudine e completo isolamento dal resto del mondo.
Lo scorso anno stavo scrivendo un romanzo horror dalla trama piuttosto articolata che, una volta terminato, dovrebbe avere intorno alle 600, 700 pagine circa. Ero già a buon punto e, non so perché, mi ero prefissato di farlo uscire in self publishing a gennaio o al massimo a febbraio di quest’anno. Solo che, arrivati ai primi di novembre, mi sono reso improvvisamente conto che non ce l’avrei mai fatta. E intanto, da un po’ di tempo, c’era un’altra storia che mi frullava per la testa, una storia relativamente semplice da scrivere, anche perché priva di una vera e propria trama, almeno nel senso tradizionale del termine, in pratica una sorta di diario – confessione di un sadico e spietato serial killer, redatto in una situazione per lui molto particolare, drammatica e ultimativa. Così ho interrotto la scrittura dell’altro romanzo e ho iniziato a scrivere quasi di getto (cosa che faccio molto raramente) quest’altra cosa, dedicandovi anche 5 o 6 ore al giorno. Bene, a metà gennaio avevo terminato la prima stesura. Nel frattempo un mio amico grafico si era occupato della realizzazione della copertina, su mia indicazione. Poi rilettura e seconda stesura, lettura del tutto da parte di una mia amica preziosa lettrice beta, modifiche e aggiustamenti vari, impaginazione, e via. 310 pagine. Il 21 febbraio era su Amazon, in versione e-book e cartacea.
Ma è ovvio che non è sempre possibile scrivere un libro di oltre 300 pagine in tempi così ristretti, l’altro che stavo scrivendo e che avevo interrotto, e sul quale adesso ho ripreso a lavorare, non so ancora quando vedrà la luce, ma ci vorrà senz’altro ancora almeno un anno, credo, anche perché nel frattempo devo occuparmi della promozione di questo appena uscito.
E poi dipende anche da cosa intendiamo per scrivere un romanzo, se la pura e semplice stesura una volta completata la documentazione, la scaletta e ogni altra azione preliminare necessaria, oppure se tutto il lavoro nel suo insieme, partendo da zero. Proviamo a pensare, ad esempio, a un romanzo storico incentrato, che so, sulla santa inquisizione, con tutto il lavoro di ricerca che comporterebbe…
Daniele Imperi
Tempo e tipologia di storia sono elementi che rallentano, certo.
Da metà gennaio che lo hai finito al 21 febbraio che lo hai pubblicato, però, è un tempo troppo breve, secondo me.
Luciano Dal Pont
Si, in effetti è un tempo brevissimo, ma tieni conto che ci ho lavorato tutti i giorni, domeniche comprese, a tempo pieno, dalle 5 alle 7 ore al giorno, a volte anche di notte (io che non scrivo mai di notte) in quelle notti in cui non riuscivo a dormire perché la mia mente era completamente presa dal romanzo e dall’obiettivo che mi ero prefissato…
Daniele Imperi
Sì, ma non hai lasciato passare un tempo giusto per la revisione, ossia almeno un mese.
Luciano Dal Pont
Questo è vero, soltanto una decina di giorni o poco più, durante i quali abbiamo perfezionato i dettagli della copertina e della quarta di copertina, mentre la mia lettrice beta leggeva il testo in prima stesura. Il resto del tempo l’ho dedicato alla stesura definitiva. Be’, per giudicare se ho fatto un buon lavoro non ti resta che leggerlo…
Federico
Qualcuno (per esempio Edgar Wallace) ha mantenuto la media di un romanzo ogni tre mesi per… 40 anni.
Daniele Imperi
Ho letto che ha scritto 175 romanzi, senza contare tutto il resto…
Cristina
Come hai già sottolineato tu, dipende anche dal tipo di romanzo. Ti parlo come al solito del genere che io tratto, perché così almeno parlo con cognizione di causa: non è assolutamente possibile scrivere un romanzo storico in 3 mesi. Al massimo in 3 mesi puoi scrivere un racconto, o anche due, di genere storico.
