20 domande sul tuo libro

Prova questo test editoriale per migliorare le vendite del tuo libro
20 domande sul tuo libro

La scorsa settimana un lettore ha sollevato 3 questioni sulla pubblicazione di un libro. Nell’articolo avevo parlato della categoria degli aspiranti scrittori e il problema, nel commento, riguardava il destino di un libro dopo esser stato pubblicato con un editore.

Sono problemi più che leciti, secondo me, sia ben chiaro, però sono sempre stato convinto che non basti scrivere il nostro bel romanzo, spedirlo a una casa editrice e, una volta pubblicato, aspettare la manna dal cielo.

No, mi dispiace, ma dal cielo l’unica cosa che vedrete cadere è la pioggia e qualcos’altro di più fastidioso se passa qualche piccione. Se siamo così fortunati di vedere un nostro romanzo pubblicato da un editore, il nostro lavoro non finisce, anzi, inizia allora una seconda fase di lavori, che deve avere però delle basi di partenza.

Iniziamo a risolvere la questione partendo proprio dalle 3 riflessioni fatte dal lettore.

Chi sa che il tuo romanzo esiste?

Il primo problema riscontrato è che quasi nessuno sa che il tuo romanzo esiste. Io risponderei con una domanda provocatoria: perché nessuno sa che esiste il tuo romanzo? Che potrebbe anche essere riformulata in un altro modo: che cosa hai fatto tu per far conoscere al mondo il tuo romanzo?

Lasciamo perdere la casa editrice. Freghiamocene, per un attimo, di tutto quello che l’editore potrà fare sulla promozione editoriale del nostro libro. Facciamo finta che non esista, che ci siamo soltanto noi e il nostro romanzo. Iniziamo, quindi, un primo test di verifica.

Come far sapere al pubblico che hai scritto un romanzo

  1. Hai un sito o un blog di riferimento? Oggi sono necessari, che ti piaccia o meno. Siamo nell’era del web, il pubblico, oggi, ti cerca online, non nei caffè letterari né altrove.
  2. Hai pubblicizzato da qualche parte il tuo romanzo? Nel tuo sito, nel tuo blog, nei social media in cui sei iscritto.
  3. Hai parlato del tuo romanzo da qualche parte? Questa domanda è legata alla prima.
  4. Quando mandi un’email – perché ne mandi ogni giorno – hai pensato a mettere in firma due righe che parlano del tuo libro?
  5. Sei iscritto a qualche forum letterario? Se la risposta è sì, hai una firma che parla del tuo libro?
  6. Sai come il tuo editore promuoverà il tuo romanzo? Se sì, ti soddisfa?
  7. Hai presentato il tuo libro in mostre ed eventi letterari?
  8. Hai pubblicato qualche comunicato stampa sull’uscita del tuo romanzo?

Perché a nessuno interessa il tuo romanzo?

Arriviamo al secondo problema, ossia i pochi che lo sanno per lo più se ne fregano. Poche persone conoscono il tuo romanzo, ma non sono interessate. Anche qui a me le domande sorgono spontanee: perché non sono interessate al tuo libro?

Tu hai pubblicato con una casa editrice, fai parte di un catalogo letterario, hai un libro presente sugli scaffali delle librerie e in quelli digitali online, ma la maggior parte di queste persone non si cura del tuo romanzo.

Come far interessare il tuo romanzo al pubblico

  1. Come hai incuriosito i tuoi potenziali lettori? Perché non basta mettere un libro in vendita e pensare che tutti non vedano l’ora di leggerlo. Noi non siamo Stephen King, giusto?
  2. È disponibile un’anteprima del libro da qualche parte? Scommetto di no.
  3. È completa la scheda libro nel sito dell’editore?
  4. Qualcuno ne parla online, in blog, forum e siti di settore?
  5. Hai creato una comunità di lettori con cui parlare del tuo romanzo prima e dopo la pubblicazione?
  6. Di che parla il tuo romanzo? Magari hai scritto di un tema che non raccoglie grande interesse nel pubblico.

Perché solo in pochi comprano il tuo romanzo?

E finalmente siamo giunti alla terza e ultima riflessione. Ora resta da capire perché di quelli che non se ne fregano soltanto una minima parte lo compra e lo legge. Quindi abbiamo appurato che qualcuno sa che esiste il nostro libro, ma soltanto una manciata di lettori è pronta a spenderci dei soldi per leggerlo.

