Vuoi davvero pubblicare un libro?

7 punti chiave per arrivare alla pubblicazione

Scrivere per pubblicare

Scrivere è una bella passione, pubblicare è un grande sogno. Ma è davvero un sogno impossibile? Oppure chiunque può arrivare alla pubblicazione?

No, pubblicare con un editore non è per tutti, questo è ovvio, altrimenti le librerie esploderebbero, ma soprattutto gli editori fallirebbero: con pochi lettori e con tutta la popolazione che scrive non ci sarebbero vendite sufficienti.

Ma allora come pubblicare un libro? Ecco sette passi che credo fondamentali per avere una possibilità di riuscita. Non una certezza: nessuno può darla.

Per quale genere letterario sei portato?

Secondo me questo è il primo passo da compiere: capire o scoprire qual è il genere narrativo che ci attira di più, che fa per noi.

Perché è così importante?

Torniamo per un attimo indietro nel tempo, ai giorni di scuola. In quali materie eravate più portati? Io in ricreazione. Ok, seriamente: io non andavo bene… in nulla, a dire la verità. Però alle medie Scienze (chissà che nome avrà oggi?) mi piaceva più delle altre materie.

Il genere letterario è importante perché rappresenta un collegamento diretto fra noi e la nostra narrativa: è il genere, è il tipo di storie per cui siamo più portati, quello che ci piace leggere più degli altri.

La letteratura è come la scuola: un lungo elenco di materie in cui possiamo andare bene o male, in cui possiamo dare il meglio o il peggio di noi stessi.

Io non mi sognerei mai di scrivere come primo romanzo un thriller, per esempio: anche se mi piacciono, non ho letto molti romanzi del genere e non ho scritto neanche racconti. Non mi sognerei mai di scrivere un romanzo rosa: non ho mai letto nulla del genere, né mi interessa farlo.

Io ho iniziato con un romanzo del genere Fantastico, perché ho letto molto di questo genere, vari tipi di storie e vari autori e ho anche provato a scrivere diversi racconti.

Scopri la qualità della tua scrittura

Da più editori ho letto una lamentela comune: i manoscritti che arrivano sono in uno stato pietoso o quasi. Che significa? Che sono scritti male. Che contengono, cioè, errori grammaticali. Senza contare quegli autori che inviano manoscritti tutti in grassetto.

Da qui arriva una domanda spontanea: come scrivi? O, meglio: comʼè la tua scrittura?

Io mi domanderei anche unʼaltra cosa: hai mai visto un libro stampato? Io, per esempio, non ho mai visto libri scritti tutti in grassetto. E voi?

Come scoprire la qualità della propria scrittura?

Oggi, grazie al web, non è per niente difficile. Potevo capire un tempo, ma oggi proprio no. Ci sono forum letterari in cui è possibile pubblicare dei racconti. Ci sono gare di scrittura. Si può aprire un blog e pubblicare qualche scritto.

Prima di fare i dilettanti allo sbaraglio è bene farsi leggere dai potenziali lettori. Testare la propria scrittura. Vedere e scoprire quali errori si commettono, quali lacune hanno le nostre storie.

Analizza il mercato editoriale

Questa frase è interpretabile. Sono convinto che ogni autore debba scrivere ciò che vuole, ma da una parte bisogna mettersi in testa che un libro va venduto, quindi deve essere vendibile, come ogni prodotto.

Facciamo un esempio estremo: vengono più prodotte le macchine da scrivere? No, ovviamente, perché oggi esistono i computer che le hanno soppiantate. Le macchine da scrivere sono vendute soltanto come oggetti di antiquariato per appassionati. Questo significa che il prodotto-macchinadascrivere non è vendibile oggi.

Con un libro il discorso non è differente. Vedo ancora gente che si ostina a voler pubblicare poesie e autobiografie.

Domanda: le poesie hanno mercato? Ma se la gente non legge Dante, non legge Ungaretti, non legge Pascoli né Leopardi, perché dovrebbe leggere le vostre poesie? Senza offesa per nessuno, ma non credo che oggi esistano poeti di quella levatura.

Altra domanda: le autobiografie hanno mercato? Qui la risposta è diversa: dipende. Lʼautobiografia di Mussolini, di Mark Twain, di Stephen King, di qualsiasi altro personaggio famoso è vendibile. La tua no.

Analizzare il mercato editoriale significa conoscere il potenziale del libro che vorremmo scrivere. Ne ho parlato quando ho scritto alcuni consigli di marketing editoriale.

Studia unʼidea forte

Dallʼanalisi del mercato editoriale si passa allo studio dellʼidea per il libro. Non basta sapere cosa non proporre a un editore, bisogna anche sapere cosa proporre, che forse è più difficile.

Che cosa è unʼidea forte?

Non è certo il libro che vi farà vincere il Premio Nobel per la Letteratura. È solo il libro che vi darà più probabilità di essere preso in considerazione, di essere quindi pubblicato.

È il libro che manca fra quelli del suo genere, è il libro che ogni lettore sta aspettando, è il libro che valorizza quel genere letterario, è il libro che rende lʼautore una voce nuova fra le altre.

Che cosa è una voce nuova?

Posso dire cosa non è: se scrivete una saga pressoché identica a Twilight, non siete una voce nuova, ma soltanto una voce-ombra. Questo non significa che non si possa prendere spunto o ispirazione, ma che bisogna farlo rendendo il proprio libro autentico e originale.

Crea una bozza del libro

In inglese cʼè un termine azzeccato per questo: outline. È la descrizione a grandi linee del libro. È la bozza, il progetto.