Tre mesi ti servono solo per progettazione, e forse nemmeno bastano. Ti serve un altro anno per leggere (o rileggere) tutta la documentazione e i saggi, anche se conosci il periodo come le tue tasche. Hilary Mantel che ha scritto un bellissimo romanzo sulla Rivoluzione Francese (“A place of greater safety”), disse in un’intervista che le ci erano voluti cinque anni per iniziarlo, revisionarlo e concluderlo. Inoltre, faceva solo quello, lei beata!
Daniele Imperi
Neanche per me non è possibile scrivere romanzi storici in 3 mesi. Ci sono troppe cose da verificare anche mentre scrivi.
Chiara
Duemila parole le scrivo circa in due ore, però stiamo parlando di una prima stesura che – nonostante l’inevitabile fase di pre-scrittura – è per me sempre piuttosto intuitiva. Se devo revisionare o riscrivere sono un pochino più lenta perché rifletto, rimugino e pondero (eufemismi per dire che mi faccio tante paturnie mentali…)
Con lo stile di vita che ho adesso, scrivere un romanzo in tre mesi sarebbe impossibile. Però penso che se non lavorassi (o lavorassi part-time) forse potrei farlo. Ovviamente parlo della stesura, perché la revisione è un altro paio di maniche.
Daniele Imperi
Parlavo anche io di stesura. La revisione dura di più, perché ci sono tanti elementi da analizzare.
Tenar
Secondo me la ricetta per scrivere, per la sola prima stesura, un romanzo in tre mesi è una sola: non avere altri lavori né una casa a cui badare.
Se potessi mettermi al computer dalle nove del mattino alle quattro del pomeriggio con una pausa pranzo di un’ora (l’orario in cui sono più produttiva), 5 giorni a settimana non avrei problemi. La prima stesura dei romanzi che ho scritto l’ho fatta sempre per 2/3 tra luglio e agosto, quando sono in disoccupavacanza. È il terzo che mancava che si è protratto un sacco…
Daniele Imperi
Se il lavoro ti porta via tutto il giorno, esclusa la casa da sistemare, non ce la fai a scriverlo in così poco tempo.
monia74
Io, che sono ben lungi dall’efficienza dei professionisti, ho bisogno di alternare fasi creative, fasi logiche e fasi di sedimentazione. Quindi per me al momento è impossibile stabilire a priori sessioni da 2000 parole al giorno (sempre dimenticando il fattore tempo e famiglia, ovviamente). Ho bisogno di far maturare il romanzo non solo in prescrittura, ma anche in seguito, in base a come poi effettivamente arriva a snocciolarsi la trama. Ho bisogno di darmi il tempo per analizzare le problematiche e per risolverle. E ho bisogno del tempo necessario per trovare le parole giuste.
Ma non dubito che uno scrittore esperto che non aspiri a rivoluzionare la narrativa possa produrre opere seriali, applicando una serie di regole base e cambiando qualche elemendo della trama o dei personaggi per ottenere un romanzo nuovo (tipo i romanzi harmony).
In ogni caso: tre mesi forse è davvero poco, ma quello che invece ho letto da interviste di autrici del settore è che se sei un self publisher devi pubblicare almeno ogni sei mesi per mantenere la visibilità e non perdere i fan. E anche sei mesi a me paiono un miraggio.
Daniele Imperi
Non credo che riuscirei, almeno per come sto adesso, a pubblicare un romanzo ogni 6 mesi…
Luciano Dal Pont
…poi ci sono i casi inquietanti degli scrittori o scrittrici tipo azienda/catena di montaggio, che sfornano da vent’anni tre o quattro romanzi all’anno, tipo Danielle Steel. Mi piacerebbe sapere da quante persone è composto lo staff che glie li scrive, così, per curiposità…
Daniele Imperi
4 romanzi l’anno mi sembrano davvero tanti.
