
Io non sopporto più le saghe fantasy, ne ho parlato quando ho scritto di saghe e trilogie. Non se ne può più, la mia sensazione è che stia leggendo sempre la stessa storia senza mai vedere la fine all’orizzonte.
Così mi sono divertito – esagerando un po’, magari – a elencare 10 motivi più uno per cui uno scrittore non dovrebbe mai scrivere una saga.
- La storia diventa una gabbia: ti ritrovi costretto dentro un unico mondo senza scampo. Prendiamo Terry Brooks: si è infilato nella saga di Shannara nel 1977 e dopo quasi 40 anni è ancora lì dentro, rinchiuso nelle Quattro Terre senza possibilità di fuga. Prendiamo George Martin: si è infilato nella saga delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco e dopo quasi 20 anni è ancora rinchiuso in Westeros.
- La scrittura non migliora: perché non sperimenti altri universi letterari. Se scrivi sempre le stesse cose, delle stesse ambientazioni, degli stessi personaggi, anche la tua scrittura sarà ingabbiata, perché non avrà modo di essere testata su altri temi. Il dizionario stesso ne risentirà, perché potrai attingere a un database limitato di parole. Più generi proverai e più la tua scrittura si rafforzerà.
- Rischi l’incompiuta: non penserai mica di essere eterno? Puoi morire senza aver concluso la storia. Perché una saga, diciamolo senza mezzi termini, è una storia e non una serie di storie. Il rischio di lasciare il lettore a bocca asciutta c’è. Sai che bello se un giorno qualcuno si permetterà di finire la tua saga come vuole lui?
- Costringi il lettore a seguirti: per sapere tutti gli sviluppi. La saga diventa una droga, ma è naturale, il lettore quando finisce di leggere un romanzo non ha ancora concluso la storia. Tu lo stai costringendo a una continua apnea, a un’infinita tensione e suspense che non fa certo bene al suo stato mentale.
- Fai spendere un patrimonio al lettore per leggere una sola storia: se leggi Martin in italiano, ti ritrovi come me che ho speso soldi per 9 libri e alla fine ne ho letti invece 4, perché Messer Mondadori ha spezzettato in due e anche tre parti i vari romanzi. Ma comunque il lettore spende parecchio per leggere alla fine soltanto un’unica storia: la tua bella saga.
- Stressi il lettore: che si deve sorbire i tuoi trucchi per allungare un brodo senza sapore né consistenza. La mia idea è che le saghe fantasy siano come Beautiful, un continuo allungare la storia con ogni possibile ostacolo per bloccare il corso degli eventi. Attori che appaiono e scompaiono per poi ricomparire come comparse sparse qui e là.
- Saga chiama saga: rischi di produrre solo saghe. Perché la saga tira, lo sai. La saga ti infila in testa strane idee, cominci a pensare al seguito di una storia prima ancora di pensare al suo primo volume. È successo anche a me quando stavo tentando di scrivere il mio primo romanzo fantasy. Che cosa è successo? Che avevo creato (a livello di elenco di titoli e non più) una serie lunghissima di opere (due romanzi autoconclusivi, un’eptalogia, 5 trilogie e 3 raccolte di racconti). Pazzesco.
- Portfolio scarso: alla fine hai una sola opera. Quando vedo il sito di un autore fantasy e trovo le sue saghe senza fine, la mia sensazione è che fra le opere pubblicate ce ne sia solo una. Stesse copertine (dai, si somigliano tutte), stessa casa editrice (ovvio, ha trovato la gallina dalle uova d’oro e i polli che le danno da mangiare). Ma che scrittore prolifico! No, che scrittore pigro!
- Non sarai in grado di scrivere altro: sei talmente inserito nella produzione della tua immensa saga, costretto in un modus scribendi preciso, chiuso in uno stato mentale limitato che, se non avrai più idee su come finire la tua saga, rischi di non saper scrivere altri generi di storie. La tua carriera di scrittore è finita.
- Avrai più possibilità di essere pubblicato: se scrivi solo saghe fantasy, il tuo raggio d’azione sarà molto limitato. E così il mercato a cui ti rivolgerai. Specialmente se sei all’inizio, sarà più semplice proporre a un editore un romanzo autoconclusivo che il primo capitolo di una saga.