Questa fase è naturalmente legata alla precedente: per far comprare il nostro romanzo dobbiamo prima far interessare i lettori. Qui non voglio parlare di tecniche di vendita, perché non è il mio campo. Però se qualcuno non acquista un nostro libro, un problema c’è.

Come vendere il tuo romanzo

  1. La casa editrice con cui hai pubblicato il libro è conosciuta?
  2. Quanto è presente il tuo romanzo nei principali negozi online? Parlo di Amazon, IBS, Inmondadori, Feltrinelli e simili.
  3. In quali librerie del paese è presente il tuo libro? Se sta solo nella tua città, le probabilità che venga venduto sono piuttosto scarse.
  4. Il libro è disponibile anche in formato ebook?
  5. Come si presenta il tuo libro? Sì, parlo proprio della veste editoriale: copertina e grafica generale del libro.
  6. Quanto costa il libro? Parliamoci chiaro: se il tuo romanzo è di 150 pagine, l’edizione è in brossura e il prezzo è 20 euro, non puoi pretendere – né l’editore può farlo – che i lettori lo comprino.

Test editoriale

Scarica questo test che ho preparato in pdf, sono le stesse domande che ho fatto nel post, e rispondi onestamente a tutte le domande e fa’ in modo che il più presto possibile diano tutte una risposta positiva.

A voi la parola: che potete aggiungere a tutte queste considerazioni?

52 Commenti

  1. LiveALive
    martedì, 27 Maggio 2014 alle 8:36 Rispondi

    Dobbiamo riconoscere che molte volte il successo delle vendite è frutto del caso. Magari il testo capita tra le mani al critico importante, magari i lettori fanno passaparola, magari invece è l’editore che si mette a spendere mezzo milione in pubblicità. Ci sono libri che vendono solo per la copertina, e testi che teoricamente non dovrebbero vendere (Il Nome della Rosa) che invece diventano casi editoriali.
    Ciò non togli che se il libro di un esordiente venderà, sarà per l’attività dell’esordiente stesso: la pubblicità deve farsela lui.
    Una nota: qualche hanno fa ho letto un post di Coelho, dove diceva che da quando la gente “pirata” i suoi libri, vende di più. Pare insomma che l’avere una versione gratuita assieme alla cartacea, a onta della logica, aiuti le vendite.

    • Daniele Imperi
      martedì, 27 Maggio 2014 alle 8:51 Rispondi

      Perché Il nome della rosa non dovrebbe vendere?

      Non sono favorevole alla pirateria: libri e film hanno prezzo accessibili.

      • LiveALive
        martedì, 27 Maggio 2014 alle 9:33 Rispondi

        Il Nome della Rosa non doveva vendere (secondo lo stesso Eco) perché era un libro colto, complesso, che tratta un argomento (il medioevo) per pochi. In genere la gente preferisce azione semplice ed ignorante.
        Per la pirateria, io sono d’accordo con te: mi limitavo a riportare le constatazioni di Coelho (che nell’articolo si firmava proprio “the pirate Coelho”!)

        • Daniele Imperi
          martedì, 27 Maggio 2014 alle 9:34 Rispondi

          A me è piaciuto molto quel romanzo. Certo, è colto e non è per tutti, ma non si può scrivere e pubblicare solo letteratura leggera, non trovi?

          • LiveALive
            martedì, 27 Maggio 2014 alle 10:52 Rispondi

            È questo il punto, è probabilmente il miglior romanzo degli ultimi 50 anni. Quando dico “non doveva avere successo”, parlo del punto di vista del mercato, non di quello qualitativo. Spesso la gente preferisce leggere storie mal scritte ma divertenti che libri “seri”. Poi, certo, tutti possiamo leggere ambedue le cose.

  2. Enzo
    martedì, 27 Maggio 2014 alle 9:01 Rispondi

    Planning strategico, complimenti.

  3. Chiara
    martedì, 27 Maggio 2014 alle 9:07 Rispondi

    Sono d’accordo con quanto scrivi.

    Proprio ieri, durante una cena in famiglia, il mio patrigno mi ha domandato “ma perché perdi tempo con il blog invece di metterti full time sul libro”?