Luciano Dal Pont
Chiedo scusa: così, per curiosità…
Ulisse Di Bartolomei
Salve Daniele
Adottare Stephen King come esempio mi sembra una “forzatura”. La sua è un’industria che produce milioni di dollari e le figure professionali di cui sicuramente di avvale, gli consentono di lasciare a loro la maggior mole di lavoro. Peraltro professionisti che molto probabilmente lavorano soltanto per lui e ne conoscono perfettamente le esigenze. Quando ho visto “tre mesi” nel tuo articolo mi sono ricordato il mio commento dove ho menzionato tre mesi per la prima stesura del testo sulle sétte. In tre mesi ho approntato 230 pagine di cui 20 circa di scansioni documentali. Per rifinire e rendere il tutto “vendibile” ci sono voluti altri quattro mesi per un totale di 370 pagine di cui 330 di scrittura. Ovviamente non mi posso paragonare a King e non sono un creativo di “valore”, ma ritengo saggio prendere le sua parole con le molle… Una curiosità: King non era quello che scrisse che gli elicotteri stallano?
Daniele Imperi
Ciao Ulisse, ho letto molti “pettegolezzi” su King, come appunto uno staff. Ma finché non ci sono informazioni ufficiali per me restano speculazioni. Comunque molte cose che ha detto King vanno prese con le molle.
Non conosco l’episodio dell’elicottero, ma se è vero, allora la colpa è anche dell’editor.
Luciano Dal Pont
Ciao Ulisse, in effetti anche gli elicotteri possono stallare, proprio come gli aeroplani. Ora non sto a entrare in dettagli tecnici che esulerebbero da questo blog, ti dico solo che il rotore dell’elicottero non è altro che un’ala rotante ed è soggetta a tutte le problematiche di un’ala fissa. Non conoscevo l’episodio nello specifico, ma se è così, King non ha scritto una cavolata.
Ulisse Di Bartolomei
Salve Luciano
lo stallo aerodinamico riguarda soltanto gli aeromobili ad ala fissa, in quanto per rimanere in aria devono incontrare e spingere in basso una massa d’aria e a una velocità sufficiente a produrre un “portanza”, pressione dal basso sotto le ali inclusa quella sotto la carlinga, per compensare la gravità e tenersi in aria. Puoi controllare su wikipedia.
Luciano Dal Pont
Da Wikipedia: “Lo stallo di un elicottero avviene quando i filetti fluidi di aria che viene investita dalla pala si staccano in prossimità del bordo d’attacco quindi non si verrà a creare la zona di depressione sull’estradosso (parte superiore della pala) e la nostra pala non avrà più portanza: tale situazione si verifica con un angolo di incidenza superiore ai 18°, costruttivamente dando tutto passo non si raggiungono valori così alti però in determinate situazioni ci si può arrivare.”
Ulisse Di Bartolomei
Ho letto ma non condivido come wikipedia racconta lo stallo dell’elicottero, in quanto si tratta di una condizione che riguarda il rotore e non l’intera struttura dell’aeromobile. A questo punto qualsivoglia elica potrebbe denotarsi soggetta a condizioni di stallo. Lo stallo concerne una carenza di portanza, che riguarda l’aeromobile complessiva e non soltanto la parte propulsiva o le ali. Quindi il concetto “stallo dell’elicottero” sembrerebbe improprio, in quanto non ha bisogno di volare per stare in aria. Può stare immobile e rimanere appeso al rotore. Comunque non escludo che negli ultimi decenni si sia linguisticamente normalizzato anche lo “stallo degli elicotteri”, ma negli anni ’80 gli aerei stallavano e gli elicotteri no.
Luciano Dal Pont
Ulisse, avrei molto da confutare sui tuoi concetti di aerotecnica, sui quali sono piuttosto ferrato grazie alla mia precedente esperienza professionale come pilota istruttore e collaudatore d’aerei leggeri, ma temo che se ci lanciassimo in una simile disquisizione in questa sede, Daniele giustamente ci bacchetterebbe alla grande, visto che Penna blu è un blog dedicato alla scrittura. Se vuoi possiamo continuare la discussione in privato, se mi fai sapere dove posso scriverti. Ciao.
