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Le case editrici a pagamento esistono e, come ho scritto più volte, per me non sono vere case editrici, ma tipografie.
Ma che significa casa editrice a pagamento?
In genere si parla di editoria a pagamento quando una casa editrice chiede contributi in denaro agli autori. Alcuni li chiamano “proposta editoriale”, che in realtà dovrebbe semplicemente significare “Ti invio il nostro contratto editoriale da leggere e, in caso, da sottoscrivere”.
Anche l’acquisto obbligato di copie è editoria a pagamento
Ogni tanto qualche autore commenta lamentandosi della richiesta da parte delle case editrici di acquistare un certo numero di copie del libro per vederlo pubblicato.
È normale?
No, neanche per sogno. L’ultimo lettore parlava di acquistare 50 copie del libro scontate del 30%.
Di solito è quello lo sconto che gli editori offrono agli autori se vogliono acquistare copie del loro libro. Anche io ho acquistato qualche copia del mio libro sul blogging al 30% di sconto, per regalarle.
Fatevi due calcoli: se un libro viene venduto a 15 euro, ogni copia vi viene a costare 10,5 euro. Dunque 50 copie vi costano 525 euro.
Ma che ve ne fate di 50 copie del vostro libro? Le andate a vendere porta a porta? Montate una bancarella sotto casa?
Online il vostro libro con prezzo di copertina a 15 euro viene venduto a 14,25 euro. Spese gratis di spedizione su alcuni siti.
Sapete che cosa significa? Che per offrire spese di spedizione gratuite (con piego di libri) – che costa 1,28 euro, a cui aggiungere 40 o 50 centesimi di imballo – dovete vendere il libro allo stesso prezzo. Altrimenti uno il libro se lo va a comprare altrove, perché risparmia.
Ogni libro venduto vi costerà 12,18 euro. 50 copie vendute vi costeranno 609 euro.
Quindi alla fine perderete 84 euro. Senza contare il tempo perso per spedire 50 copie.
L’acquisto obbligato di copie è editoria a pagamento. Ci sono “editori” che chiedono di acquistare qualche centinaio di copie, altro che solo 50. Immaginatevi la spesa.
Quanto pagare un editore per farsi pubblicare?
Niente, neanche un centesimo. Mai accettare alcuna forma di pagamento, che sia una somma in denaro (partecipazione alle spese) o l’acquisto di copie.
All’autore spetta scrivere e, quando ha inviato il suo manoscritto a una casa editrice, ha già fatto il suo lavoro.
È normale che partecipi alla sua promozione: solo un pazzo non parlerebbe a nessuno del libro che ha scritto.
Ma non si paga per pubblicare il proprio libro.
Scrivere un libro è un lavoro
Tutti noi lavoriamo, almeno quelli più fortunati. Ma ammettiamo che tutti noi lavoriamo: siamo pagati per farlo.
Perché nel mondo editoriale dovrebbe essere diverso?
Gli scrittori sono pagati per scrivere, anche se il pagamento per aver scritto un libro non avviene sotto forma di stipendio mensile, ma di percentuale sulle vendite del libro.
La casa editrice viene invece pagata dai lettori.
Vi sembra normale che una casa editrice debba guadagnare sia dai lettori sia dagli scrittori?
È come se un’azienda volesse guadagnare sia dai suoi clienti sia dai suoi dipendenti. Sarebbe pazzesco, non trovate?
Ebbene, è pazzesco anche nel caso di una casa editrice. Gli scrittori permettono alle case editrici di avere prodotti da vendere e i lettori comprano quei prodotti. È così che funziona.
Avete ricevuto proposte indecenti da una casa editrice? “Partecipazione alle spese” o acquisto di copie del libro?
Orsa
Effettivamente è una pratica scorretta. Non c’è modo di saperlo prima? Ho visto che non tutte le case editrici sono trasparenti nella loro politica di pubblicazione, la sorpresa arriva a tradimento solo dopo che hanno accettato il manoscritto. Certo che 50 copie sono tante… tempo fa una conoscente organizzò un incontro (io non sapevo che avesse scritto un libro) che alla fine si rivelò una specie di riunione della Tupperware con tanto di distribuzione copie previo piccolo “contributo volontario”
Da allora quando la incontro la guardo in cagnesco…
Sarebbe bello leggere tra i commenti la risposta di una casa editrice, sarebbe interessante se c’illuminasse sulle motivazioni e sui meccanismi che spingono le case editrici moderne ad adottare questa (simpatica) pratica.