    L’ho guardato come se avesse appena detto una bestemmia!
    Comprendo che lui faccia il dottore, e trovare pazienti non è difficile, basta che uno faccia un giretto all’ASL… Il nostro modo (molto più competitivo) ha regole completamente diverse.

    Io sono stata la prima ad aver acquistato libri dei blogger che seguo, ed ammetto di aver trovato prodotti molto validi. Non vedo nulla di male nel tentativo di farsi conoscere.

    Probabilmente il mio romanzo non sarà concluso prima di un anno, ma ho aperto il blog fin da ora, per avere tutto il tempo di farmi conoscere. Al momento, è ancora poco frequentato. Non c’è da stupirsi. Sono online soltanto da una settimana.
    Voglio darmi tempo, piantare piccoli semini, consapevole che farli maturare richiederà non poche energie. I frutti non si raccolgono mai dall’oggi al domani.

    Per quel che riguarda, invece, le tematiche prettamente editoriali, mi riproporrò la questione quando pubblicherò… nel frattempo, ho salvato il test ;)

    Buona giornata

    • Daniele Imperi
      martedì, 27 Maggio 2014 alle 10:13 Rispondi

      Stai facendo le cose nel modo giusto: ti stai facendo conoscere pian piano. Quando pubblicherai il libro, non sarai una sconosciuta.

  4. Monia Papa
    martedì, 27 Maggio 2014 alle 9:29 Rispondi

    A me la parola? Le domande sono pertinenti. Eccome se sono pertinenti, Daniele. Cosa posso aggiungere a queste brillanti considerazioni?

    A “come far sapere al pubblico che hai scritto un romanzo” aggiungerei “come far sapere al pubblico che TU hai scritto un libro (dico più in generale “libro” invece che romanzo perché, in effetti, anche quando non si pubblica narrativa il calvario, pardon, l’iter, resta nella sostanza uguale no?)”

    Perché quando tu scriverai un libro (cioè dopodomani in pratica. Ricordati sempre che la barra ti guarda! sorriso) non solo dovrai fare sapere al pubblico che c’è un libro in più sul mercato ma anche che c’è un libro che hai scritto proprio TU.

    Certo, però c’è un però perché il fatto che questo libro lo abbia scritto TU e non un altro sia rilevante è prima necessario che tu sappia “come far interessare TE STESSO al pubblico”. C’è il titolo, e c’è l’anteprima e c’è la promozione e c’è la copertina… Ma c’è anche la mano di chi quel libro l’ha scritto. La gente non compra “dei girasoli”. La gente compra Van Gogh (ciao gente così ricca da ”comprare Van Gogh!).

    Poche cose al mondo sono preziose come l’attenzione e la dedizione di cui può essere capace un lettore. E oggi, in un’ arena letteraria in cui, come hai ben detto tu, lo scrittore non può permettersi di non autopromuoversi questo stesso scrittore deve anche muoversi per essere… Commovente. Nel senso più lato del termine. Nel senso di essere in grado di suscitare qualcosa, di non far restare chi si imbatte in lui indifferente.

    • Daniele Imperi
      martedì, 27 Maggio 2014 alle 10:15 Rispondi

      Condivido: far sapere che TU l’hai scritto e lasciare un segno nei lettori. In questo modo siamo sicuri di avere più probabilità di successo.

      • Monia Papa
        martedì, 27 Maggio 2014 alle 11:17 Rispondi

        O di insuccesso se questo “TU” non riesci a mostrarlo come si deve.
        (O se riesci a mostrarlo ma alla gente non piace ciò che vede).
        Ma almeno avrai provato a lasciare davvero una traccia invece che lasciar marcire la carta del tuo libro nell’indifferenza…

        • Daniele Imperi
          martedì, 27 Maggio 2014 alle 11:29 Rispondi

          Sì, certo, alla gente potresti non piacere. In quel caso non puoi farci niente :)