Ulisse Di Bartolomei
Luciano non mi interessa approfondire i dettagli tecnici, che peraltro ho ricontrollato questo pomeriggio in diversi siti! Ho notato che wikipedia menziona abbondantemente lo stallo alla voce elicotteri, mentre alla voce stallo menziona soltanto l’ala fissa, ma io rimango del mio riguardo al criterio con cui si attribuisce stallo a un’aeronave, ovvero che il vocabolo sia pienamente adeguato all’aereo ad ala fissa. King (o un grande scrittore narratore, ma credo fosse lui) venne tacciato di incompetente “tecnologico” per aver scritto che gli elicotteri stallavano. Nell’immaginario sociale ” non esperto”, il concetto di stallo lo ricordo collegato anzitutto a una perdita di portanza, dovuta a velocità “relativa” (all’aria) troppo ridotta, che anche considerando tutti dettagli tecnici e situazionali che vuoi, è il succo della questione. Il rapporto tra velocità e portanza nell’elicottero è fondamentalmente differente e l’inerenza del termine stallo è parecchio più articolata. Quindi prendo atto che il concetto di stallo si può attribuire anche all’elicottero, pur opinandone l’utilizzo.
Ulisse Di Bartolomei
“Informazioni ufficiali” equivarrebbero a spionaggio industriale, considerate le cifre che ruotano attorno a King. Presumo che qualsiasi dettaglio su di lui (o sue esternazioni) da rendere pubblico, venga vagliato da addetti alla comunicazione impostigli dall’editore.
Daniele Imperi
No, intendo che debba essere King a dire che ha uno staff. Lo spionaggio industriale non è una fonte ufficiale
Martin Rua
Dipende assolutamente da numerosi fattori e dalla capacità dello scrittore. Alcuni colleghi miei in Newton Compton scrivono con lentezza e preparano per tempo i loro lavori, io sono più disordinato e per i numerosi impegni che ho, me la sogno la baita in montagna: scrivo a casa, in treno, in aereo, col sole, con la pioggia. Scrivo capitoli e capitoli o solo poche parole. I miei libri iniziano come quadri di Escher e prendono forma nel corso della stesura.
La fase di prescrittura, se hai tempi stretti, deve essere mirata ed efficace; quella di documentazione deve procedere di pari passo con la stesura.
Poi dipende dal genere: lo storico in tre mesi non si fa, o si fa un pasticcio.
Io scrivo thriller e per ora mi è andata bene, ma va da sé che se avessi più tempo, forse farei un lavoro migliore.
Ma ho scadenze editoriali e non posso andare tanto per il sottile.
Comunque non è per nulla impossibile.
Daniele Imperi
Cioè non progetti nulla?
La documentazione può procedere insieme alla scrittura, ma alcune cose secondo me vanno studiate prima. Dipende poi sempre da cosa devi scrivere.
Martin Rua
È ovvio che progetto, so cosa voglio scrivere e ho in mente l’ossatura della trama. Ma quando non si ha molto tempo, quello mi deve bastare, senza perdersi in schemi e storyboard (utilissimi, non lo sto mettendo in dubbio).
Ci deve essere una ricerca preliminare, è naturale, soprattutto se libro che scrivi ha molti riferimenti a fatti reali o storici: non più inventarteli, fai una figura da quattro soldi.
Martin Rua
Chiedo scusa, era “non PUOI inventarteli”, naturalmente
poli72
D come determinazione .Secondo me e’ uno dei due pilastri su cui si regge tutto il lavoro dello scrittore .Aggiungerei anche la A di autostima ,perche’ non esiste determinazione tanto forte da farci prendere in carico un lavoro cosi’ complesso e impegnativo come la creazione di un romanzo senza una convinzione profonda che il nostro operare vada nella giusta direzione. Sul non trascurabile particolare che l’autostima sia bene o male riposta non bisogna mai soffermarsi.