Perché un libro – che sia un romanzo, un saggio o un manuale – non può essere scritto di getto? Perché il flusso di idee va ordinato, va strutturato.

La bozza del libro ci permette di tenere sotto controllo il libro stesso, di curarne i dettagli, di capire quali sono i suoi punti deboli. Di scrivere con ordine, soprattutto.

Secondo me questa è la parte più bella della scrittura: la parte forse più creativa. In questo momento lo scrittore sta davvero scrivendo il suo libro, perché nel progetto sta la vera forza del libro, la sua vera natura.

Un esercizio utile da fare è prendere un romanzo che cʼè piaciuto e ricostruirne il progetto, lʼabbozzo.

Scrivi con un metodo

Lʼunico modo per scrivere un libro, ossia iniziarlo e portarlo a termine, è trovare il giusto metodo. Quando ho parlato di come trasformare la scrittura in unʼabitudine, abbiamo visto come sia importante trovare il metodo giusto, il proprio metodo di lavoro.

Per il mio libro sul blogging mi sono dato un metodo. Anzi, anche una data di scadenza, che doveva essere il 31 dicembre scorso e sono riuscito a finirlo con due giorni di anticipo.

Come si trova il metodo?

Ognuno deve trovare il suo, ma prima di tutto il metodo implica una vera passione sia per la storia, sia per la scrittura, sia per il genere letterario scelto. È da questa passione che parte tutto, metodo compreso.

Il succo del discorso è questo: per scrivere un libro bisogna soltanto mettersi in testa di scriverlo. È come superare un esame allʼuniversità: bisogna studiare e rispondere bene alle domande del prof.

Inutile polemizzare su tanti libri di VIP che sono in circolazione e che avrebbero fatto bene a non pubblicare. Quello è un altro mondo, non è il nostro. Prima si accetta questa (triste) realtà e meglio è.

Cerca un editore

Scegliere una casa editrice è lʼultimo passo da compiere. Finalmente abbiamo scritto il nostro libro, finalmente abbiamo un manoscritto. Ma a chi mandarlo?

A chi pubblica libri di quel genere letterario? Di sicuro sì, neanche a dirlo. Ma non è così ovvio, a quanto si legge in giro.

Lʼautore deve fare una cernita, gli editori sono tanti e non tutti fanno per noi. Alcuni sottolineano nelle loro linee guida di non voler più storie di vampiri. Quindi, se avete scritto di un moderno Dracula a Poggibonsi che si innamora di una vigilessa, lasciate perdere.

Io non credo che sia così difficile farsi pubblicare, se a monte cʼè stato un buon lavoro. Molti editori pubblicano le loro linee guida per lʼinvio dei manoscritti: basta seguirle. E se mancano? Beh, allora basta scrivere allʼeditore e chiedere le modalità di invio.

Volete davvero pubblicare un libro?

La parola a chi ha questo sogno, ma anche a chi lo ha già esaudito, a chi è riuscito a piazzare a un editore il suo libro o il suo ebook: come avete fatto?

46 Commenti

  1. Giovanna
    lunedì, 1 Giugno 2015 alle 9:12 Rispondi

    Ciao Daniele, non avendo mai pubblicato un libro non posso condividere la mia esperienza in merito, ma trovo che questi tuoi suggerimenti sul modus operandi siano comunque molto utili e soprattutto realistici. Vorrei solo aggiungere una riflessione sul genere lirico: è vero, forse oggi si legge poco, e quindi voler pubblicare un libro di poesie probabilmente è un progetto un tantino velleitario, ma non è una constatazione triste? E, senza togliere nulla ai grandi poeti del passato, dire che l’epoca contemporanea non può dare poeti altrettanto grandi non è leggermente pessimistico? In fondo è un po’ come dire che “una volta tutto era meglio”. Capisco il voler essere obiettivi, ma io non scoraggerei chi si sente portato alla lirica – altrimenti si arriva al circolo vizioso: nessuno legge poesie, quindi nessuno le pubblica, e quindi nessuno ne legge (perchè nessuno ha il coraggio di pubblicarle). Con simpatia, Giovanna

    • Daniele Imperi
      lunedì, 1 Giugno 2015 alle 13:05 Rispondi

      Ciao Giovanna, può anche essere triste – e in un certo senso lo è – ma è la realtà. Se sia pessimistico o meno, non so dirti. Ma l’epoca di oggi secondo me non sforna poeti, c’è troppo benessere e ci sono troppe velleità rispetto al passato.
      E, sì, per me una volta tutto era meglio di adesso :)
      Io ho fatto un discorso realistico: se vuoi scrivere un libro di poesie, fallo. Ma quale editore te le pubblicherà? Ci sono case editrici minuscole che lo fanno, attraverso concorsi credo, ma chi le legge poi?

  2. Maria Grazia
    lunedì, 1 Giugno 2015 alle 9:51 Rispondi

    Ottimo “compendio”, chiaro e limpido, Pero’ mi piace l’elemento “coraggio” aggiunto da Giovanna. Che e’ poi quello che serve sempre per fare la differenza.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 1 Giugno 2015 alle 13:06 Rispondi

      Grazie. Il coraggio ci vuole, ma che senso ha sprecare energie su un libro che resterò impubblicato?

      • lorenzo
        domenica, 10 Settembre 2017 alle 18:21 Rispondi

        Lo stesso senso che ebbero gli studi di Ipazia. Forse. Almeno in certi casi.