          • Nani
            mercoledì, 28 Maggio 2014 alle 4:14 Rispondi

            Cari scrittori emergenti, perdonatemi, ma sto per essere davvero cattivissima con voi. Scusate la rudezza, ma il ragionamento di un lettore medio potrebbe fornire un punto di vista diverso e magari aiutare…
            Io non ne capisco nulla, sono la lettrice media relativamente esigente che naviga sbadatamente su internet e che diffida degli emergenti. Perche’? Perche’ ormai tutti scrivono e di leggermi una storiella che non ha nessuno dietro a testimoniare la sua bonta’ non mi va. Gia’ mi rifilano certi bidoni le case editrici, che dovrebbero essere garanzia di un certo valore dell’opera, figuriamoci se mi metto a spulciare anche i racconti sui vari blog.
            Eppure ho comprato un e book (per ora solo uno, ma diciamo che e’ da poco che mi affaccio ai blog di scrittori) di una scrittrice conosciuta a causa del suo blog e ne ho pure parlato. L’ho fatto dopo mesi che la seguivo. E perche’? Per il blog, certo, ma soprattutto perche’ quel suo blog non e’ uno spudorato strumento di promozione. O forse proprio perche’ lo e’, ma in modo intelligente, professionale. Ed infatti, l’immagine che ne esce fuori e’ quella di una scrittrice con le sue esperienze professionali (concorsi o scritture o rappresentazioni o corsi di scrittura), ma il tutto trattato non come diario intimo. E’ un mostrare la sua esperienza di vita di scrittrice, infilandoci interessanti spunti di letteratura, una buona dose d’ironia e tanta professionalita’: e’ una scrittrice che parla e si sente. Naturalmente si vede che lei e’ una che studia, che capisce il mestiere dello scrittore e che sa comunicare. Ed e’ questo il fatto: bisogna saper comunicare. Io non credo, Moonshade, che lo scrittore debba essere sincero per promuoversi. Anzi, proprio il contrario! Deve costruire la sua maschera, la sua divisa da scrittore il piu’ possibile coerente e mostrare quella. Alla fine, voi dovreste essere dei professionisti. Un professionista che arriva in costume da bagno a raccontarmi di quanto sia stato toccante il pic nic in spiaggia, a me da’ l’impressione di uno che non sa fare il professionista. Certo, elementi della vita vera aiutano ad avvicinarci, ma devono essere stimoli, secondo me, centellinati per creare curiosita’ intorno alla vita privata che nessuno deve conoscere per intero.
            In soldoni, sono d’accordo con Monia quando insinua velatamente che lo scrittore deve anche mentire sulla sua figura (certo, senza esagerare), perche’ lo scrittore nell’immaginario collettivo e’ un essere speciale, un creatore. Puo’ il “creatore” essere un comune mortale che si lascia intimorire o sconfortare dal fatto che nessuno se lo calcola? No, non deve far leva sulla pena che puo’ ispirare, ma sul talento che deve sprizzare da ogni poro.
            Forse sono andata fuori tema. E forse mi sono focalizzata solo sull’immagine che il blog dovrebbe dare. Ma, secondo me, e’ questo uno degli strumenti migliori per farsi conoscere. Con tutto che io odio i blog pubblicitari. :D

  5. Salvatore
    martedì, 27 Maggio 2014 alle 9:30 Rispondi

    Sono ancora ben lontano dalla fase di pubblicizzazione, anche se si deve iniziare a parlarne un bel po’ prima – come giustamente sottolinei. Quindi per il momento passo. Ci tornerò in seguito sicuramente; almeno spero…

    • Daniele Imperi
      martedì, 27 Maggio 2014 alle 10:15 Rispondi

      Bene, ricordati del test, quando avrai pubblicato :)

      • Salvatore
        martedì, 27 Maggio 2014 alle 15:39 Rispondi

        Già scaricato ragazzo, già scaricato! ;)