Daniele Imperi
Purtroppo non tutte le case editrici spiegano nel dettaglio le modalità di pubblicazione, e molte non hanno neanche una pagina dedicata all’invio dei manoscritti.
Il “contributo volontario” dà proprio ai nervi.
Corrado S. Magro
Le pseudo Case Editrici, fin quando la loro presa per i fondelli non mi è stata chiara, hanno circuito, in un passato remoto, anche me sotto la scusa di farsi pagare l’editing e vantando gestione e coinvolgimento di docenti accademici (??). Fasullo!
Chi eseguiva l’editing conosceva meno di me, povero ignorantello, grammatica e sintassi e sono stato costretto a intervenire e correggere.
La loro promozione? Ridicola!
Piuttosto affidarsi alla stampa su richiesta che tiene in catalogo il libro come la pseudo editrice e per la stampa di un certo numero di copie valgono le tariffe convenute. Non ne ho fatto uso ma almeno è un procedere chiaro e trasparente.
Daniele Imperi
Ho sentito che alcune case editrici fanno pagare l’editing. Ma a quel punto mi autopubblico e faccio prima.
La stampa su richiesta è senz’altro meglio dell’editoria a pagamento.
FRANCESCA
Cos’è la stampa su richiesta? In cosa differisce dal self publishing?
Daniele Imperi
Per la stampa su richiesta ti affidi a delle piattaforme online. Un cliente ordine il tuo libro cartaceo e soltanto allora ne viene stampata una copia per spedirglielo.
Nel self publishing su Amazon non credo sia diverso. Non so come funzioni altri servizi. Ma stampare copie costa, quindi credo sia sempre una stampa su richiesta.
Valentina De Luca
Caro Daniele, nonostante l’ora leggendo il tuo post non ho proprio potuto fare a meno di frugare un po’ tra la posta perché, purtroppo, a volte alcune perle si dimenticano. Come forse ti ho già accennato personalmente di queste proposte (dalla richiesta di contributo, all’acquisto di copie, per finire con la ricezione di e-mail in cui mi si invitava a partecipare a concorsi di poesia – chiaramente a pagamento – nei quali il premio era nientepopodimeno che l’illustre pubblicazione in una prestigiosa antologia insieme ad altri 6.984 sfigati – e, sempre nel corpo della mail, mi si invitava all’acquisto destinato ai cari parenti – giuro -) ne ho ricevute a bizzeffe. Mi premeva ricordarne una che mi è rimasta particolarmente impressa per accuratezza, precisione, e professionalità. Naturalmente non ti riporto il testo (o meglio, il file excel, perché di quello si trattava), ma solo il concetto e un paio di dati…
Gentilissima e Illustrissima e Dottorissima Sig.ra….
Abbiamo ricevuto la sua opera e bla bla bla..
La poesia è un genere particolarmente “difficile” per una Casa Editrice per diversi motivi, non ultimi la difficoltà di pubblicizzare i lavori e la tendenza da parte dei lettori, a non affrontare la lettura di opere poetiche.
Abbiamo deciso, comunque, di inserire le opere di poesia nel nostro catalogo e di aprire ad esse il nostro circuito di distribuzione nazionale…bla bla..
La sua opera è tra quelle che potrebbero entrare nel nostro catalogo. Però i costi di quanto scritto sopra sono notevoli quindi, qualora vorrebbe pubblicare con noi, è previsto un contributo alla stampa e alla realizzazione del volume da parte dell’autore.