  3. LiveALive
    lunedì, 1 Giugno 2015 alle 9:59 Rispondi

    Ma in realtà no, io non voglio proprio pubblicare. È una cosa che è proprio fuori dalla mia testa: perché una persona vuole pubblicare? Perché ha qualcosa da dire agli altri? Perché vuole far vedere quanto è figo? Perché vuole diventare ricco e famoso? …se prendiamo i sondaggi, il 60% degli italiani non legge neanche un libro l’anno (in Norvegia solo il 9% non legge!), quindi sono tutti scopi fallimentari in partenza. Per me lo scrittore vero è un uomo che prova a realizzare il suo ideale estetico, fregandosene di tutto il resto, pubblicazione inclusa. Il mio scrittore ideale passa 60 anni a riscrivere la sua grande opera, e dopo l’ultima rilettura la mette nel cassetto e va a dormire, buonanotte.
    ***
    In Italia ci sono circa 5000 editori. Di questi, solo 1000 hanno più di 10 opere in catalogo. Questi editori hanno pubblicato 60000 nuovi libri l’anno (30000 di questi sono esordienti, e 20000 di loro non pubblicheranno mai più nulla), che vanno a rimpinguare gli scaffali, dove era già possibile trovare almeno 700000 titoli diversi.
    Notiamo che sono più i libri che stampiamo che la totalità della nostra popolazione. Ora: di questi, quanti sono i libri veramente ben distribuiti?
    ***
    In che genere vado bene? Me lo sono chiesto pure io… Ho provato a pensare a ciò che mi piace, ho anche provato a ricostruire la mia “storia narrativa” pensando a tutte quelle opere (videogiochi, cartoni animati, fumetti…) che sin dalla mia infanzia hanno formato il mio immaginario.
    (idea per un post? Cosa forma sin dall’infanzia l’immaginario? Quali opere sin da piccolo si sono rivelati i cardini della tua narrativa?)
    Però mi rendo conto che è tutto inutile. Perché? Mettiamo in chiaro una cosa: la natura dei generi, contrariamente a quanto credeva Aristotele, NON è intrinseca all’opera: sono convenzioni, semplificazioni, filoni fissi che cercano di fidelizzare il cliente. Ma se uno non punta a vendere, allora può tranquillamente dimenticarsi i generi. Non deve considerare i generi camere stagne, anzi, per l’autore i generi non devono proprio esistere: esistono solo storie. Si dice che lo stile di scrittura non va formato, ma scoperto, perché ognuno ha già degli schemi di ragionamento che puntano naturalmente verso uno stile (altro post? Quali esperienze ci fanno scoprire il nostro stile?). La storia stessa cosa: c’è già un modo di narrare naturale dentro di noi, c’è già un immaginario (comico, horror, realistico, romantico, erotico…) dentro di noi che abbiamo formato sin dall’infanzia: bisogna tirarlo fuori.
    ***
    L’autobiografia può reggere fintanto che non si sa che è tale (in fondo, chi sa distinguerla dalla fiction?). Oppure se ha altre qualità: per esempio, la biografia Diario d’Inverno di Paul Auster è spettacolare per lo stile in cui è scritta (il contenuto invece è quello di una vita qualsiasi, normale e umanissima). Philip Roth invece mescola di continuo biografia e fiction.
    Poesia molto più difficile. È una nicchia molto stretta… Però non credo non esistano poeti al livello di Dante.
    Mi spiego… C’è sempre il mito del passato, come se non dovesse tornare più quella gloria. Però quando il presente diventa passato, tutto cambia. E qualcuno in futuro potrebbe dire “oddio, come ha fatto questa gente ignorante a non riconoscere il valore del divino Daniele Imperi?” Molto semplice: è gente che non legge; dà per scontato che il passato sia più grande del presente, e non si accorge che la grande storia gli passa di fianco.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 1 Giugno 2015 alle 13:09 Rispondi

      Sull’idea per il post ci penso, grazie :)
      Neanche per me esistono oggi poeti al livello di Dante.
      La gloria del passato per me non tornerà, su questo sono molto pessimista.

    • Kinsy
      lunedì, 1 Giugno 2015 alle 18:11 Rispondi

      Hai ragione Livealive, il problema grosso dopo la pubblicazione è la distribuzione. Ben pochi editori possono permettersi una buona distribuzione. Ho notato, infatti, che i libri che vendono di più sono quelli che vedi ovunque, anche se ce ne sarebbero di migliori che si meriterebbero mille volte di più di essere venduti (e letti). Il lettore medio, infatti, acquista tra le proposte che ha sotto il naso, che trova in libreria, ma più spesso in edicola, e non gli importa se lo scrittore è un esordiente o se la casa editrice è piccola: si limita a sfogliare il libro e scegliere secondo il proprio gusto, ma se non ha la possibilità di vedere un libro, difficilmente lo acquisterà per altri canali. Solo un lettore forte, infatti, usa il web per trovare titoli e autori poco noti, ma magari di maggiore qualità e originalità.

      • Daniele Imperi
        lunedì, 1 Giugno 2015 alle 18:15 Rispondi

        Sì, questo è vero, ma calcola che è un problema comune in ogni campo: ogni azienda grande ha più possibilità di distribuire meglio i suoi prodotti rispetto alle aziende piccole.
        Bisognerebbe che dall’alto ci fossero iniziative per dare spazio a ogni editore.

