Due parole sulla moderna letteratura per ragazzi

Ovvero: i romanzi “young adult” di ultima generazione

Classici

Oggi va molto in voga il concetto di “letteratura young adult” e chissà perché anche in Italia debba chiamarsi con termini inglesi. C’è anche un po’ di confusione su quale sia l’intervallo d’età dei lettori di questi romanzi. Alcuni parlano di un’età compresa fra i 12 e i 18 anni, altri fra i 15 e i 20. Per quanto mi riguarda a 20 anni sei un uomo o una donna.

In termini italiani la letteratura per ragazzi dovrebbe abbracciare tutti quei lettori che frequentano le scuole medie inferiori e superiori, quindi dagli 11 ai 18 anni, anche se forse certi libri non sono propriamente adatti per gli undicenni. In sostanza si tratta dunque di libri per adolescenti, quindi possiamo porre come limite minimo l’inizio della pubertà e massimo la maturità scolastica. Massimo per modo di dire, perché anche agli adulti piace leggere i libri per ragazzi.

Com’è cambiata nel tempo questa letteratura? Quali libri per ragazzi si leggevano una volta e quali romanzi si leggono e si prediligono oggi?

I romanzi per ragazzi dei tempi che furono

C’è stato un tempo – molto prima che io nascessi – in cui da ragazzi si leggevano ben altri autori e ben altre storie. Titoli come I ragazzi della Via Pál di Ferenc Molnár, Cuore di Edmondo De Amicis, Piccole donne di Louisa May Alcott, Moby Dick di Herman Melville, La capanna dello zio Tom di H. B. Stowe, o anche i romanzi di Charles Dickens, di Mark Twain, di R.L. Stevenson, di Jack London o le opere nostrane di Giuseppe Verga, Grazia Deledda, Emilio Salgari, Italo Calvino, Giovannino Guareschi.

Quanti ragazzi, quanti adolescenti leggono questi autori e le loro opere? Sembra quasi che leggere i classici non sia più di moda, perché quella letteratura è stata soppiantata da una nuova letteratura, che non eccelle certo in originalità e in qualità della scrittura.

Trovatemi, fra le opere citate e fra gli autori citati, emulazioni e scopiazzamenti. Oggi, invece, basta che un romanzo “young adult” abbia successo e tutti lì a cavalcare l’onda, nella speranza che Hollywood acquisti poi i diritti del libro per farne un film da cento milioni di dollari.

Forse oggi non si è più abituati a leggere certe opere. Eppure mio nonno buon anima, che frequentò a mala pena la terza elementare, contadino prima, soldato poi, netturbino infine, lesse Le mie prigioni di Silvio Pellico. Oggi, sicuro, manco sanno cosa sia.

La letteratura “young adult” diventa letteratura distopica

Una delle mode odierne nella letteratura è la fantascienza apocalittica distopica, ossia una visione pessimistica del futuro della razza umana. In letteratura non è certo nuova la fantascienza apocalittica. Già Mary Shelley aveva dipinto un futuro oscuro per l’umanità ne L’ultimo uomo del 1826. Guido Morselli aveva scritto nel 1973 Dissipatio H.G., primo contributo italiano a questo filone narrativo.

Ma adesso all’apocalisse si aggiunge la distopia: ossia il contrario dell’utopia, quindi un mondo in genere dittatoriale o pseudodemocratico (come quello che già abbiamo?).

Parliamo per un attimo di 5 serie di romanzi per ragazzi, tutti appartenenti al genere della fantascienza distopica e cerchiamo eventuali (eventuali?) tracce di similitudine.

  1. La tetralogia iniziata con The Giver di Lois Lowry nel 1993: una società perfetta, che vive dentro una sorta di bolla di energia, nasconde la verità ai cittadini per proteggerli dai pericoli del mondo esterno. I compiti di ognuno vengono assegnati dalle autorità. Uno di loro si ribella e fugge.
  2. La trilogia iniziata con Divergent di Veronica Roth nel 2011: una società perfetta, che vive all’interno di un recinto, nasconde la verità ai cittadini per proteggerli dai pericoli del mondo esterno. I compiti di ognuno vengono assegnati in base a ognuna delle cinque fazioni in cui è divisa la società. Una di loro si ribella e fugge.
  3. La trilogia di Hunger Games di Suzanne Collins iniziata nel 2008: la nazione di Panem è divisa in distretti e governata da un dittatore. Ogni anno, a causa di una rivolta, si scelgono un ragazzo e una ragazza per partecipare a un combattimento mortale.
  4. La trilogia di Maze Runner (ma è poi nata anche una duologia come prequel) di James Dashner iniziata nel 2009: alcuni ragazzi si risvegliano in una radura chiusa da alte mura, oltre le quali c’è un Labirinto. Scoprono che è un gioco creato per valutare i più forti.
  5. La trilogia di Dominant di Irene Grazzini iniziata nel 2017: una società perfetta, che vive dentro la Cupola, barriera di energia, nasconde la verità ai cittadini per proteggerli dai pericoli del Mondo di Fuori. Una ragazza aiuta una donna ferita e è costretta a fuggire.

Divergent o Dominant?

Divergent-Dominant

Già è strano che il romanzo italiano si sia intitolato come in inglese Divergent, quando nel libro si parla di Divergente e Divergenti e non certo di Divergent. È però ancor più strano che la trilogia di un’autrice italiana, scritta per il pubblico italiano, debba avere come titolo Dominant, quando nel romanzo si parla di Dominante e Dominanti.