Quindi, prima di procedere con l’eventuale pubblicazione, LA preghiamo di rispondere a questa mail, in modo da poterci permettere una migliore programmazione del lavoro editoriale, specificando se SIETE disposti al pagamento del contributo alla stampa, oppure no. In caso positivo SARETE subito contattati ed avrete tutti i chiarimenti richiesti a riguardo. Specifichiamo, per evitare fraintendimenti, che il contributo che richiediamo è molto inferiore ad altre offerte analoghe che non garantiscono…
E tutta questa cosa incommentabile termina con una tabella costi suddivisa in – arigiuro -:
Da 50 a 70 pag
B/N senza alette
B/N con alette
A colori…
50 copie
75 copie
e così fino a 250
Da 71 a 120 pagine
Idem come sopra
Dunque, si parlava nel tuo post di 50 copie?
Beh, col mio Brontola il cielo (con alette) me la sarei cavata con 987,00 euro.
Ci si può stare.
No?
:/
Daniele Imperi
Nell’articolo parlavo di 150 copie, ho fatto il preventivo su quel numero. Nel tuo caso, 50 copie ti sarebbero costate, nel sito in cui ho calcolato il preventivo, oltre 2.000 euro.
Comunque non ci si può stare nemmeno con 987 euro, ma nemmeno con 5 euro
Valentina De Luca
Ah, 150? Ho appena controllato: 1.645 euro e passa la paura
stefano
Che testimonianza! Fantastica!
Valentina De Luca
Ps. So che lo farai, ma se tu fossi di fretta, di prego di notare, in mezzo alle altre amenità, il QUALORA VORREBBE PUBBLICARE CON NOI.
E adesso posso vomitare in pace
Daniele Imperi
Ah, allora hanno scritto proprio “vorrebbe”? Ottimo biglietto da visita per una casa editrice…
Valentina De Luca
Sì sì, ho fatto copia e incolla, modificando soltanto il “SIETE”, che ho messo in maiuscolo per evidenziare l’attenzione con cui scrivevano direttamente a “me”…

E poi scusa, ora che mi ci fai pensare…. ma che pensavi, che “vorrebbe” l’avessi scritto io???
Daniele Imperi
No, avevo immaginato che l’errore fosse della “casa editrice”
Valentina De Luca
Ah, ecco. Ora posso andare a leggermi un altro racconto bonsai in pace
Barbara
La cosa triste è che fuori dai circuiti di noi blogger e/o aspiranti scrittori con qualche anno sulle spalle, la gente comune crede sia davvero normale pagare per essere pubblicati. Almeno la prima volta. Almeno finché non sei “famoso”.
Valentina De Luca
Ciao Barbara, sono pienamente d’accordo con te. Ho letto molti commenti di autori (non scrivo “aspiranti autori” volutamente, perché non lego la parola “autore” alla pubblicazione) che anzi, si mostravano felici di aver ricevuto questo tipo di proposte, ritenevano che un contributo, proprio per il motivo che dici tu, fosse assolutamente dovuto.
Daniele Imperi
Autore infatti è soltanto chi ha scritto qualcosa, non necessariamente pubblicato.
Vedo che c’è molta ignoranza su questo argomento… acquistare copie non è assolutamente dovuto.
Daniele Imperi
Sul serio? In effetti, quando ho pubblicato il mio libro sul blogging, mia sorella mi chiese se avessi dovuto pagare…
Sai che faccio? Scrivo una sorta di manifesto su come pubblicare con una casa editrice.
Barbara
Purtroppo ritengono proprio normale pagare per essere pubblicati (e ovviamente non sanno che il grosso del servizio non è la stampa, ma la distribuzione in libreria, cosa su cui l’editoria a pagamento incespica). Allora gli faccio un esempio banale, rapportandomi al lavoro quotidiano della persona che ho di fronte: “tu paghi per andare in ufficio? Paghi la tua azienda per poter lavorare? Oppure sono loro a pagare per le tue competenze?” oppure “l’idraulico che viene a casa tua per rifarti il bagno nuovo, ti paga per lavorare? O sei tu che paghi lui?”
Chi scrive, viene pagato per la sua opera di ingegno, per la sua arte. Non viceversa.
Daniele Imperi
Esempio simile a quello che ho fatto sull’azienda che si fa pagare dai suoi dipendenti.