        • Michele
          lunedì, 17 Ottobre 2016 alle 10:32 Rispondi

          Oh,scusa Daniele,era un commento per LIVEALIVE

    • Michele
      lunedì, 17 Ottobre 2016 alle 10:31 Rispondi

      Molto interessante il tuo post.Pero’ ,se la biografia di Paul Auster include fiction,allora credi che si possa definire Autobiografia?

  4. Marianna Montenero
    lunedì, 1 Giugno 2015 alle 11:38 Rispondi

    Caro Daniele, bastasse rispettare i suddetti consigli, in molti ce l’avrebbero fatta. C’è tanta gente che sa scrivere, superata in numero solo da quella che “non” sa scrivere. A tutti in più posso solo consigliare di avere tanta costanza e determinazione e di prendersi il tempo di evolversi. Non posso dire altro, ho pubblicato solo due piccoli lavori con due piccoli editori, esperienza che mi è senz’altro servita per confrontarmi con i primi lettori in tavole rotonde e presentazioni e vedere dal vivo il riscontro anche di vendita. “Bianche ali” mi ha dato molte soddisfazioni, ma alla fine ho dovuto rescindere il contratto con l’editore, che mi aveva trasmesso resoconti totalmente fasulli, smentiti dai dati delle vendite fornitemi da alcuni librai di mia conoscenza. Con questi documenti alla mano e l’aiuto di un avvocato, per fortuna, sono riuscita a rescindere un contratto difatti indissolubile e ora il libro è su Amazon. Esorto tutti a valutare attentamente la qualità del proprio lavoro, a cercare riscontri e confronti per migliorare e infine a puntare su editori seri, concorsi letterari importanti (qualcuno ce n’è) oppure su strade alternative, ma con le idee chiare su quello che è il percorso da affrontare.
    Non credo che la poesia sia un genere invendibile, ci sarebbe un lungo discorso da fare a riguardo. I poeti da rivista letteraria oggi si sono asserragliati in un mondo chiuso e soffocante, facendo il contrario dei grandi del passato, che ruppero invece gli schemi utilizzando spesso un linguaggio semplice e più popolare, in un contesto ritmico ricercato e studiato. La chiusura è dovuta tanto al sincero amore di alcuni poeti per la lingua quasi aristocratica dei colti, tanto al voler distinguere la poesia da un’arte considerata plebea come la canzone pop dei cantautori, di cui il poeta non possiede i mezzi musicali. Questo è un atteggiamento che allontana gran parte dei lettori, ma l’interesse per una poesia più moderna e accogliente non è affatto spento, lo vedo nei blog e anche nei circoli letterari, dove i caffè poetici sono frequenti. Non confondiamo la poesia con tanti versi non di buona qualità che circolano in rete (è lo stesso per la narrativa, no?), la sfida di oggi è riuscire ad accendere una scintilla, esprimere qualsiasi cosa in poche righe, che si “reggano” da sole con la loro stessa forza e quella della “musica” o del ritmo che le contraddistingue, senza l’aiuto di altro, con mezzi “poveri”. Scrivo prevalentemente narrativa, ma alla poesia non vorrei rinunciare, né come autrice, né tantomeno come lettrice.

  5. Daniele Imperi
    lunedì, 1 Giugno 2015 alle 13:12 Rispondi

    Io in giro non vedo tutti questi libri di poesia moderna. Questo che significa? Che non hanno mercato. Trovo sempre i grandi poeti del passato. Ricordo ancora al liceo quando vennero dei (presunti) poeti moderni a leggere le loro poesie: roba da dare di stomaco. Me se sono andato dalla sala, prendendomi il giorno dopo il cazziatone dalla prof.

  6. Martin Rua
    lunedì, 1 Giugno 2015 alle 13:42 Rispondi

    Sono d’accordo su tutto, anche e soprattutto sul (triste) discorso sulla poesia. La realtà è che la poesia è la forma più immediata che ciascuno di noi adopera per esprimere dei sentimenti intimi, decorandoli con parole più o meno auliche. Il punto è che in pochi, ormai, riescono a rendere quelle parole davvero uniche e suggestive. Per cui Daniele ha ragione da vendere.
    Quanto alla mia esperienza, già condivisa in altri commenti, sono uno di quei fortunati ai quali è andata bene. Le porte della Newton Compton a me sono state aperte grazie all’auto-pubblicazione. Una strada che consiglio a chi vuole provarci.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 1 Giugno 2015 alle 13:48 Rispondi

      È vero che la poesia è un modo immediato di esprimersi, ma, come dici, non tutti sono in grado di fare vera poesia. Quelle che leggo in giro, chiamate poesie, sono semplici frasi, pensieri sparsi, ma non ci leggo nulla di poetico né di vendibile.
      A te è andata bene, è vero, segno che alcuni editori scovano autori nel self-publishing.

  7. Elena
    lunedì, 1 Giugno 2015 alle 14:20 Rispondi

    Ciao a tutti,
    io ho esperienza di pubblicazione con una casa editrice indipendente, per me è stata una grande soddisfazione a livello personale, ma di certo con i proventi delle vendite del mio libro non ci pago le bollette.
    Ben diverso è rivolgersi invece ad una casa editrice più grande, con poteri distributivi e promozionali maggiori; posso dirvi che senza un’agenzia letteraria alle spalle è molto difficile, se non quasi impossibile riuscire a farsi prendere in considerazione.
    Nonostante creda molto nel web ed abbia un mio blog personale, io sono per il libro cartaceo…sarà perché lavoro in libreria, sarà perché mi piace l’odore della carta nuova, toccare le pagine con mano, ma non ho mai pensato seriamente di realizzare un romanzo in versione e-book (sicuramente è un mio limite).
    Per quanto riguarda la poesia, credo che oggi molti la considerino un anarchico flusso di parole.
    La poesia ha invece delle regole ben precise: metrica, ritmo, musicalità.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 1 Giugno 2015 alle 14:32 Rispondi

      Dei proventi e delle bollette si parlerà a breve nel blog ;)
      Sull’agenzia letteraria io ho ancora forti dubbi.
      D’accordo invece sulla poesia: è proprio quello che succede oggi, nessuno conosce e applica le regole della poesia.