- Bonus. Potresti stancarti della tua saga: capita, no? Io rischio di stufarmi della storia anche mentre la scrivo, perfino se si tratta di un breve racconto, figuriamoci che succederebbe alle prese con una saga! Che cosa accadrebbe? Deluderai il lettore, che appunto non potrà sapere come andrà a finire quella storia (che ovviamente neanche tu sai), deluderai l’editore (che sapeva di contare su 15 volumi).
Non state scrivendo saghe, vero?
Anche perché io non ve le compro
Lorenzo Brigatti
Ciao Daniele,
condivido la tua opinione, ma solo in parte. Non tutte le saghe fantasy sono scritte per allungare il brodo e per fidelizzare lettori.
Se prendiamo la saga di Stephen King, la Torre Nera, è stata scritta lungo un arco di vent’anni, ma nel frattempo il Re si è dedicato a tante altre storie, contenute in racconti più o meno lunghi oppure in veri e propri libri.
Scrivere è una saga è ok, anche se sei uno scrittore agli inizi, basta che non ti concentri solo su quella e ti tieni la possibilità di abbandonarla e di dedicarti ad altro.
Daniele Imperi
Ciao Lorenzo, benvenuto nel blog.
Sì, ci saranno pure eccezioni, come King. Abbandonarla, dici? E come ho scritto lascerai i lettori a bocca asciutta, avrai un’opera incompiuta.
Lorenzo Brigatti
Grazie Daniele!
Quando parlavo di abbandono, era in senso temporaneo. Inutile tormentarsi e convincersi di dover finire una storia (trilogia o libro che sia) quando ci sono altri progetti che ti intrigano di più.
Certo, c’è il rischio di non finire nulla in questo modo, ma credo che le storie ogni tanto abbiano bisogno di periodi di riposo per crescere e svilupparsi nella fantasia di chi le scrive. Voler finire a tutti i costi può far crollare la qualità di una storia, soprattutto di una saga con lettori voraci ed esigenti.
Laura
Dipende dagli autori sulla maggior parte dei punti, secondo me. Io ammiro molto la capacità di Robin Hobb di aver creato alla fine un unico universo, ma con una quantità di culture e popolazioni che da una trilogia all’altra si cambia totalmente argomento e temi, e quando poi ci si rende conto che tutto va a costruire un’unica immensa storia si rimane sbalorditi, almeno per me è stato così. L’autrice con questo pseudonimo ha pubblicato quattro trilogie e ha annunciato la quinta per agosto di quest’anno, e solo un’altra serie di un mondo a parte, mentre con un altro pseudonimo ha scritto per lungo tempo di fantascienza. Il suo universo principale funziona bene perché, per quanto sia consigliabile leggere tutte le serie in ordine (malgrado la Fanucci in Italia si impegni a rovinare l’esperienza ai lettori, visto che pubblica le serie in disordine a seconda delle vendite), ogni storia è conclusiva a parte, di tre in tre, e di conseguenza ogni nuova trilogia è un progetto consecutivo ma a parte allo stesso tempo. A me piace davvero molto.
Dipende soprattutto se parti con un progetto definito o se parti con l’idea di SCRIVO UNA TRILOGIA, butti il primo un po’ lì, vedi se te lo pubblicano e poi eventualmente continui. Questa tattica rischia di rendere poi la stesura legata ai tempi e alle richieste dell’editore, e può compromettere il lavoro come lo si è pensato. Tipo giusto Martin che si è sentito dire “col cavolo” quando ha proposto un salto temporale in avanti significativo da un romanzo all’altro, o la Rowling, che secondo me poteva fare meglio con il suo ultimo romanzo. Avere un prodotto concluso e coerente in genere offre maggiore qualità.
Brooks mi impressiona, ma come Camilleri, pur scrivendo di un genere completamente diverso. L’idea che abbiano messo la fine di Montalbano in cassaforte e che lui debba continuarne a scrivere fino alla morte inquieta un po’.
Daniele Imperi
Ciao Laura, benvenuta nel blog.
