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Se c’è qualcosa che ci spinge a leggere un romanzo, c’è qualcos’altro che ci fa abbandonare la sua lettura.
Decido di leggere un romanzo secondo vari elementi: genere letterario, autore, storia.
Decido di abbandonarlo in genere per 2 motivi: mala scrittura e noiosità del testo.
Qualche settimana fa ero partito con l’idea di leggere 2 libri su Romolo, usciti quasi contemporaneamente e dallo stesso titolo, Romolo. Il fondatore. Il primo è un romanzo, il secondo un breve saggio da edicola.
Come è stato istruttivo e interessante leggere il saggio, così è stato penoso iniziare a leggere il romanzo: abuso dei 3 puntini di sospensione, neanche fosse un autore alle prime armi, inesattezze storiche, mancanza di una revisione e narrazione amatoriale. Abbandonato dopo 60 pagine.
Ma avrei voluto farlo già alla prima.
Perché abbandoniamo la lettura di un romanzo?
Per noia, soprattutto. Avevo accennato tempo fa al romanzo di London Il vagabondo delle stelle, abbandonato perché mi stava annoiando.
Alcune volte mi costringo a continuare la lettura, magari il libro m’è stato regalato o l’ho pagato molto o per semplice masochismo.
Altre, invece, la lettura mi crea un tale disagio che continuarla mi porterebbe malumore e interromperla, per cercare un altro libro da leggere, è una vera liberazione che dà appagamento.
La ricerca stessa di una nuova lettura dà, in quel caso, una carica emotiva non indifferente, piena di buone speranze.
Che cosa intendo per “mala scrittura”
Intendo qualcosa che in un libro, specialmente se pubblicato da una casa editrice, non dovrebbe trovarsi:
- Errori di ortografia: trovare pò, o anche dì al posto di di’, sono errori che mi innervosiscono. È vero che basta poco per farmi innervosire, ma in quei casi ho pienamente ragione.
- Errori di punteggiatura: per esempio 4 o perfino 5 puntini di sospensione (abbondandis ad abbondandum!, direbbe Totò) e assenza di spazio dopo i puntini.
- Errori di “stampa”: si chiamavano così un tempo, quando magari erano più giustificabili, perché ogni parola veniva costruita coi caratteri mobili e ci poteva scappare una disattenzione.
Non mi riferisco al romanzo su Romolo, ma parlo in generale.
La mala scrittura è anche l’assenza di una revisione da parte di un esperto: il cosiddetto editing e il cosiddetto editor.
Se Romolo, per esempio, che calza degli stivali, ha il braccio sinistro inerte lungo il fianco e tiene la spada con la destra, come fa, qualche riga più sotto, a stringere ancora la daga (ma non era una spada?) con la sinistra?
Capite perché avrei voluto abbandonarlo alla prima pagina. Qui è mancata anche una rilettura attenta da parte dell’autore.
E la narrazione amatoriale che cos’è?
Non esiste una definizione e forse è più una sensazione soggettiva che oggettiva. Non saprei neanche spiegare che cosa intendo. È quando manca uno stile che possa definire l’autore, quando le frasi sono scritte e costruite tanto per farlo e non c’è alcuna ricercatezza estetica.
È questa l’impressione che ho avuto leggendo quelle prime decine di pagine, e non ce l’ho fatta a continuare.
2 romanzi su Romolo e nessuno dei due che mi abbia soddisfatto. Il primo, che almeno sono riuscito a finire, s’è beccato una sola stella su Goodreads. Ricordo che c’erano parole che quasi 3000 fa non esistevano, ma sono entrate nel nostro linguaggio soltanto a partire dal Medioevo.
Un romanzo che sembra scritto di fretta per sfruttare l’uscita del film omonimo. Ecco che ti combina il marketing.
Cosa vi fa abbandonare la lettura di un romanzo?
Fin qui ho parlato dei miei motivi, quelli di un lettore pignolo. Ecco perché impiego tanto a scrivere un libro, perché con quello che scrivo sono un lettore che non ne fa passare una, che guarda il pelo dell’uovo, come si diceva una volta.
Ma voi perché decidete di smettere di leggere un romanzo?
Marco
Di solito abbandono un libro perché lo trovo noioso, prevedibile, per nulla interessante. Un tempo mi imponevo di arrivare alla fine, ma poi mi sono detto: “Perché buttare via il tempo in questo modo?”.
Daniele Imperi
Prevedibile è un altro fattore negativo. In quel caso ho continuato la lettura.
Anche mi imponevo di andare avanti, e poi mi sono detto la stessa cosa.
Franco Battaglia
A volte non siamo noi , ma è il romanzo a mollarci, a non trascinarci dentro, a non invadere occhi, anima e sensi.
In questo caso Pennac ha pienamente ragione.
Daniele Imperi
Se il romanzo non ci trascina dentro è perché non è fatto per noi.
Orsa
Sugli errori riesco a sorvolare, il problema per me non è la noia, ma la delusione. Quando ai miei occhi un libro è deludente allora lo abbandono. Un po’ come per le persone: quando mi deludono piano piano me ne allontano.
Daniele Imperi
La delusione per un libro dipende per me da vari fattori, che sono poi quelli che ho esposto.