Che poi in Divergent ci siano i Pacifici, gli Intrepidi, gli Abneganti, i Candidi, gli Eruditi – oltre ai misteriosi e pericolosi Divergenti – e gli Esclusi che nessuno sopporta e in Dominant ci siano i Dominanti, appunto, i Vigilanti e i Recessivi che nessuno sopporta mi pare troppo casuale: assonanze che fanno pensare, insomma.

Dominant sembra la risposta (sbagliata) italiana a Divergent.

PS: ho scoperto che una certa Ruth Silver ha iniziato nel 2014 una trilogia di fantascienza distopica con il romanzo Aberrant… appena finito questo post ne inizierò una anche io: Depriment.

Dalla letteratura per ragazzi alla letteratura young adult

Credo sia normale che i gusti dei lettori cambino, perché cambiano i tempi. La qualità dei romanzi, però, sta calando. Ho letto dei libri per ragazzi in lingua originale, erano fantasy, ma nulla di epico, nulla di scopiazzato a Tolkien. Erano buoni romanzi. E nulla di sdolcinato e pseudovampiresco come Twilight.

Però queste storie di fantascienza distopica non m’hanno lasciato nulla, eppure è un genere che apprezzo, che stuzzica anche la mia fantasia. Alla fine sembrano fatti tutti con lo stesso stampo, eppure il grande Philip K. Dick ha saputo scrivere romanzi di fantascienza distopica con trame e messaggi ben chiari e originali. Ma Philip K. Dick era, appunto, Philip K. Dick.

Il futuro della letteratura per ragazzi

Spero non sia confinato nella fantascienza distopica. Spero che si inizi a rispolverare i classici, che hanno preso parecchia polvere e rischiano di esserne sommersi. Spero che prima di mettersi a scrivere delle solite cupole e bolle d’energia, delle solite classi sociali gli autori pensino anche a un messaggio da dare: con tutto ciò che accade sul pianeta il materiale non manca di certo.

La letteratura per ragazzi mi sta a cuore, perché è una letteratura rivolta al futuro dell’uomo: i ragazzi sono gli uomini del domani e non possono formarsi con storie che non lasceranno traccia.

Questo post non ha mantenuto la promessa del titolo: dovevano essere due parole e ho finito per scriverne 1177.

55 Commenti

  1. von Moltke
    giovedì, 6 Aprile 2017 alle 7:42 Rispondi

    Mi è venuto un colpo quando ho visto „Moby Dick“ nella lista dei romanzi per ragazzi: io l’ho letto in inglese, ed è stata un’impresa. Appagante, ma un’impresa. La mole è direttamente proporzionale alla sostanza del capolavoro, e non ce lo vedrei un undicenne a districarsi fra interi capitoli di cetologia e altri che paiono scritti per il teatro. Ma probabilmente ti riferisci a quelle riduzioni per ragazzi che esistono anche di tanti altri libri che sono stati scritti per adulti (I Viaggi di Gulliver, per citarne uno) e che sono poi passati per tutt’altro.
    Per il resto, ho trovato l’articolo succoso e interessante. Non avevo idea della mole di romanzi scritti in serie, di argomento apocalittico-distopico. Stavo per preoccuparmi, in quanto ho scritto da poco un romanzo di argomento apocalittico, ma a parte che i protagonisti sono adulti, lì si tratta di apocalisse vera, ossia la fine del mondo, e non ci ho trovato molto in comune con le serie citate.
    Che dire? Anche quì, come ovunque, si assiste ad un deficit di fantasia che si rispecchia anche in quello per i messaggi da passare al lettore. Un grande scrittore è quello che ha da dire qualcosa sull’Uomo e sul mondo che vale anche a distanza di secoli; uno scrittore decente è uno che, almeno, ci prova, e sa raccontare una storia. Ma questi sono dei volgari plagiari alla ricerca del soldo, con neanche (mi azzardo ad indovinare) il talento del narratore.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 6 Aprile 2017 alle 12:18 Rispondi

      Moby Dick io l’ho abbandonato a pagina 50, mi pare, ma una volta si leggeva da ragazzi, anche se non a 11 anni.
      Dei romanzi citati ho trovato ben scritti quelli della Lowry. Hunger games ce l’ho, ma devo ancora leggerli.

      • Tenar
        giovedì, 6 Aprile 2017 alle 20:37 Rispondi

        Io l’ho trovato nella biblioteca dei ragazzi, che si poteva frequentare fino alla terza media. Lo ricordo come una grande noia, ma nessuno si era stupito che fosse lì né che io lo leggessi (avrò avuto 11 o 12 anni al massimo…)

        • Daniele Imperi
          venerdì, 7 Aprile 2017 alle 7:24 Rispondi

          Infatti, se stava lì, significa che qualcuno poteva leggerlo a quell’età. Al liceo lessi La montagna incantata di Thomas Mann, ma non ero un bambino, avevo 17 anni.

          • Von Moltke
            sabato, 8 Aprile 2017 alle 17:57 Rispondi

            Ma magari, come suggerivo, erano edizioni “arrangiate”.