  6. Mara
    martedì, 27 Maggio 2014 alle 11:05 Rispondi

    Belle domande, io ho già autopubblicato il mio romanzo. Senza blog, solo sulle ali dell’istinto. Adesso che ho ripagato il costo della mia pazzia non so più come andare avanti infatti, farsi conoscere è non difficile, è difficilissimo. Un libro può piacere o no ed è giusto, però come arrivare a farsi giudicare? Io ho una versione cartacea on line, l’ebook, sono su Amazon, Ibs, Feltrinelli, si può leggere l’anteprima su google books (anche il finale accidenti a loro!). La copertina dicono sia molto bella, ho una pagina in facebook per il libro, sto ascoltando voci un pò da tutti i blog, ma se devo essere onesta e sincera sono molto confusa su come procedere da qui in avanti e soprattutto cosa sia veramente efficace. Se posso permetterlo ho trovato molti blog per scrittori esordienti che mi hanno lasciato molto perplessa, nessuna critica, nessun giudizio personale fuori dal coro, inoltre sono gestiti in maniera molto autoritaria. Probabilmente sono io ad aver scelto le vie sbagliate, inoltre io non voglio essere invadente con post continui sul mio libro, da lettrice a me darebbero sui nervi. Credo che il segreto sia trovare la chiave giusta per invogliare il lettore, poi resta il fatto che è una giungla e che ci vuole molta fortuna, ma veramente tanta. Mara

    • Daniele Imperi
      martedì, 27 Maggio 2014 alle 13:40 Rispondi

      Allora puoi scaricare il test e vedere come rimediare. Post continui sul libro sono sbagliati, hai ragione. Più che fortuna, secondo me ci vuole metodo e voglia di fare.

      • Mara
        martedì, 27 Maggio 2014 alle 13:50 Rispondi

        Il problema è che al test la risposta è sì a quasi tutte le domande! Certo con l’autopubblicazione si complicano le cose non avendo nessuno alle spalle. Avendo un lavoro e una famiglia non è facile trovare il tempo per promuovere il mio libro, vado a tentoni ma l’impressione è di non arrivare a nessun risultato, è proprio sul metodo che ci sono poche idee valide, o meglio ce ne sono tante, quasi troppe e alla fine si annullano nel marasma dei contenuti che si trovano in rete. Ecco, a me non manca la voglia, manca il metodo! ciao

        • Daniele Imperi
          martedì, 27 Maggio 2014 alle 13:55 Rispondi

          Quali sono queste idee? Il metodo è solo organizzazione.

          • Mara
            martedì, 27 Maggio 2014 alle 22:55 Rispondi

            Intendo dire che tra seguire tutti i blog possibili, intervenendo ovviamente, partecipare a contest di scrittura, o di lettura, seguire il tuo profilo o blog, creare un video trailer, fare spamming selvggio, cercare recensioni, oppure fare interviste con presentazione on line. Ci vorrebbe un’altra vita! Comunque non si capisce cosa sia più utile. Concordo con il parere sottostante che la cosa migliore sono le presentazioni e il passaparola, come è verissimo che la maggioranza dei lettori sono lettrici di mezz’età che non usano internet. Però se vivi a Belluno come me anche le presentazioni non servono a un picchio, io ho fatto 2 presentazioni e ho venduto 11 libri. Per fortuna lavoro in un negozio molto frequentato e ho venduto una cinquantina di copie lì, poi l’ho portato in tutte le librerie della zona ed è il posto dove ha venduto in assoluto meno. Se il libraio non ti mette un pò in evidenza in mezzo a tutti quei libri si scompare. ciao

  7. Moonshade
    martedì, 27 Maggio 2014 alle 13:53 Rispondi

    Credo che l’importante sia non dare per scontato che si è un artista e quindi tocca agli altri adorare il proprio lavoro. Scrivere è come essere un artigiano: se si fa il proprio lavoro male e si propone robaccia al cliente, non si arriva a fine mese: è un lavoro vero e proprio. Poi ora che possiamo spiarci tra di noi cercandoci sui social, sul blog e quindi abbiamo una più chiara idea di chi sta scrivendo cosa, forse la miglior pubblicità è avere un blog o delle paginette FB chiare, semplici ma soprattutto personali, che fanno dire a chi passa di lì “ehi, questo è fatto così” {qualcuno mi aveva detto che la miglior pubblicità è essere onesti e sinceri, piuttosto che crearsi un personaggio antipatico,cosa che ho sempre trovato giusta}. Il problema è che per quanto però uno si possa impegnare nello spattumarsi e proporsi in giro, può capitare anche il vuoto della casa editrice da oltrepassare: mi è capitato di vedere come un lavoro molto bello sia stato accantonato dalla stessa casa editrice {grossa} per puntare tutto il marketing solo su un autore e tamburellare con quello arrivando a condividere sui social network le attività qualsiasi di questo e lasciando “appesi” tutti gli altri, o di comperare un ebook in lingua originale perché la casa editrice italiana {sempre grossa} che aveva comperato i diritti non si era minimamente interessata a far pubblicità facendo poi uscire il libro pure a luglio. Fino a che i mezzi sono quelli che sono posso capirlo, a molte fiere vedo gli autori che si organizzano con il proprio stand per pubblicizzarsi direttamente coi lettori e veramente vorrei comprarli tutti, ma non quando si ha un ufficio marketing da casa bianca che manco ti scrive due righe di comunicato o aggiornare i propri social ” oggi esce Tizio Caio” anche no. Che poi secondo me la vendita “diretta” è molto più bella rispetto ad entrare in libreria e basta. I social network ti danno l’idea che tanto “sono sempre lì, puoi recuperarli quando vuoi”, e poi magari no. L’appuntamento in libreria con altri lettori per incontrare un autore – o una fiera- secondo me sono più soddisfacenti, soprattutto magari per gli autori.