  8. Tenar
    lunedì, 1 Giugno 2015 alle 17:56 Rispondi

    Ho apprezzato tutto quello che hai scritto anche se messo così, un punto dopo l’altro l’ho trovato… Un po’ freddo? Vero ma asettico?
    Alla fine, alla base di tutto, c’è l’esigenza di raccontare, quella vocina che dice che quella storia va fatta uscire, deve uscire, come imperativo categorico, non per un ritorno di soldi o di fama, ma per necessità. Tutto il resto viene dopo alla voce “come farla arrivare ai lettori nella forma migliore”.
    Io ho provato la via dei concorsi letterari. Ne ho vinto uno per racconti e mi sono piazzata in altri, per racconti e per romanzi. Così mi hanno notata i due editori per cui ho pubblicato. Con Delos, in particolare, mi trovo bene e il progetto continua con i racconti in e-book. Non è certo il grande balzo. L’obiettivo è pagare una pizza agli amici a fine 2015, non le bollette…
    Da quello che leggo nei commenti le strade sono tante e diverse e nessuna pare sbagliata a prescindere, l’unica è provarci con cuore e con testa.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 1 Giugno 2015 alle 18:00 Rispondi

      Freddo in che senso?
      Un punto dopo l’altro… perché sono sette punti :)
      L’esigenza di raccontare, è vero, ma tenendo presente la realtà e anche la fattibilità di certi progetti.
      Anche se Delos non è il grande balzo, hai comunque pubblicazioni che fanno CV, no?

  9. Lisa Agosti
    martedì, 2 Giugno 2015 alle 19:16 Rispondi

    Questo post mi ha intristito, ho riletto i sette punti e sono sicuramente veri, però l’atmosfera sottostante è un po’ cinica.
    Non so se la poesia è davvero così sottovalutata oggigiorno, ma non credo sia giusto dire che non c’è un Ungaretti, là fuori. Prima o poi ci sarà qualche altro poeta immortale, e l’unico modo per scoprirlo è continuare a scrivere poesie, pubblicarle e vedere se alla gente piacciono.

    • Daniele Imperi
      mercoledì, 3 Giugno 2015 alle 7:48 Rispondi

      Oddio, non pensavo di aver scritto un post rattristante e cinico :)
      Non dico che non bisogna continua a scrivere poesie, ma che, se vuoi pubblicare un libro con un editore, non puoi iniziare con un libro di poesie, perché non avrà mercato. Puoi pubblicarlo da te, ma chi lo comprerà? Io penso che bisogna essere prima di tutto realisti.

  10. Riccardo
    venerdì, 5 Giugno 2015 alle 11:55 Rispondi

    Ciao Daniele, sono incappato per caso sul tuo blog. Dopo una lettura di alcuni post ho deciso di seguirti. Questo post è veritiero e strappa un sorriso quando dici “Inutile polemizzare su tanti libri di VIP che sono in circolazione e che avrebbero fatto bene a non pubblicare. Quello è un altro mondo, non è il nostro. Prima si accetta questa (triste) realtà e meglio è.”
    Il panorama editoriale italiano è condito di ricette e libri vip ma se si è auto-educati a migliorare il proprio senso estetico si troveranno tanti tesori.
    Ti auguro buon lavoro!

    • Daniele Imperi
      venerdì, 5 Giugno 2015 alle 12:17 Rispondi

      Ciao Riccardo, grazie e benvenuto nel blog :)
      I libri dei VIP sporcano il mercato editoriale, ma purtroppo la realtà ancora più triste è sono pubblicati perché c’è tanta gente che li compra di sicuro.

  11. Cinzia
    venerdì, 5 Giugno 2015 alle 12:22 Rispondi

    Io trovo che ricorre troppo la parola ” mercato” che in fondo non è quasi mai un aspetto prioritario in chi scrive.Si scrive per necessità, per non esplodere (o implodere) per vedersi attraverso le proprie parole, per rinchiudersi nel proprio giardino segreto a leccarsi le ferite. Che poi si abbia necessità di un confronto, è vero, come è vero che la costruzione di una propria identità non può prescindere dal manifestarsi attraverso una pubblicazione, ma il discorso dei 7 punti mi sembra un po’ materialista, manicheo insomma. Io sto muovendo i miei primi timidissimi passi e probabilmente vado incontro a una serie di frustrazioni anche senza avere illusioni relativamente al mercato. Ma mi basta definirmi, per il momento, almeno.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 5 Giugno 2015 alle 12:36 Rispondi

      Ciao Cinzia, benvenuta nel blog.
      È vero che ricorre la parola mercato, ma il post è anche intitolato “Vuoi davvero pubblicare un libro?” Quindi, almeno in questo caso, il post è rivolto a chi scrive per pubblicare, non a chi scrive per necessità di qualsiasi natura. Il discorso dei 7 punti deve essere materialista, se vuoi scrivere per arrivare alla pubblicazione. Se invece vuoi scrivere per te stesso e basta, non servono metodi né consigli.