In altre parole se si vuol riuscire a trasformare la propria persona in uno scrittore ,bisogna scrivere con ben determinata costanza senza rimuginare troppo sul fatto che in realta’ scrittori non siamo.I risultati arriveranno in ogni caso , se avremo l’umilta’ di ritenere un gigantesco risultato l’aver portato in fondo il nostro romanzo saremmo pienamente soddisfatti ,se invece avevamo il grillo di diventare gli eredi di Dan Brown & co. ,potremmo, rimanere delusi…….potremmo o anche no’. Non c’e’ limite nell’arte ,non ci sono capitali materiali da tirar fuori ,non ci sono orari o metodi di lavoro imposti ,tutti possono intraprendere l’avventura della scrittura e per ultimo tutti posso potenzialmente realizzare il proprio sogno.
Daniele Imperi
Non penso che bastino determinazione e autostima per farti diventare scrittore e riuscire a scrivere un romanzo. Ci sono tanti altri elementi, ben più importanti, da tenere presenti.
Girolamo
Io conosco uno scrittore italiano capace di scrivere anche quattro romanzi in un anno. (ha già pubblicato più di cento romanzi.) Si chiama Stefano Di Marino. È il più grande scrittore di thriller d’azione e spy story italiano e non solo. Il suo PROFESSIONISTA – la fortunata serie di segretissimo Mondadori che vede protagonista Change Renard, l’agente avventuriero impegnato in tutto il mondo al soldo di chi è in grado di pagarlo, ha raggiunto e superato il ventesimo anno di pubblicazione. Firma i suoi romanzi con il suo nome e usando ben sette pseudonimi. Il più importante è Stephen Gunn, abbinato alla serie Il PROFESSIONISTA. Stefano Di Marino ha pubblicato anche numerosi romanzi di avventura, fantasy, horror, thriller storici, gotici, gialli, fumetti ecc e una infinità di racconti e saggi. Ci sarebbe molto da raccontare di Stefano Di Marino, ma ne sentiremo parlare ancora a lungo. Il 28 marzo prossimo compie appena cinquantacinque anni.
Daniele Imperi
Sono un bel po’, ma ho qualche dubbio sulla qualità e sulla originalità di queste storie.
Girolamo
Daniele. Tu non conosci Stefano Di Marino. Forse non lo avevi mai sentito nominare. Prima di esprimere dei giudizi su di lui, ti consiglio di informarti e di leggere qualche suo lavoro. Non hai che l’imbarazzo della scelta.
Daniele Imperi
Quanto lo hai nominato, non mi sembrava di conoscerlo, ma poi, cercando online, avevo già visitato il suo sito anni fa. Magari in futuro leggerò qualcosa.
Michelle
Salve io sono una scrittrice ancora inesperta, ma la scrittura è la mia passione…
Ho scritto un libro e ho impiegato un anno, non è molto lungo e la storia non è molto intricata ma come ho detto prima sono ancora agli inizi… Comunque secondo me è impossibile scrivere un libro in tre mesi soprattutto se si parla di un libro come il signore degli anelli… Ho apprezzato i tuoi consigli e ne farò un buon uso…
Daniele Imperi
Ciao Michelle, benvenuta nel blog.
Un romanzo come quello di Tolkien infatti non lo scrivi in 3 mesi. Ma neanche uno più corto, se sei agli inizi. Quindi un anno è un tempo ragionevole.
Gabriele Mercati Editore
Scrivere un romanzo in tre mesi è possibilissimo: 80 gg. x 3 pag. al giorno “fanno” 240 pag.; 10 gg. per rileggere e correggere e il gioco e fatto. L’importante è avere la trama già in testa ed un po’ di creatività, il resto arriva da se!
Daniele Imperi
10 giorni per rileggere e correggere mi paiono pochi per un romanzo di 240 pagine.