      • Nuccio
        venerdì, 7 Aprile 2017 alle 18:25 Rispondi

        Recentemente ho riletto Salgari”Le tigri di Mompracem”. Tutto da ridere!Un pirata con la sindrome di persecuzione infantile in cerca della mamma. Ho sempre preferito i libri di fantascienza . Tom Sawyer La Capanna dello zio Tom e compagnia cantando non mi sfagiolavano. Asimov col Ciclo della fondazione mi piaceva motlo. Gli attuali mi sembrano fotocopie più sanguinolenti o più sbiadite. Tolkien devo leggerlo.

        • Daniele Imperi
          domenica, 9 Aprile 2017 alle 7:09 Rispondi

          Mah, non ho trovato quel romanzo da ridere. Certo, va letto tenendo conto dell’epoca in cui è stato scritto.

  2. elena
    giovedì, 6 Aprile 2017 alle 8:10 Rispondi

    Ciao Daniele,
    sono molto in sintonia con la tua conclusione, sono storie che non lasceranno traccia ma faranno fare molti milioni ai fortunati che riescono a piazzarle. Forse è questo in realtà il sistema di valori che le sottende.. Mi pare da questo punto di vista che ci sia un’importante distinzione tra i romanzi per ragazzi del passato che hai citato, pur dimenticando il grande “Pinocchio” di Collodi che per me è stato ed è davvero un pilastro, e i romanzi young adult di oggi. Ed è la collocazione temporale dell’esperienza. Gli uni, gli “antichi”, quasi sempre nel presente di un’epoca che si può comprendere, descrivere e anche criticare, con messaggi più o meno espliciti ma sempre con sfondo sociale (oltre a Pinocchio, anche De Amicis o pensa a Verga). I “Moderni” invece collocano l’ambientazione e dunque la rappresentazione della società in un futuro distopico, irrealistico o realistico non conta, ma conta il fatto che sia al di fuori della realtà del momento che pure vivono, mi chiedo con quale consapevolezza o bisogno, quale messaggio. Non c’è introspezione né denuncia vera perché non c’è il calarsi nella propria realtà ma il fuggirne. Bisogno di evasione, certo, chi può negarlo. Ma quali effetti hanno sul percorso di crescita delle nuove generazioni?
    Evasione e lettura della propria realtà sono modalità completamente distinte e con effetti molto diversi sul piano educativo.
    So che gli adulti leggono questi romanzi per ragazzi, si vede che c’è molta voglia di essere altrove, quando stare qui nel terribile presente di questi giorni è forse troppo faticoso o richiede una responsabilità, una consapevolezza, una forza che pochi hanno voglia di mettere a disposizione di se stessi e degli altri. In ogni caso non è di sicuro in queste opere che potrà essere reperita. Forse un momento di svago, certo c’è bisogno anche di quello. Saluti

    • Andrea
      giovedì, 6 Aprile 2017 alle 10:22 Rispondi

      Purtroppo quello che dici non si trova solo nella lettura, ma in ogni forma di svago/divertimento, che diviene un pretesto per dimenticare il mondo reale.
      L’essenza di ogni cosa ormai è stata trasformata in un sostegno per farci andare avanti in una vita che in fondo ci fa schifo: cibo, dolciumi e unte leccornie (basta osservare la presenza del cibo in ogni ambito, conferenze, presentazioni, foto, programmi di cucina, social, pizze, aperitivi, sushi/bar…). Film, serie tv, libri, videogames, droghe più o meno pesanti, musica, il web in generale, le relazioni tra le persone, che sia amicizia o di coppia. Perfino le più nobili forme d’arte, come musica, pittura, scultura o scrittura sono state relegate a “passioni” che hanno il pretesto della fuga. Io le chiamo stampelle.

    • Grilloz
      giovedì, 6 Aprile 2017 alle 10:59 Rispondi

      Trattano il conflitto generazionale: una società che impone delle regole e un giovane ribelle che da quelleregole cerca di fugire. Guarda caso proprio il conflitto generazionale che vivono i lettori a cui il genere è rivolto ;) Che poi sia ambientato nel passato, nel futuro, nel presente o in un mondo immaginario poco cambia.

      • Daniele Imperi
        giovedì, 6 Aprile 2017 alle 12:39 Rispondi

        Be’, ma anche in passato, quello degli autori classici, c’era una società che imponeva regole :)

        • Grilloz
          giovedì, 6 Aprile 2017 alle 12:43 Rispondi

          Sì, certo, mi riferivo ai temi trattati dagli young adult

    • Daniele Imperi
      giovedì, 6 Aprile 2017 alle 12:21 Rispondi

      Ciao Elena, Pinocchio è un pilastro anche per me.
      Ho notato anche io che un tempo si parlava della propria epoca, mentre ora ci si spinge lontano nel futuro. Sembra ci sia un rifiuto per la società odierna, che non vale neanche la pena criticare.
      Anche io come adulto li leggo, anche se poi ne traggo poca soddisfazione.