Chissà perché nell’editoria debba essere diverso secondo alcuni. Forse sono convinti che una casa editrice svolga un servizio per gli autori, quando invece lo sta svolgendo per i lettori.
Barbara
Eh Daniele, una sorta di manifesto l’ho già scritto sul mio blog.
Più un vademecum, grazie alla raccolta delle varie esperienze/catastrofi di altri: “Criteri minimi per la valutazione di una casa editrice”, se vuoi cercarlo. L’ho preparato quando il forum Writer’s Dream, fonte preziosissima di informazioni sulla qualità delle case editrici, ha chiuso. Ci ho messo anche un elenco di verifica sul contratto di pubblicazione, per quanto lì ci sia molta varietà e occorra sempre leggersi bene ogni riga.
Daniele Imperi
Sì, ho appena letto. E ho commesso un errore col mio libro pubblicato.
Il contratto di edizione infatti dipende dalle case editrici, ma diciamo che alcuni punti sono, o dovrebbero essere, comuni a tutte.
Barbara
PS. Scusate, ho fatto Rispondi dai commenti precisi (il primo a Valentina, il secondo a Daniele) ma dal telefono non l’ha preso…
stefano
Post bellissimo! Bellissima ahche la testimonianza Valentina!
Daniele Imperi
Grazie, Stefano.
Carlo
Ho appena ricevuto una “proposta editoriale” da Paguro Edizioni con la quale mi chiedono in cambio l’acquisto di 50 copie al modico prezzo di 900 euro. Tra l’altro il manoscritto l’avevo sottoposto ieri. Chissà come avranno fatto a leggere e trovare “profondo, interessante, in linea con le loro collane” in un giorno un romanzo di quasi 300 pagine. Giusto per confermare che anche case editrici conosciute operano in questo modo.
Daniele Imperi
Ciao Carlo, benvenuto nel blog. La proposta è arrivata subito perché si tratta di un lavoro tipografico, non editoriale.
Ylenia
Buonasera a tutti,
mi sono imbattuta in questo post in seguito ad un contratto inviatomi, poche ore fa, da una casa editrice dove mi si obbliga all’acquisto di 50 copie per un totale di 800€ suddivisi in quattro tranche da 200€.
Ovviamente, pessimismo e malumore si sono impossessati di me “autrice in erba” soprattutto dopo una prima esperienza negativa. Giuro, prima di leggere questo post e le vostre rispose, stavo persino valutando di accettare questa “proposta indecente”.
Ora, capisco che dietro la pubblicazione ci siano delle spese, dei costi pubblicitari e tutto il lavoro che esiste alle spalle ma una casa editrice a cui spetta il 90% dalle vendite, può avanzare tali richieste dagli scrittori che rappresentano la vera fonte di guadagno?
Non so cosa dire o fare, la voglia di vedere il proprio lavoro pubblicato, trovarlo sugli scaffali delle librerie è tanta ma so bene come vanno gli affari e, come dici anche tu, non si può pretendere che i propri dipendenti paghino per lavorare nella tua azienda.
Grazie ancora, buona serata.
Ylenia
Daniele Imperi
Ciao Ylenia, benvenuta nel blog.
È appunto una proposta indecente. Sono spese che spettano alla casa editrice. Se non può affrontarle, tanto vale che cambi lavoro.
Stefano
Purtroppo anche a me è capitato con una casa editrice di dover acquistare delle copie e quindi spenderci circa 550€. La cosa che fa pensare è che anche nel mio caso hanno letto 300 pagine di manoscritto in meno di 3 giorni e valutato positivamente, salvo poi accorgermi che all’atto della revisione delle bozze si è trattato solo di un controllo ortografico con word, che peraltro ovviamente avevo già fatto e dove in realtà sono stati aggiunti un sacco di errori che ho dovuto ricorreggere. Purtroppo dopo questa esperienza ho deciso di non pubblicare altro. Questo mi fa pensare che qualunque cosa scriva, basta che sia appena minimamente leggibile verrà probabilmente pubblicata, senza nessuna vera selezione; dall’anno scorso ho deciso di non pubblicare mai più nulla, quello che scrivo lo lascerò da leggere agli amici per chi vorrà.