Mara Cristina Dall'Asen
La mia esperienza è molto limitata avendo scritto solo due romanzi (uno di 230 pagine e uno di 305), però penso che molto dipenda dal tempo a disposizione e dalla condizione di assoluta calma e solitudine. Il primo l’ho scritto in meno di tre mesi, ma era una cosa impellente, neanch’io capisco come sia stato possibile e l’ho scritto soprattutto di sera e di notte (ritrovandomi quasi rimbecillita la mattina al risveglio!) Il secondo c’ho messo circa cinque mesi. Ovvio questo solo per la prima stesura, per la pubblicazione in self c’è voluto un altro anno per tutti e due. Io poi ne avrei altri tre già in testa, uno che ho già iniziato molto definito e delineato, gli altri due diciamo a metà strada. Il mio problema è il tempo, ne ho pochissimo e c’è sempre qualcuno a distrarmi, inoltre scrivo quasi esclusivamente nel periodo invernale, l’estate è più dispersiva. Quest’anno poi si sposa mia figlia e si laurea mio figlio… la vedo molto dura finire il terzo! Per chi invece lo fa di mestiere ed è sorretto dalla fantasia e dalla tecnica credo sia più che fattibile… ovvio prima stesura, per il libro definitivo avendo a disposizione editor, correttore e casa editrice almeno 9 mesi. Ciao
Daniele Imperi
Se lo fai per mestiere, allora è possibile sì, perché la tua giornata di lavoro è fatta solo di scrittura. Facendo altro nella vita, è dura riuscire a scriverne uno in così poco tempo.
CogitoErgoLeggo
Per me, credo sia impossibile.
Di media, scrivo un capitolo (circa dieci cartelle editoriali da 1800 caratteri) in un paio d’ore, però solo se ho le idee ben chiare riguardo ai punti principali. Per ogni capitolo, ho una fase di prescrittura che dura almeno una settimana e al massimo due settimane. Ho provato a ridurla, in passato, con il risultato che mi ritrovavo a riscrivere lo stesso capitolo anche cinque o sei volte. Divento più veloce (senza effetti catastrofici) solo quando sono in vacanza. In quel caso bastano quattro o cinque giorni a capitolo.
Per tutti gli altri giorni lavorativi, ormai ho trovato l’equilibrio: un capitolo ogni due settimane, un romanzo (di circa 800 pagine) in tre anni.
Daniele Imperi
10 cartelle sono circa 3000 parole in 2 ore. Una buona sessione di scrittura. Quindi potresti farcela. Fai anche prescrittura per ogni capitolo? Col mio romanzo anche io sto facendo così.
Ma scrivi romanzi di 800 pagine?
CogitoErgoLeggo
Sì, faccio prescrittura per ogni capitolo. Richiede tempo ma mi trovo bene con questo metodo.
In media, uno dei miei romanzi va dalle 600 alle 800 pagine (tagli in fase di editing esclusi) ma considero sempre 800 pagine come limite.
Preferisco fare stime per eccesso e avanzare del tempo, piuttosto che sforare di settimane o mesi.
Gabriele
ciao Daniele, complimenti per il tuo blog che seguo da ormai diverso tempo con devozione e interesse. una domanda: ho in mente ormai da anni un’idea per un libro, è diventato quasi un’ossessione, sono sicuro di questa storia, e mi suscita emozioni, ci penso costantemente, ahimé però, causa lavoro, causa impegni e altre scuse (perché sono scuse, chiamiamole con il loro termine) rimando sempre e non riesco mai ad iniziare a buttarla giù, cosa puoi consigliarmi?
Daniele Imperi
Ciao Gabriele, grazie e benvenuto nel blog. Un romanzo è un progetto lungo. Devi solo riuscire a organizzarti il lavoro, procedere quindi per piccoli passi, oggi inizi a sviluppare la trama e la porti avanti giorno per giorno, e così via per tutto il resto. Suddividi tutto il lavoro in tante piccole fasi.