  3. Brunilde
    giovedì, 6 Aprile 2017 alle 8:20 Rispondi

    Argomento molto interessante! grazie per il tuo post.
    Pochi giorni fa è comparso su Repubblica un articolo sulla letteratura cd.yung adult, dove si recensiva l’ultimo romanzo di tale Jennifer Niven: pare che affronti i problemi dei giovani ( identità sessuale, rapporti con gli adulti, crisi familiari ) e produca quindi qualcosa sul genere che una volta si chiamava” romanzo di formazione “.
    Ho chiesto lumi all’insegnante di lettere di mia figlia ( ultimo anni superiori ), che nonostante – o forse a causa – la madre lettrice compulsiva, non tocca un romanzo da quando a 12 anni ha chiuso l’ultimo di Harry Potter.
    La professoressa sostiene che il genere yung adult riguardi i giovani fino a trent’anni, i single, gli adolescenti tardivi. Dice che è caratterizzato da una scrittura semplice, periodi brevi, molto ritmo, quasi una sceneggiatura. Una sorta di ponte fra tv e carta stampata.
    Le varie serie che tu citi sarebbero più nella fascia ” libri per ragazzi “.
    Definire ragazzo o giovane adulto, per età o formazione mentale, credo sia quasi impossibile, soprattutto oggi.
    Mi rattrista un po’ la povertà dell’offerta, ovvero la necessità di proporre a quel segmento di lettori un prodotto predigerito e light.
    Anch’io, come tuo nonno, ho letto da ragazzina Le mie prigioni, e mi sono pure commossa per il povero Maroncelli; la mia saga è stata l’intera serie dei libri della Alcott, Piccole donne in testa. Alle superiori invece ho incontrato Macondo, e il mondo magico di Garcia Marquez. All’epoca noi ragazze leggevamo un’autrice francese, poi caduta nel dimenticatoio, Marie Cardinal, che parlava di consapevolezza femminile attraverso il corpo, e il linguaggio: non a caso i titoli: ” Le parole per dirlo ” ” In altri termini”.
    Era mille anni fa…altri/e yung adult!
    Forse è giusto cercare comunque di mettere un libro ” facile ” in mano a chi non leggerebbe, nella speranza che contragga il virus della lettura lo aggredisca, e si spinga oltre…

    • Andrea
      giovedì, 6 Aprile 2017 alle 10:35 Rispondi

      Leggendo la tua descrizione dello stile di scrittura degli Young adult mi hai fatto ricordare della mia unica esperienza col genere. Mi avevano prestato il classico Hungers games, la trilogia. “Leggilo che merita” mi avevano detto.
      La trama del libro era molto coinvolgente, ma come veniva descritta non mi arrivava proprio. Sì, tutto era ordinato, si capiva ogni evento, ogni azione, ma quello stile non riusciva a farmi entrare in quel mondo. Non riuscivo proprio a immaginare o a percepire quasi nulla. Emozioni poi, quasi zero. Ho resistito due volumi, e per finire, ho deciso che il terzo capitolo l’avrei finito sullo schermo (film). Solo perché ero curioso di vederne la conclusione :)
      Non so come si possa definirlo un capolavoro. Chiaro, ben scritto, pulito, trama intelligente ma nulla di più.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 6 Aprile 2017 alle 12:43 Rispondi

      Io rientro nel gruppo dei giovani fino a trent’anni, i single, gli adolescenti tardivi, ma non dico a quale delle 3 categorie appartengo :D

      Concordo su scrittura semplice e molto ritmo. Chissà però se basti per spingere alla lettura. Il problema è che forse spinge alla lettura di quei generi e basta.

  4. Andrea
    giovedì, 6 Aprile 2017 alle 10:02 Rispondi

    Ora però voglio leggere Depriment :)
    Cavoli, non avevo idea della palese uguaglianza di queste trame, ma non si sentono un po’ ridicoli, giusto un pochino, no eh?
    Mi ricordo che ai miei tempi da tredicenne andava di moda leggere King, genere che a me non piaceva, però, suvvia, era ed è pur sempre sua maestà il re.

    • von Moltke
      giovedì, 6 Aprile 2017 alle 10:37 Rispondi

      Anche io lo leggevo attorno ai 16-20 anni. Poi però sono cresciuto e l’ho trovato più inconsistente. Ho letto da poco un volumone con tutte le opere di Lovecraft, e credo che non ci sia confronto.

      • Daniele Imperi
        giovedì, 6 Aprile 2017 alle 12:48 Rispondi

        Be’, ma Lovecraft e King sono due cose diverse. Ho letto anni fa i 4 volumi dei racconti e ho anche iniziato a rileggerli.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 6 Aprile 2017 alle 12:47 Rispondi

      Ah, ma lo scrivo, eh, un racconto parodia per il blog. la copertina è quasi pronta :D
      Concordo con King.

      • Andrea
        giovedì, 6 Aprile 2017 alle 13:17 Rispondi

        Come già letto :)

  5. Grilloz
    giovedì, 6 Aprile 2017 alle 10:32 Rispondi

    Hai scordato “la città e le stelle” di Clarke del ’56 :D dove c’è la solita (ma non hai tempi di Clarke) città perfetta ma chiusa al mondo esterno e un ragazzo che…
    Però non è young adult, è proprio fantascienza per tutti, a me è piaciuto, se ti manca e lo trovi in qualche bancarella… ;)
    Io ormai sono un po’ lontano dall’essere un giovane adulto, ecco, forse giovane vecchio mi si addice meglio :P quindi non è che segua tanto il genere, ma spero che annoveri anche altro oltre al “distopico” (scusa le virgoltte, ma ormai pare che tutta la fantasciena sia distopica e se ne sta un po’ perdendo il senso). Comunque la mia impressione è che si tratti proprio di un genere nuovo, nato per rispondere ad un’esigenza di mercato (del resto la fascia a cui si rivolge è proprio quella che, almeno in Italia, legge di più), del resto se provi a fare una ricerca su google trovi un po’ di tutto, l’importante è che ci siano protagonisti adolescienti e una storia d’amore che possa soddisfare i primi pruriti della pubertà.
    Mentre la letteratura per ragazzi è rivolta a un pubblico più giovane, prendi Harry Potter, ad esempio, o il nostro Geronimo Stilton.
    Ai nostri tempi non c’era una categoria di romanzi direttamente rivolta a quella fascia d’età, si passava dai romanzi di avventura a… tuto il resto ;)