  12. Grazia Gironella
    sabato, 6 Giugno 2015 alle 22:05 Rispondi

    Il mio primo saggio è stato pubblicato dopo che avevo proposto all’editore il progetto, quindi in assenza di un testo già scritto. Il secondo saggio è stato pubblicato in quanto collegato al primo, perché parla comunque di scrittura. Per quanto riguarda la narrativa, sia il mio racconto lungo che il romanzo sono usciti da concorsi. I tuoi consigli sono tutti azzeccatissimi. L’idea forte, in particolare, credo sia decisiva. Anche quando scrivi un romanzo che piace ai lettori-cavia, devi pensare che l’editore cerca qualcosa di più (anche se a guardarsi intorno in libreria non si direbbe). Non basta che la storia sia scritta bene, la trama regga, i personaggi siano affascinanti. L’editore (quello importante, intendo) vuole proprio individuare l’elemento di forza, il motivo per cui il lettore sceglierà quel romanzo e non un altro. Non sempre è facile trovarlo, questo elemento, anche nel caso di una storia scritta bene. Poi ci sono tanti libri pubblicati che contraddicono questo principio, ma credo che in generale sia così per gli esordienti, in assenza di conoscenze e sponsorizzazioni varie.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 8 Giugno 2015 alle 7:58 Rispondi

      L’idea forte è l’elemento più importante, secondo me. E hai ragione: non è facile trovarla, ma specialmente per un esordiente è fondamentale.

  13. Gianni Volterra
    lunedì, 8 Giugno 2015 alle 10:34 Rispondi

    I punti citati sono indubbiamente veri. Manca però un qualcosa … La scrittura non ha regole ferree per cui ad esempio segui tutti i punti, lavori bene, ed otterrai la giusta ricompensa ovvero riuscirai a pubblicare ed a diffondere quanto scritto. Scrivere è una professione “destrutturata” come fare il cantante, l’artista, il calciatore. Fanno eco le parole di Morandi “uno su mille ce la fa”, banale e sconcertante ma vero. Quanti calciatori sono bravi ma non tutti entrano in una squadra di serie A ? Disse una volta Umberto Eco: “se il vicino di casa di Proust fosse stato un grande scrittore ma nessuno si è mai accorto di lui, pazienza. E’ stato sfortunato. A noi basta ed avanza aver avuto Proust.”
    Cosa vuol dire in altri termini ? Che conta molto la fortuna, abbinata anche al talento ma che in una professione “destrutturata” da solo serve a ben poco. E’ il caso ed il destino che il più delle volte decide chi sarà uno scrittore e chi invece no.

    • Daniele Imperi
      lunedì, 8 Giugno 2015 alle 12:53 Rispondi

      Ciao Gianni, benvenuto nel blog.
      Non credo alla fortuna, sarebbe come credere alla magia. Diciamo che è tutta una serie di circostanze che ti permette di farcela.

  14. riccardo fenizia
    martedì, 16 Giugno 2015 alle 2:03 Rispondi

    Io posso raccontarvi la mia esperienza. Senza volerlo ma per piacere ho pubblicato vari libri e articoli su temi e in modi che mi interessano. Sono prof di filosofia. Interessante davvero questo blog …adesso non ho tempo…ma volentieri vi racconterò il mio incontro con i miei editori. Davvero bravo l’ultimo incontrato, leggete pure il mio libro Gen(d)erAzione Nuova. Oltre il senso comune, se volete, ciaoo e a presto…sono in fase esami di stato e promozione idee valori del mio libro e notte serena

    Riccardo e grazie a Penna blu e a tutti voi…complicate cose

    • riccardo fenizia
      martedì, 16 Giugno 2015 alle 2:06 Rispondi

      mi sono appena iscritto, ciao a tutti

    • Daniele Imperi
      martedì, 16 Giugno 2015 alle 7:38 Rispondi

      Ciao Riccardo, benvenuto nel blog. Hai pubblicato con editori o per conto tuo?

  15. riccardo fenizia
    domenica, 28 Giugno 2015 alle 2:34 Rispondi

    Scusa il ritardo, sono impegnato con gli esami di stato..ehm. Ho pubblicato con un editore, simpatico, Passioneducativa, molto giovane e seria come casa editrice, l’ho scoperta leggendo un bel libro di filosofia di Massimo Introvigne. Ho inviato loro un estratto di alcune mie lezioni di filosofia e mi hanno detto che erano interessati, ovviamente con contratto regolare per diritti d’autore. Ho accettato e abbiamo pubblicato il libro che trovi online o in libreria. Chiedi pure altro, ciao da Riccardo