Mi hanno consigliato la Hobb, ma proprio per il fatto che scrive solo trilogie mi fa desistere dal provare a leggerla.
I romanzi di Montalbano però non sono saghe, possono essere letti singolarmente.
Strauss
Ciao Daniele, buona domenica a te. Come non essere d’accordo! Una cosa sono le trilogie, (un’altra sono le sa/eghe) fantasy) che costringono il lettore a seguire lo scrittore nell’allungamento del brodo come dici bene tu. Sono escamotage quando non si ha più niente da dire.
Daniele Imperi
A me però cominciano a stufare anche le trilogie…
Elisa
Mi sa che il punto 4 e 5 sono voluti! Ti prendo al laccio e nonti mollo per altri 30 sequel!
Daniele Imperi
Ah, potrebbe essere
MikiMoz
Diciamo che apprezzo più le saghe crossmediali, ecco.
Almeno ti devi raccapezzare tu tra diversi media, giostrarti, esplorare, ricercare…
Moz-
Daniele Imperi
Sì, ma in letteratura come le trovi queste saghe? Se sono crossmediali, appunto, vanno oltre il romanzo.
MikiMoz
Sì, ma infatti io non ragiono mai solo per romanzo, quando parlo di scrittura…
Moz-
Alberto Riva
Sono saga INdipendente, con il tempo ho via via sviluppato una crescente mancanza di interesse per tutto ciò che mi appare “saga” nella più ampia accezione del termine.
Quindi no a letture con sfumature di grigio, a fantasy, a Patricia Cornwell (sono stato in cura per mesi, li avevo letti tutti…).
Ciò nonostante non escludo nulla nel futuro, magari solo per una informazione superficiale, e non una lettura completa..
Sperando di trovare una sedia libera da Feltrinelli.
Daniele Imperi
Ciao Alberto, benvenuto nel blog.
Sono diventato INdipendente anche io. Il fatto è che sono uno che si annoia facilmente e ho un continuo bisogno di novità letterarie.
Moonshade
Ciao!
Ci sono saghe che sono riuscita a seguire e altre proprio no (soprattutto nei fumetti, il rischio di ‘incompiuta’ ‘trilogia” e “tempi biblici” sono i maggiori fattori che mi fanno desistere dalla loro lettura).
A me il meccanismo del “romanzo a puntate” e quindi della saga mi piace {se fatto bene, ovviamente}, mentre al contrario non mi piace che un mondo complicato come può essere presentato in un fantasy o sci-fi venga rilegato solo ad un volume. Di mio posso dire che tendo a pianificare, fare schemi e decidere quanti “numeri” si compone, cosa succede quando, etc, : così capisco cosa è il caso di togliere, quale vicenda eliminare per restare all’interno della numerazione che mi ero prefissa, proprio perché per istinto tutti o quasi i punti che hai elencato mi creano fastidio (nel caso di Martin, avrebbe potuto finire almeno le stesure dei libri per i lettori prima di correre al riparo per i capricci dei telespettatori: quello che non ha scritto in 10 anni non potrà scriverlo in 3), ma la cosa che vorrei evitare è appunto il trovarmi ad un punto morto che non avevo previsto o peggio, l’allungamento del brodo. Soprattutto non mi piace l’idea di scrivere una sola cosa per il resto della mia esistenza. Preferisco magari scrivere/disegnare un 4 “volumi” fantasy, 6 di horror etc, ma dello stesso ‘mondo’, ma farlo pianificando già svolgimento, morte e soprattutto fine entro un tot di uscite(se decido essere 4 volumi, sono 4 volumi). E poi No alle trilogie: Tolkien è Tolkien, basta trilogie, basta eroi che vivono in una fascia climatica temperata e in una cultura medievaleggiante con nomi schiacciati a caso sulla tastiera.
Daniele Imperi
Forse concordo sul fatto che un mondo complesso nel fantasy e nella fantascienza non sia semplice relegarlo in un solo volume, ma dipende: ti scrivo un romanzo di 1000 pagine e sono a posto
Non avevo pensato alla fascia climatica temperata in cui abitano di solito gli eroi
Pensa che il protagonista del mio Rottami abita oltre il circolo polare.