    • Daniele Imperi
      giovedì, 6 Aprile 2017 alle 12:52 Rispondi

      Eh, più che scordati, ne ho lasciati tanti per motivi di spazio, però non conoscevo quel romanzo :)
      Vedo di rimediarlo.
      Anche io sono lontano dai giovani adulti, ma leggo ogni tanto quel genere, anche perché mi piacerebbe qualche storia.
      Vero, un tempo non esisteva una letteratura per quell’età, si leggeva quello che passava il convento :)

  6. P.L. Cartia
    giovedì, 6 Aprile 2017 alle 9:51 Rispondi

    Ho apprezzato molto The Hunger Games. Normalmente non leggo questo genere. Non è letteratura (né ha mai preteso di esserlo, certo), ma trovo che i temi/messaggi trasmessi siano validi – nonostante non possano certo dirsi originali.
    I suoi difetti sono evidenti, primo tra tutti il World building inesistente. Il “mondo” in cui si svolge la storia mi fa pensare al fondale di un palcoscenico, o a quello che circonda The Truman Show (tanto per restare in tema :) ).
    Ma nonostante questo trovo valido il messaggio, per semplicistico che sia. Essere spettatori di violenze e tragedie, arrivare a sfruttarle o addirittura fare turismo nei luoghi dei disastri fa purtroppo parte della natura umana. Da qui alla trasformazione in spettacolo televisivo il passo non è poi tanto lungo.
    Trovo che la gente di “Capitol” sia identica a noi in questo senso.
    Non ho mai seguito nessun reality – per cui non so come sia il fenomeno al momento – ma almeno so che, quando quei libri sono stati scritti, grandi fratelli e isole varie erano qualcosa di molto attuale. Certo, in questa serie il fenomeno è stato portato alle estreme conseguenze. Non sarebbe una distopia altrimenti.
    Quello che è reale e, credo, sarà sempre attuale è però l’insensibilità dei “privilegiati” verso la sofferenza altrui, quando è percepita come qualcosa che non li tocca.
    Perdona il post chilometrico. :)

    • Daniele Imperi
      giovedì, 6 Aprile 2017 alle 12:44 Rispondi

      Ciao e benvenuto nel blog. Conto di leggere la trilogia degli Hunger Games a breve, vedremo se noterò le stesse lacune.

  7. Anna Maria de Majo
    giovedì, 6 Aprile 2017 alle 9:59 Rispondi

    Ho letto l’articolo con molto interesse. Da vari anni mi occupo di letteratura per i ragazzi come socia del Gruppo di Servizio per la Letteratura Giovanile. Scrivendo anche recensioni di libri per lettori tra i 3 ed i 16 anni ho modo di visionare molta produzione attuale e sono pienamente d’accordo sul bassi livelli e povertà di contenuti per non parlare della mancanza di messaggi validi che si trova in parte ( non tutta) la produzione.
    La nostra associazione si adopera anche per recuperare e far conoscere alle nuove generazioni di lettori i grandi autori classici del passato ( in particolare quelli del novecento) ritenendo che i testi classici abbiano ancora tanto da dire ai loro lettori.
    In questo momento ad es. ci stiamo occupando della scrittrice per ragazzi GIANA ANGUISSOLA ( Piacenza, 1906 – Milano, 1966) autrice tra l’altro di VIOLETTA LA TIMIDA, romanzo per cui vinse il Bancarellino nel 1964 e che è ancora di grande attualità trattando, ante litteram, del problema del bullismo.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 6 Aprile 2017 alle 12:47 Rispondi

      Salve Anna Maria, benvenuta nel blog. Complimenti per la vostra iniziativa. Non conoscevo infatti Giana Anguissola.

  8. Barbara
    giovedì, 6 Aprile 2017 alle 10:45 Rispondi

    Per quanto ti stimo, non credo che leggerò Depriment :D :D Però ho capito il concetto!
    Temo che come non ci siano più le mezze stagioni, non ci siano nemmeno più i ragazzi di una volta, e di conseguenza il mercato editoriale di adegua. Circa un decennio fa, per una cresima (da noi variante da parrocchia a parrocchia, chi in quinta elementare, chi in terza media) delle nostre cuginette io e mia sorella pensiamo di regalare loro la serie di Piccole donne che tanto avevamo amato anche noi. Ci informiamo presso i genitori e non ti dico come ci siamo rimaste quando abbiamo scoperto che avevano già finito tutta la saga di Twilight, appena uscita in Italia. “Siamo proprio vecchie, la miseria!” (alla fine abbiamo optato per i soliti braccialetti in argento…)
    Però…ho come la sensazione che si sono perse qualcosa. Penso che da questo punto di vista, la nostra generazione ha letto meglio, magari meno, o forse no, ma meglio.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 6 Aprile 2017 alle 12:55 Rispondi

      Ma come, ho appena quasi completato la copertina di Depriment!
      La cresima una volta si faceva alle medie inferiori (mi pare mia madre l’abbia fatta perfino prima della prima comunione), io invece a 14 anni.
      Certo che mettere a confronto Piccole donne con Twilight ce ne vuole…
      Sì, si sono perse qualcosa, come tutti gli altri che si ostinano a voler leggere copie di Twilight, copie di Divergent, ecc.