Orsa
Sì, anche quelli che hai esposto, ma io intendevo delusione da aspettativa. A volte purtroppo una descrizione, un piccolo estratto, un lancio pubblicitario troppo enfatico ecc possono generare aspettative altissime. E tu ti rendi conto che è stato tutto fuorviante solo mentre lo sfogli pagina dopo pagina. Ecco perché è cosa buona e giusta permettere sempre al lettore di consultare un’anteprima corposa, un’anteprima che non sia fatta soltanto di prefazione e incipit.
Daniele Imperi
Sì, quei casi mi sono capitati. Di solito, quando c’è troppa enfasi, il libro si rivela niente di che…
Come anteprima sarebbe bene leggersi il primo capitolo.
Maria Teresa Steri
La noia è senz’altro il problema maggiore per me. A volte abbandono anche perché non riesco a identificarmi con i protagonisti perché sono tratteggiati in modo banale o superficiale. Riesco a passare su a errori e simili ma solo a patto che la storia mi catturi. Mi dà anche molto fastidio quella che tu chiami narrazione amatoriale, che si percepisce a pelle e che di solito è il segno distintivo di una certa immaturità nella scrittura. In ogni caso la vita è troppo breve per persistere in libri così, meglio mollarli.
Daniele Imperi
Non identificarsi coi protagonisti è un altro lato negativo, sia perché sono mal caratterizzati sia perché troppo lontani dalla nostra personalità e dai nostri valori.
Corrado S. Magro
Spada o daga? Destra o sinistra? La politica non si basa su una costante.🤡
“Da spalancato pertugio appaio alla costernata corte di Giorgione VII, armato di giustiziera draghinassa!”. Suonavano così le parole dell’usurpato monarca riapparso dal cassetto segreto di un comò al muro, per riconquistare il suo trono: Anni 50, dai fumetti di Lino Landolfi!
Mbeh! Capita a tutti un mattone tra le mani. In generale faccio penitenza: L’hai acquistato? Masticalo! In quanto a strafalcioni confesso umilmente di non esserne esente. Il controllo editoriale di terze persone? Una volta facevamo come la canzonetta “Alle Terme di Caracalla” con il “Tira a me che la tiro a te”. Oggi non mi resta che tirare contro il muro. Chi stava dall’altra parte ha preferito l’addio per sempre.
Daniele Imperi
Scriveva in quel modo? E in fumetto, poi?
Proprio perché l’ho acquistato posso decidere di non masticarlo.
Corrado S. Magro
Sì, Lino Landolfi, anche lui bravo, aveva uno stile diverso da Jacovitt. Mi sbellicavo dalle risate. Il suo eroe era il cavalier “Procopio di nobile prosapia”. E il matto che cavalcando un bastone incorporava Cesare e declamava: Apro il rubinetto e passo il Rubicone, a me la decima legione! Oggi lo accuserebbero di chissà quale fobia, di offesa, di assenza di rispetto e ben altro, io rido ancora. Di Jaco ricordo il commendator Basettoni che bacia la mano di Zagar travestito da Signora Carlo Magno : La sua mano oggi mi fa odore di mascolino!
Daniele Imperi
Sì, ora ce l’ho presente. In quelle storie quella scrittura andava bene.
Grazia Gironella
Ho la fortuna – se si può chiamare così – di essere una lettrice poco critica. In linea di massima, se l’autore riesce a farmi immergere nel suo mondo, poi mi lascio trasportare e non mi accorgo quasi di niente, almeno in termini di incoerenze. Quando interrompo la lettura è perché non mi interessano i personaggi o lo stile è dilettantesco, oppure per noia. Fra i miei s-preferiti ci sono gli autori verbosi che si crogiolano nella propria bravura, supposta o reale.
Daniele Imperi
Come autrice, invece, devi essere una critica ferrea
Personaggi poco interessanti e stile dilettantesco denotano scarse competenze e amatorialità.
I verbosi non so se li ho incontrati.
Raffaella
Io leggo soprattutto libri di narrativa.
Ciò che mi allontana da un libro è la noia, il calo della curiosità, il non affezionarmi ai personaggi.
Il top è quando, finito di leggere un libro, ne ho già nostalgia.
Daniele Imperi
Poche volte ho avuto nostalgia del libro appena finito, più che altro c’è stata soddisfazione.
Il calo della curiosità porta infine alla noia.
Valentina
Oltre a quella che chiami “mala scrittura”, sostanzialmente perché mi annoia. Perché non mi coinvolge, perché non torno a casa con la voglia di aprirlo, perché non me lo porto in borsa. Oppure perché è banale. zeppo di frasi trite e ritrite. O anche perché penso a un tuo post scritto (credo) qualche anno fa, in cui facevi una sorta di calcolo dei libri che avresti fatto in tempo a leggere considerando una non mi ricordo quale aspettativa di vita. Beh, non erano ancora abbastanza. Quindi quando serve dimentico il masochismo, ripenso a quel post, e passo al successivo
Daniele Imperi
La noia, insomma, vince su tutto, com’era giusto aspettarsi. “La voglia di aprirlo” riassume la soddisfazione che ci può dare un libro. Mi ricordo di quel post.
Quelle idee sono ancora valide, ecco perché cerco di leggere sui 100 libri l’anno… il problema, però, è che ne compro tanti e quindi…
Valentina De Luca
…e quindi o ti trasformi nell’uomo bicentenario, o ti rassegni all’idea di inserirne un bel po’ nelle tue ultime volontà. Potresti fare il calcolo anche di questi…