Moonshade
Vero, 1000 pagine solide sono meglio di 6000 bucate! (Ma io soffro di scrittura gargantuesca!)
*-* amo i circoli polari e i climi da taiga/ nevi perenni, lo leggerò!
Enzo
Daniele anche sta volta dici bene. Anch’io non sopporto i serial-story; e me ne compiaccio di questa spiegazione data. Esaustivo e chiaro.
Ma io non sopporto quelle storie che hanno uno stesso fil rouge, non solo le fanta-storie.
Daniele Imperi
Sì, diciamo che nel fantasy è più frequente, ma non solo. Anche altri generi sono stati invasi dalle saghe.
Gabriele Mercati
Ciao Daniele sono di nuovo a rompere….Ah Ah Ah! Guarda caso in fatto di saghe capiti a fagiolo: ne ho scritta una per ora di tre romanzi. Ad onor del vero contagiato da Ken Follett ho scritto un lungo romanzo “Matilda” ambientato nel medioevo (fantasia ma con un gran connubio con il reale, detto da editori). Sta per uscire a breve. Come accenni tu, per non restare in trappola di me stesso, (sicuramente l’ ho fatto inconsciamente visto che a quel tempo ero meno di un esordiente), dopo quel lavoro molto lungo, ho scritto “Pandemia” pubblicato da due anni che è tutta un altra cosa. Poi ho scritto altre due storie della saga medievale, ma andando indietro nel tempo di due secoli (con personaggi diversi). Nel bel mezzo di questi lavori ho scritto un romanzo ambientato nei giorni nostri che, rappresenta uno spaccato dell’attuale situazione socio-econimica del momento in cui viviamo, anche questo sarà in libreria prima del salone di Torino . Adesso ho a mezzo due lavori completamente diversi. Insomma, per non perdere la genuinità mi sono detto: trattiamo diversi argomenti, così la vena non si esaurisce! Leggendoti concordo “non farsi prendere dentro le proprie prigioni mentali. Ottimo articolo! Ciao Gabriele
Daniele Imperi
Grazie Gabriele.
Inventare un mondo e poi scrivere storie di varie epoche di quel mondo: questo credo possa essere un modo per evitare la saga e continuare a scrivere del mondo che ci appassiona.
Tenar
Hai ragione, Daniele.
Il mio istinto, quando finisco un progetto, è di cercare di fare qualcosa di completamente diverso. Il risultato è che il secondo progetto, proprio per questo, non va bene all’editore1 e bisogna ricominciare da capo e poi ancora…
E poi, lo ammetto, se mi venisse un’idea da sviluppare su più romanzi e fosse pure di successo come potrei non esserne felice?
Daniele Imperi
Nell’elenco infinito dei progetti narrativi ci sono storie completamente diverse una dall’altra, anche se come genere letterari più o meno siano nella stessa cerchia.
Il fatto è che io mi annoio facilmente, mi stufo preso di qualcosa e ho bisogno del giocattolo nuovo ogni volta
Il secondo tuo progetto puoi mandarlo a un altro editore, no?
Elisa
È il metodo che seguo anche io. Mi piacciono i libri giganti e le saghe (anche se l’ultima che ho letto era quella di Eddings) ma la parte scrittoria del mio cervello non concepisce storie più lunghe di 50-60mila caratteri. Il mondo che ho in testa in compenso mi rifornisce di molte idee per storie diverse.
Emma
ciao Daniele!
Interessante articolo, anche se la mia conoscenza del fantasy è limitata a Tolkien e poco altro direi. Il mio ideale di scrittura fantascientifica rimane ancorato ai racconti di Asimov, a Solaris di Lem e alle Cronache marziane di Bradbury… non una grande varietà ma sicuramente ottimi a livello qualitativo. Tolkien non mi ha stancata per nulla, anche se aprendo Il signore degli anelli ho pensato che fosse troppo per me. Sbagliavo!
Amo la forma racconto e sono d’accordo con te soprattutto per quanto riguarda il rischio per l’autore di invischiarsi in un mondo paludoso e senza via di uscita.
Ah, puntini sulle i: al punto 6 “beautiful” e non “beautyful”; al punto 9 “carriera” singolare.
Grazie ancora!