  9. Roberto
    giovedì, 6 Aprile 2017 alle 10:58 Rispondi

    I ragazzi (adolescenti, o più giovani ancora) credo debbano avere degli input dalle famiglie e dalla scuola. Detto ciò, ci sarà la saturazione anche della distopia… Io non ne ho letto neanche uno. Il genere non mi attrae. A mio figlio, che ha cinque anni e mezzo, ho letto Stine e Dahl… ora siamo passati ai miti greci, e a lui pare che piaccia.

    • elena
      giovedì, 6 Aprile 2017 alle 12:53 Rispondi

      Ecco, i miti greci secondo me sono storie che non passeranno mai e che consentono una lettura per tutte le età, ogni età con un taglio diverso. Io ho adorato l’Odissea, ma credo che letta a un bambino, magari in prosa, affascinerebbe lo stesso. Ottima idea!
      Il senso dei miti, la ricerca di se stessi e delle radici della società . Stiamo ancora parlando di contenuti, non di marketing ;)

      • Daniele Imperi
        giovedì, 6 Aprile 2017 alle 12:56 Rispondi

        Non passeranno no, i classici vendono ancora.
        Contenuti e non marketing, ecco un ottimo spunto per un articolo! :D

        • elena
          giovedì, 6 Aprile 2017 alle 14:27 Rispondi

          Ecco, poi mi paghi il giusto :D

    • Daniele Imperi
      giovedì, 6 Aprile 2017 alle 12:55 Rispondi

      I miti greci a 5 anni e mezzo? Complimenti! :)

  10. Giulia
    giovedì, 6 Aprile 2017 alle 11:39 Rispondi

    Quando ho visto la lista di classici che hai citato sono stata felice perché all’università ne ho letti alcuni, uno precisamente due anni fa, al corso di letteratur italiana, “Cuore”, poi di Dickenns “Oliver Twist” e di Jack London “il richiamo della foresta” e anche “Piccole donne”, alle medie. Sono orgogliosa di aver letto quei libri così ben scritti e pregni di significato e di messaggi importanti.
    Non ho letto nessun libro di fantascienza perché è un genere che non mi interessa, però ho visto i film di “Hunger Games” e non mi sono sembrati affatto male. Comunque sto divagando.
    Quello che intendo dire è che non posso dare un’opinione su questa letteratura non conoscendola, ma leggendo l’elenco di libri che hai fatto mi sono resa conto che sì, le idee sono state riprese più volte. Non avendoli letti, però, non posso dire nulla. Magari in uno o in un altro c’è comunque dell’originalità. Non credo che un’idea sia da scartare solo perché l’autore ha preso spunto da un’altra di un romanzo precedente. L’importante è che lo scrittore apporti originalità al proprio scritto, renderlo interessante e avvincente.
    Per quanto riguarda i titoli in inglese, devo dire che nemmeno a me, generalmente, piacciono, anche se credo che a volte uno in lingua straniera, se dato ad un libro italiano, possa risultare più bello rispetto all’italiano stesso. Anche solo dal punto di vista del suono che si sente quando lo si pronuncia, intendo.
    Sono d’accordo con l’ultima cosa che hai scritto: i libri devono avere un messaggio forte da dare, che trasmetta qualcosa che i lettori non dimentichino.
    Giulia

    • Daniele Imperi
      giovedì, 6 Aprile 2017 alle 12:59 Rispondi

      Confrontando i classici letti con quel tipo di letteratura citata ho visto proprio una grande differenza nello stile di scrittura, come se fosse più ricercato e più poetico, contro quello immediato e semplice, troppo a volte, dei romanzi odierni.
      Ho letto la tetralogia della Lowry e la trilogia della Roth e ovviamente ci sono molte diversità, ma quest’ultima sembra stiracchiata, quando poteva stare tutto in unico romanzo.

    • Federico
      venerdì, 7 Aprile 2017 alle 14:49 Rispondi

      Opinione fuori dal coro. Ho letto tanti commenti negativi su libri moderni senza che siano stati letti, questa cosa mi lascia molto perplesso. Mi pare lo stesso atteggiamento di tanti giovani che snobbano i classici senza averli letti. Di porcherie ce ne sono oggi come ieri, e così le perle, solo che le perle sono molto poche in confronto alle porcherie. Io ho letto delle porcherie scritte da Jules Verne, che pure ha scritto anche un paio di capolavori.
      Riguardo il riprendere idee già sfruttate, è sempre stato così, non è un problema dei giorni nostri.
      I distopici succitati magari sono delle porcherie, ma aspetterò di leggerli prima di sparare a zero.

      • Daniele Imperi
        domenica, 9 Aprile 2017 alle 7:16 Rispondi

        Verne credo abbia scritto più di un paio di capolavori. Certo è che fa parte dei classici e ancora vende. Staremo a vedere, staranno anzi a vedere i posteri, se certi romanzi di oggi entreranno nella schiera dei classici.

  11. Il Palombaro (Immersività blog)
    giovedì, 6 Aprile 2017 alle 12:16 Rispondi

    Sono d’accordo con te. Io ho avuto una “formazione letteraria” insolita, essendo cresciuto con Céline, Knut Hamsun, Drieu La Rochelle, Yukio Mishima… ma ho amato “Il Signore delle Mosche” e ho letto tanto London, uno dei miei autori preferiti. Poi mio padre e mia sorella amavano la fantascienza, perciò mi sono ritrovato con un mucchio di Urania e romanzi di quel genere.