  16. Azzurra Benassi
    giovedì, 15 Ottobre 2015 alle 15:24 Rispondi

    Salve, sono incappata in questo post per caso, cercando appunto qualche drittuccia su come muoversi in questo mondo di pubblicazioni a volte meritate a volte no.
    Inutile dire che sono giovanissima (22 anni compiuti ad Agosto) e che, seppur lettrice appassionata, di questo mondo (inteso il mondo letterario) me ne intendo pressoché nulla, ma vorrei esporre anch’io il mio punto di vista in merito.
    La poesia…beh, io mi struggo su La Divina Commedia in tutti i suoi canti ogni volta che la rileggo e per quello che riguarda me medesima posso affermare che un Dante non tornerà, ma `con questo non voglio togliere niente alle nuove promesse del campo che magari a loro volta faranno successo un giorno. Concordo con Daniele quando dice che se una persona vuole iniziare a pubblicare del proprio materiale, è bene che inizi magari con una narrazione rispetto ad una poesia per via dell’ampio cerchio “commerciale” in cui potrebbe ritrovarsi (certo, tutto va in base anche al genere di narrazione che si è scelto), ma d’altra parte, se un individuo vuole portare a termine il suo intento e cercare di sbaragliare il mondo con i suoi flussi di pensiero, perché no? Ci sarà qualche sicurezza in meno che venga notato e/o pubblicato, ma un tentativo è sempre bene farlo per non incorrere in futuri “Se avessi pubblicato, chissà…” o simili.
    Io stessa sto scrivendo una storia e non mi aspetto chissà quale successo, amo scrivere e amo leggere qualsiasi cosa mi passi alla mano, di certo vorrò provare a pubblicare una volta che avrò finito e sicuramente proverò a seguire i consigli scritti, sperando in un lieto fine.
    Buona giornata a tutti :)

    • Daniele Imperi
      giovedì, 15 Ottobre 2015 alle 15:39 Rispondi

      Ciao Azzurra, benvenuta nel blog.
      Al liceo un giorno vennero dei poeti moderni (ovvio che fossero moderni, perché erano vivi…) e lessero le loro (pseudo)poesie: roba da dare di stomaco. Dante anche per me è insuperabile e dubito che tornerà uno come lui.
      Il problema delle poesie è che non danno alcuna certezza sulla pubblicazione. Ma se uno vuol perdere il suo tempo, faccia pure. Io, come editore, non le pubblicherei a priori, perché finora non ho letto alcuna poesia moderna degna di questo nome.

  17. AnnaMaria
    venerdì, 25 Dicembre 2015 alle 20:21 Rispondi

    Salve Daniele,
    Ho appena scoperto penna blu.
    Mi trovo nella mia casetta in montagna, il posto dove ricorre quando desidero rilassarmi, pensare e scrivere.
    Devo accettare il fatto che lei ha ragione, …purtroppo è così la poesia non si vende oppure potremmo metterla così ” la poesia è materiale di nicchia, per pochi, non so se è un privilegio o un danno”
    Questo mi fa venire in mente la vendita della grappa, quelle buone davvero, quelle dai gusti e aroma particolari, dalle bellissime e svariate confezioni e in commercio ce ne sono solo 50/70 pezzi e il loro costo è proibitivo, la compreranno solo in pochi, la compreranno solo gli intenditori e gli amanti i quali saranno disposti a spendere e ne comprendono il valore.
    Quando l’assapora, quando la gusti senti che scalda garbatamente lo stomaco e il suo retro gusto appaga i tuoi sensi e ella mente è immediato il messaggio di piacere, la sorseggi davanti al camino mentre il fuoco rompe il buio della stanza e persino il fastidioso rumore del boiler o del frigorifero quando parte la ventola diventano lontano quasi inesistente.
    Ecco qui! Questo per me è poesia, attimi di vita vera la compri se la vivi e la capisci.
    La poesia è tratta dalla vita dall’ascolto di sé degli altri e da tutto ciò che ci circonda, dalla capacità di sapersi concentrare sulle cose che ci piacciono e ci fanno stare bene e lasciare sullo sfondo tutto ciò che ci rende tristi e con i tempi che corrono siamo degli eroi se ci riusciamo .
    ” Povera povera poesia “……Hanno dimenticato come fa lo scorrere quieto e mite dell’acqua di un limpido fiume quando setaccia e libera pacato e discreto il suo letto.
    Ecco qui! Questo per me è poesia, quando la mente e il cuore si comportano come se fossero un limpido fiume nel quale si liberano parole pacate e discrete e scorrono senza compiere danno alcuno, ma oggi ci sono le alluvioni le inondazioni e le tempeste non c’è più tempo e voglia per la leggerezza e la sensibilità e non è colpa nostra….o forse si!?
    Tuttavia con o senza tempeste ognuno trova e affera la propria ancora di salvezza e per alcuni la poesia e la scrittura lo sono davvero ” Ecco che accade, facciamo la bellissima scoperta di avere il dono o il talento che è stato utile prima a noi …..perché questo è, prima che ad altri e’ a noi che serve”
    Prima ci salva, poi ne diventiamo consapevoli, poi comincia a piacerci e poi vorremmo donarlo perché pensiamo che la condivisione e lo scambio sia per tutti noi un valore aggiunto.
    Ecco qui! Questo per me è poesia e varrebbe la pena comprarla ma poiché oggi la solitudine generale e una terribile e triste realtà le preoccupazioni non sono da meno e meglio un romanzo una bella storia che faccia evadere a una poesia che faccia pensare, io stessa lo devo ammettere farei lo stesso ma purtroppo scrivo poesie e piccole storie .
    La poesia è per gli intenditori per chi sa cos’e quindi per pochi.
    Io scrivo per passione, per amore, spirito di osservazione, di getto e per istinto e a volte per necessità .
    Forse un giorno quando avrò più tempo, più concentrazione proverò a scrivere un libro e lei DANIELE sarà il primo a leggerlo.
    Spero di non aver annoiato nessuno ….. mi piace Pennablu

    • Daniele Imperi
      domenica, 27 Dicembre 2015 alle 9:44 Rispondi

      Ciao AnnaMaria, benvenuta nel blog.
      La poesia è per pochi, è vero senz’altro, però oggi secondo me per i nuovi autori è molto difficile farsi notare scrivendo poesie.