Emma
Daniele Imperi
Ciao Emma, grazie della segnalazione dei refusi, tanto per ribadire quanto ho scritto sugli errori nei libri
emma
A te sento di fare un piacere e non un dispetto. Come quando hai qualcosa sulla faccia e i tuoi interlocutori non si azzardano a dirtelo per non ferirti o per godersi lo spettacolo. E tu ti comporti come sempre, con la inconsapevole differenza che hai una caccola fuori da una narice o una sbavatura di gelato sulla guancia. Bellissimi anche gli articoli sugli errori!
Francesco La Manno
Anche io la penso come te.
Di solito, leggo solo un libro (massimo due) di una saga, anche perché preferisco rivolgere la mia attenzione ad altre opere, oppure ad altri autori.
Alessandra Martelli
Buongiorno Daniele,
che dire … hai colto nel segno! I punti 1, 4, 5 e 7 sono il leitmotiv del mio pensiero quando si finisce con il discutere di saghe letterarie. Dovrei stampare questo articolo e distribuirlo agli amici alla prossima occasione
Nel tempo ho sviluppato una cordiale allergia alla letteratura fantasy (nonostante ami molto il genere in altri contesti), in buona parte proprio a causa delle saghe. I millemila romanzi del ciclo di Shannara insegnano: dopo un po’, inevitabilmente, il mondo che il lettore ha imparato a conoscere ed amare si trasforma in una “zuppa” senza fine dove cambiano nomi e volti ma, in fondo, la storia narrata è sempre la stessa. Guardandola dal punto di vista del lettore, arriva il punto in cui il colpo di fulmine si trasforma in inerzia; dal punto di vista dello scrittore, ci si ritrova legati mani e piedi ad un universo troppo complesso, che non permette di inserire agevolmente bivi o svolte che disegnino un sentiero diverso da quello tracciato all’inizio.
Inoltre, come lettore trovo decisamente irritante che l’autore mi costringa ad aspettare mesi o a volte anni per sapere come va a finire … soprattutto perché, in alcuni casi, la fine non arriva mai.
Katia Anna Calabrò
Come ho già detto in passato, non sono una grande fan del fantasy.E se poi si parla di vampiri… mi viene l’orticaria. Ad ogni modo, le saghe non ci sono solo nel fantasy.
In generale, fino al terzo libro (magari in questo caso trilogia è il termine più adatto?), ci sto anche. Poi diventa sopa opera!
Trovo che proseguire all’infinito dentro la stessa storia, gli stessi protagonisti, lo stesso mondo, le stesse atmosfere, appiattisca la creatività dello scrittore, la qualità della sua scrittura ed il piacere di leggere le sue storie. Per lo scrittore diventa un “scriversi addosso”. Quasi un citare se stessi, ancora ed ancora, restando in zona di sicurezza, senza prendersi la briga di abbracciare nuove sfide.
Trovo una valida alternativa quella suggerita da Daniele nei commenti: lo stesso mondo in epoche diverse. Alla fine, è un po’ quello che succede anche leggendo libri non fantasy ma dello stesso autore: spesso ci racconta dello stesso mondo (il nostro), il luoghi diversi, anni diversi, con personaggi diversi.
Come lettrice, non arrivare mai alla conclusione della storia è frustrante. In molti casi fa persino sentire usati: ti sembra come se lo scrittore ti usasse per vendere anche il libro successivo. O almeno, questa è l’impressione che fa a me.