    Comunque non ho dubbi a riguardo: i libri per ragazzi, oggi, non si avvicinano lontanamente a quelli che ho citato, né a un Salgari, né a un Kipling, né a un Calvino e così via. Una volta, però, si chiamavano “Romanzi di formazione” e secondo me risiede qui il nocciolo della questione.
    Quelli erano libri adulti. Romanzi maturi scritti da persone competenti. Lo scopo dei romanzi di formazione era formare: innescare, attraverso la crescita del protagonista, un processo di maturazione nei giovani lettori. I romanzi di formazione erano veri, crudeli, a volte tragici, perché il mondo reale è spietato. E quelle storie veicolavano messaggi altrettanto pregnanti.

    La maggior parte di Young Adult (non tutti. Ci sono perle anche lì) sono invece scritti per soddisfare le fantasie adolescenziali degli adolescenti di oggi, non per elevarli o farli crescere. Sono strutture prefabbricate, fatte a tavolino, tutte uguali, atte a rendere il massimo guadagno in un breve lasso di tempo e poi sparire nel nulla. Sfruttano ciò che contraddistingue l’adolescenza, ovvero: le mode (vampirelli sexy, elfi e fatine, urban fantasy, distopie da quattro soldi), che combinano con le “problematiche sociali” (bullismo, sessualità, identità, problemi familiari ecc.) e i momenti tipici di quell’età (i primi amori, per esempio). Ma non c’è alcuna intenzione di portare crescita, equilibrio, realtà nelle menti facilmente influenzabili degli adolescenti di oggi, che non hanno idea di cosa siano un romanzo decente.

    Il discorso si potrebbe poi estendere a tutto ciò che è popolare, oggi, specie in Italia. La musica che scala le classifiche, che fa schifo; la narrativa di genere e non di genere dei grandi numeri, che fa schifo; la saggistica che vende bene, che fa schifo (gli stramaledetti guru motivazionali da Amazon). Potrei andare avanti, con i film nostrani o le orride mostre di arte contemporanea che si beccano i nostri quattrini, ma fermo qui lo sfogo. Il problema è profondo e generalizzato, secondo me.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 6 Aprile 2017 alle 13:04 Rispondi

      Cresciuto con Céline, addirittura?
      Ho un paio di romanzi, ma devo ancora affrontarli, me ne ho letti 2 di Hamsun.
      “Il Signore delle Mosche” invece non m’è piaciuto per niente.
      Non sempre in quei romanzi c’è però la formazione del protagonista.
      Concordo in pieno su tutto ciò che è popolare in Italia, specie per quanto riguarda la cosiddetta “arte” contemporanea e i film nostrani, che solo a vederne il trailer al cinema mi deprimo :D

      • Il Palombaro (Immersività blog)
        giovedì, 6 Aprile 2017 alle 13:21 Rispondi

        Eh sì… iniziai con Viaggio al termine della notte, ovviamente. Lo amo tuttora. Ero piccolo, perciò leggevo quello che leggevano i miei familiari, come penso facciano tutti a quell’età. Ti consiglio di leggere i primi romanzi di Céline per iniziare: il Viaggio e Morte a credito. La trilogia del Nord è molto più pesante e il suo stile è più difficile da seguire.
        Di Hamsun meritano in particolare Fame, Pan (il mio preferito) e il Risveglio della Terra. Il peggiore, invece, è Misteri!
        Peccato per il signore delle mosche! Mi colpì quando ero piccolo.
        Se non c’è la formazione del protagonista, c’è un invito “indiretto” alla propria. O almeno, in tutti i romanzi di formazione che ho letto c’era sempre da apprendere, che fosse un fallimento o un successo

        • Daniele Imperi
          giovedì, 6 Aprile 2017 alle 13:27 Rispondi

          “Viaggio al termine della notte” è stato il primo acquistato, poi ho preso, da poco, Il ponte di Londra. Ah, ho anche Nord, lo avevo dimenticato.
          Fame e Pan sono proprio i due che ho letto.

        • von Moltke
          venerdì, 7 Aprile 2017 alle 7:11 Rispondi

          Decisamente invidio la tua formazione. Io a quegli autori, all’epoca introvabili nell’ambiente in cui vivevo (e anche impossibili da conoscere, a dirla tutta), ci sono arrivato a pezzi e a boccono fra i venti e i trent’anni, e mi ci sono dedicato coscientemente solo dopo i 35. Di Hamsun, pensa un po’, “Misteri” è proprio il primo che lessi, seguito da una raccolta di racconti. Ovviamente dipendevo da quello che si poteva trovare tradotto, che non era granchè. Ti dirò che mi piacque, invece, e i racconti ancora di più. Ora sono un fedele di Evola e Spengler.

          • Il Palombaro (Immersività blog)
            venerdì, 7 Aprile 2017 alle 10:00 Rispondi

            Già, per chi fosse esterno all’area erano autori fantasma. Ma per chi ci fosse dentro erano la norma come testi formativi. Hamsun fu tradotto in italiano sin dagli anni ’20.
            Oggi si trovano più facilmente, soprattutto Céline, Mishima e Hamsun. Ogni tanto vedo qualcosa di La Rochelle in libreria; mai nulla di Brasillach e (ma non parliamo più di narrativa) Léon Degrelle, Codreanu, Pound (eccetto i Cantos) o altri. Anche Spengler ed Evola sono rari (Sono un fan anch’io, anche se non amo particolarmente Evola). Una perla misconosciuta invece è Ernst Von Salomon; “I Proscritti” è un capolavoro. Altro libro che amo è il “Diario di uno squadrista toscano”.