  18. Stefano
    giovedì, 4 Febbraio 2016 alle 19:58 Rispondi

    Ciao,
    Sto per pubblicare il mio primo libro e ho letto con attenzione i tuoi consigli.
    Ottimi e utili! Solo una domanda: quando parli dei generi “non vendibili”, nello specifico delle biografie, perché affermi con assoluta certezza che “Lʼautobiografia di Mussolini, di Mark Twain, di Stephen King, di qualsiasi altro personaggio famoso è vendibile. La tua no.”?
    Perché la “mia” no?
    Grazie per l’attenzione
    Stefano

    • Daniele Imperi
      venerdì, 5 Febbraio 2016 alle 8:17 Rispondi

      Ciao Stefano, benvenuto nel blog.
      Riguardo all’autobiografia di Mussolini, Mark Twain, Stephen King e “qualsiasi altro personaggio famoso”, lo dico chiaramente: perché questi personaggi hanno giù un pubblico di riferimento, quindi una loro biografia vende di sicuro. Chi comprerebbe l’autobioografia di Daniele Imperi? Chi la tua?

  19. Luisa
    lunedì, 4 Aprile 2016 alle 1:29 Rispondi

    A prescindere dal motivo per cui uno/a scrive, quali sono le prerogative di un bravo scrittore/scrittrice?
    Ho letto libri scritti bene che non dicevano nulla di entusiasmante, o peggio ancora libri scritti da personaggi conosciuti che hanno venduto molte copie ma che avrebbero fatto meglio a non pubblicare.
    Quanto è importante la scelta del titolo e della copertina?

    • Daniele Imperi
      lunedì, 4 Aprile 2016 alle 8:49 Rispondi

      Ciao Luisa, benvenuta nel blog. Non so quali potrebbero essere le prerogative di un bravo scrittore. La scelta del titolo è importante, ma fino a un certo punto. La copertina lo è molto, secondo me, per via dei tantissimi libri che ci sno adesso. Non è una risposta soddisfacente, ma magari ci torno in modo approfondito con uno o più post :)

      • Luisa
        mercoledì, 6 Aprile 2016 alle 1:04 Rispondi

        Grazie Daniele

  20. Luca Giannantoni
    domenica, 15 Maggio 2016 alle 12:59 Rispondi

    Pubblicare un libro non a pagamento. Giusto.

    Poi però… Non è facile. Al punto che sono arrivato al paradosso che se la casa editrice a pagamento fosse seria ed assicurasse una promozione editoriale VERA, per assurdo potrebbe essere addirittura meglio di una casa editrice non a pagamento…

    http://www.ultimasettimana.it/2016/05/11/pubblicare-un-libro-a-pagamento/

    Certo è un po’ una contraddizione in termini…

    La verità è proprio in questo post: progetto valido, lo studio del mercato editoriale…

    Lo scrittore non è più solo uno che scrive insomma!

    • Daniele Imperi
      lunedì, 16 Maggio 2016 alle 8:26 Rispondi

      Ciao Luca, benvenuto nel blog. Le case editrici a pagamento non sono vere case editrici, ma tipografie. E soprattutto non ti assicureranno mai tutto quello che dici, addirittura passaggi in radio e TV. Queste cose da grandi editori, non da rubasoldi come gli editori a pagamento. Se chiedono soldi a un autore è perché non ne hanno da investire, prima di tutto.

  21. Luca Giannantoni
    martedì, 17 Maggio 2016 alle 15:29 Rispondi

    Assolutamente d’accordo con te. L’importante è che gli autori siano consapevole della realtà subito dopo aver pubblicato.

    La piccola casa editrice come ti porta sullo scaffale?

    In alcuni casi è così difficile vendere i libri che l’autore è necessariamente centrale nel processo di distribuzione e vendita per una piccola casa editrice che non riesce da sola a mandare centinaia di copie nelle librerie di un perfetto sconosciuto e a farsele anche esporre magari.

    L’autore deve creare se stesso come scrittore soprattutto dopo aver scritto un libro.

    La provocazione era un modo per ragionare sul fatto che nemmeno le case editrice piccole non EAP alla fine ti fanno la vendita del libro. Non hanno soldi ne mezzi massicci per potercela fare nella stragrande maggioranza dei casi. Hanno radio, recensioni importanti su testate nazionali, librerie?

    Alla fine chi vende come vende?

    Tra editore non a pagamento, a pagamento e Self Publishing a livello di distribuzione e promozione che differenza c’è?

    Parlo di distribuzione e promozione… Tutto quello che avviene prima la differenza è abissale. Ripeto: è una provocazione.

    A cui vorrei una risposta

  22. Alessandro
    martedì, 7 Marzo 2017 alle 22:24 Rispondi

    Salve a tutti, sinceramente mi posso considerare uno scrittore esordiente visto che sto lavorando al mio primo libro e che inoltre per me tutto questo mondo riguardante anche l editoria mi è nuovo, visto che comunque ho visto anche degli appassionati, voglio specificare che il libro che sto progettando e una storia che dovrebbe cercare di coinvolgere il lettore in tutti i sensi, sapere come va avanti la storia ecc. In poche parole con questo voglio dire che anche se non riuscissi a pubblicarlo, e una storia che comunque mi sento in dovere di finire, poiché fin dall inizio mi ha preso molto. La cosa bella per carità e pensare che magari qualche lettore apprezzi il lavoro fatto, ma è comunque il fatto che vada come vada l opera rimanga una cosa tua personale, avere la soddisfazione di dire cavolo ci sono riuscito e son fiero del risultato, questo e quello che penso io

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