Sabrina Guaragno
Buonasera Daniele

Anche a me non sono mai piaciute quelle saghe interminabili, di cui non riesci quasi a finire la lettura di un volume, che in commercio sono già usciti altri due seguiti. Alcuni autori poi, sono di una sadismo impressionante, e come hai detto tu, allungano il brodo con una storia improponibilmente lunga che costringe il lettore a tanti sacrifici e crisi nevrotiche. Però non sono completamente d’accordo con il tuo punto di vista. Se una storia funziona, è di qualità, i personaggi sono avvincenti, insomma se lo scrittore è uno Scrittore con la s maiuscola, che conosce il suo lavoro e sa farlo bene, la saga non diventa una condanna, ma anzi, una bella esperienza sia per il lettore che per l’autore. Dico assolutamente no alle saghe concepite per durare dozzine di volumi (anche se a volte la mia mente avrebbe tanta voglia di sfornarne), perché solo il pensiero mi fa venire la nausea e girare la testa. Ma le trilogie, le trilogie secondo me sono la perfezione delle saghe. Puoi leggere una trilogia che fa schifo, avrai sprecato ben poco tempo della tua vita ma, cavolo, alla fine almeno avrai completato la lettura e saputo il finale! E se si vuole continuare la storia? Se i fan strepitano? Se l’autore ha un parto imminente di nuove idee non indirizzabili altrove? Nuova trilogia! Preferisco leggere 3 trilogie che si susseguono, che non nove libri di una sola saga. Ogni trilogia deve avere un suo finale, perché se a me, lettore, basta il finale della prima trilogia, non inizio a leggere la prossima, anche se esiste, e tanto piacere. Ho scelto il primo finale. Se poi i personaggi si ammazzano e muoiono, fatti loro.
Non credo che le saghe rendano un autore così “poveraccio”, alla fine se ci si vuole rinnovare, lo si riesce anche rimanendo nello stesso campo, tutto sta nell’impegno e nella bravura.
Un “buuuu” per gli scrittori pigri
Daniele Imperi
Una trilogia con ogni libro con un suo finale ha senso, altrimenti è solo una furbata secondo me. La saga delle Cronache del ghiaccio e del fuoco è ben fatta, ma è durata troppo a lungo e io, lettore, mi dimentico di quaso tutto.
I fan possono poi strepitare quanto vogliono, è lo scrittore che deve avere l’ultima parola, non credi?
Sabrina Guaragno
Sicuramente, sta a lui decidere se “sfruttare” la situazione, ma se lo fa, deve farlo con professionalità, non solo per guadagnare
Giorgia
Anche io mi sono stancata delle saghe, ma poi le leggo. Perché la maggior parte delle trame che mi piacciono sono urban fantasy, e quindi il 90% sono saghe. Però fino a che sono 7 tipo Harry Potter posso anche leggerle. Ma ho visto in giro di saghe di 22 libri o circa, e sono rimasta sconvolta. Primo perché mi sono chiesta quanti soldi uno spende SOLO per quella saga, e poi perché secondo me così tanti libri che parlano di un solo “mondo” dopo un po diventato come Beautiful per forza di cose. Come la saga che ho abbandonato a poco al primo libro. Mi piange un po il cuore perché amavo la protagonista, ma sono arrivata a più della metà e mi sono resa conto che sembrava molto che la storia si stesse allungando perché se no sarebbe finita presto.
Alessandro p
Non sto scrivendo proprio una saga, ma un romanzo suddiviso in varie parti che raccontano le imprese del protagonista un eroe greco in cerca di riscatto dai wuoi crimini do guerra
Irene Sartori (Erin)
Io ho problemi con la saghe, nel senso che tenderei a ideare sempre saghe e trilogie, ma non sono ancora nemmeno riuscita a scrivere un romanzo. Un bel problema. Ho già ideato due saghe che ho dovuto accantonare, che tristezza! Bisognerebbe essere immortali per scriverle tutte …
Daniele Imperi
Allora è meglio che ti concentri su un romanzo conclusivo, no? Parti dal mondo che hai creato, tira fuori una storia e scrivila. Poi pensa al suo probabile seguito.
Irene Sartori (Erin)
Ottimo consiglio! in effetti è quello che sto provando a fare da un anno a questa parte. Mi dico che ho solo diciannove anni, che sono ancora giovane, ma non m’importa. Io voglio scrivere un libro. Il problema è che ho tante storie, tutte mi piacciono molto, troppe forse non sono davvero buone, e non riesco a finirne nessuna nonostante per qualcuna sappia già la fine. Caspita, è proprio difficile scrivere … ma è anche troppo bello. Grazie per questi articoli bellissimi e interessanti, mi sono stati di grande aiuto per capire molte cose e per amare ancora di più la scrittura.
Daniele Imperi
Allora tu hai la sindrome da troppe idee come me
Vedi se quel post ti può aiutare.