            • Federico
              venerdì, 7 Aprile 2017 alle 15:23 Rispondi

              Non conosco nessuno degli autori citati e ho la sensazione che sia una grave lacuna. Dovrò rimediare.

  12. Grazia Gironella
    venerdì, 7 Aprile 2017 alle 21:16 Rispondi

    Depriment è un colpo da maestro. :) Credo che ci sia in giro anche letteratura per ragazzi di ottima qualità, anzi, ne sono certa, perché mi è capitato di leggerla, ma non è necessariamente famosa come la saga di Divergent (che pure mi è piaciuta, devo dire). Non vedo probabile una progressiva riscoperta dei classici, che sono già una selezione della produzione del loro periodo. Il tempo va avanti, mai indietro! I messaggi importanti non spariranno mai, anche se potranno non fare la parte del leone nelle pubblicazioni e al botteghino. Fanno parte dell’uomo non meno dei cliché.

    • Daniele Imperi
      domenica, 9 Aprile 2017 alle 7:11 Rispondi

      Neanche io boccio tutta la letteratura per ragazzi. I due citati che ho letto in inglese, di Maley e Rodkey, sono fantasy ben scritti e anche originali. In Italia abbiamo il Battello a Vapore che pubblica romanzi per ragazzi e molti sembrano interessanti.

  13. Andrew Next
    sabato, 8 Aprile 2017 alle 10:05 Rispondi

    Aritatece Melville!
    Scherzi a parte trovo un po’ monotona la letteratura contemporanea, almeno il cosiddetto mainstream.

    • Daniele Imperi
      domenica, 9 Aprile 2017 alle 7:12 Rispondi

      Con Melville ho avuto un inizio negativo. La letteratura mainstream di oggi non la leggo, a parte casi rari.

  14. Kukuviza
    sabato, 8 Aprile 2017 alle 11:15 Rispondi

    Ho provato a leggere qualche trama di un po’ di questi romanzi young adult. Abbastanza imbarazzanti, dopo qualche riga mi viene il tic all’occhio, come all’asino di Shrek. Mi sembra che ‘sti romanzi siano una versione moderna e soprannaturale dei vecchi Harmony e dedicati a un pubblico leggermente più giovane.
    Poi noto che piace molto la suddivisione in razze, casate, fazioni, gruppi ecc. e mi pare di capire che i contrasti dipendano in larga parte dall’appartenenza a uno o all’altro gruppo.

    • Daniele Imperi
      domenica, 9 Aprile 2017 alle 7:14 Rispondi

      Vero, in quelli che ho citato ci sono categorie sociali e fazioni, e è strano, visto che oggi c’è la tendenza a eliminare queste categorie, anche se poi di fatto restano e per me resteranno sempre.
      Non avevo pensato all’appartenenza a un gruppo… ma non si capisce se nei romanzi vogliano eliminarla oppure no.

    • Michela
      mercoledì, 12 Aprile 2017 alle 18:38 Rispondi

      Ho fatto anch’io come Kukuviza e ho avuto le stesse impressioni! Ho letto tutto Twilight e lo odio! Invece Divergent mi è piaciuto, forse perchè tutti gli altri libri del genere nominati nel post non li ho ancora nemmeno comprati :D Non è però una lettura che mi è rimasta nel cuore… i libri che consiglierei oggi a ragazzi di quell’età sono gli stessi che ho amato io a 12 anni (e che ancora amo, li ho imparati quasi a memoria): Zanna Bianca, Il Richiamo della Foresta, L’Amico Ritrovato.

      • Daniele Imperi
        giovedì, 13 Aprile 2017 alle 7:28 Rispondi

        A me il primo Divergent è piaciuto, ma nel complesso anche per me sono state letture che non m’hanno lasciato nulla. Quelli di London citati, invece, ancora li ricordo con nostalgia.

  15. Orsa
    venerdì, 1 Maggio 2020 alle 10:58 Rispondi

    Riprendo qui il discorso: è proprio quello che non mi piace del tema “serie”: quello scopiazzamento che puzza da lontano di corte spietata a Hollywood. Non ho apprezzato nessuno dei titoli della nostra (triste) epoca, di Twilight non sono neanche riuscita a finire il primo romanzo del ciclo… è veramente da coma diabetico.
    E faccio coming out, non sono impazzita neanche per il famoso maghetto.
    Sarò vittima dei pregiudizi ma oggi tendo ad associare la Letteratura per ragazzi a questi titoli, magari perdendomi anche delle cose valide.
    È che sono una nostalgica, chi me li regala più i viaggi di Verne o Salgari? Tu hai scritto Depriment, io invece Riluttant.

    • Daniele Imperi
      venerdì, 1 Maggio 2020 alle 11:18 Rispondi

      Io ho visto solo un paio di film di Twilight, ma non ho letto né leggerò i romanzi. A me Harry Potter è piaciuto perché ho avuto la fortuna di iniziare a leggere la saga prima che diventasse famosa, altrimenti mi sa che avrei evitato.
      Non ho ancora scritto Depriment, ma un giorno ne farò un racconto-parodia da pubblicare nel blog :D

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