    • Daniele Imperi
      martedì, 27 Maggio 2014 alle 14:02 Rispondi

      Non hai certo torto. Gli incontri dal vivo, se riesci a farli, sono senz’altro migliori e anche soddisfacenti.

    • Wolf Graham
      mercoledì, 17 Febbraio 2021 alle 15:36 Rispondi

      Scusate la risposta dopo anni (sono sempre in ritardo :) ). Diventare scrittori affermati serve molta gavetta, vera! Non si può pretendere che con due presentazioni un libro e una fiera le persone ti conoscano, la vita è difficile specialmente ora che tutti diventano scrittori e pretendono di diventare Dan Brown, Stephen King o Paul Benjamin Auster con solo un libro auto pubblicato e magari con un editing e una narrazione letteraria sconclusionata e cadente. Inoltre le grosse case editrici (se mai hai la fortuna che ti leggano) tendono sempre di più a seguire chi ha alle spalle agenzie pubblicitarie e di marketing in quanto gli autori che possono permettersi questo lusso sappiate che PAGANO e le case editrici hanno così già il rientro di tutte le spese che servono assicurate, per non parlare che sicuramente ci sono anche molti appoggi politici.
      Il mondo editoriale è intrinseco e contorto a volte anche funesto per gli stessi editori indipendenti, che a differenza dei gruppi che TUTTI percepiscono fondi statali e privati, gli indipendenti invece si ritrovano molto spesso a fare loan per ogni titolo pubblicato e pregare che ci sia un rientro per coprirlo oppure come molti che conosco compreso il sottoscritto, si è costretti a fare un secondo lavoro per pagare i debiti fatti per chi hai posto fiducia. La cosa peggiore è che quando poi dai consigli agli autori nella quale hai riposto fiducia per la bellezza e la unicità, loro hanno sempre migliaia di scuse per non seguire i consigli, poi non vendono un caspio e ti incolpano. La casa editrice può spingere fino ad un certo punto ma l’autore deve anche sapersi muovere e purtroppo se non ha tempo da dedicare al suo libro che ha pubblicato, ho paga un agente che lo faccia per lui, oppure non scriva nemmeno o meglio ancora se vuole scrivere lo faccia ma non pretenda risultati.
      Al giorno d’oggi ogni giorno il mondo editoriale sforna milioni di libri… purtroppo tanta spazzatura e mi spiace di dirlo , ma come editore che fa una cernita molto approfondita dei manoscritti, devo dire che molti potrebbero evitare di scrivere… ma per sfortuna di tanti lettori, ci sono case editrici che pur di aver titoli in più in catalogo e accalappiarsi così anche più soldi dalle vendite e da certi contratti capestri pubblicano di tutto.
      Per gli autori che hanno un buon testo…
      Passaparola;
      Tutte le librerie online e se si riesce una tiratura minima di 25000 pezzi distribuiti (dipende poi dalla casa editrice);
      Presentazioni;
      Non scrivere solo un libro e pretendere di essere conosciuto;
      Un buon Blog attivo e interattivo;
      Un sito personale sempre aggiornato;
      Seguire ottimi blog di divulgazione letteraria, ma non quelli autocrati;
      Il libro deve avere un editing professionale, senza cadute di stile e presentarsi sempre in salita;
      La cover deve essere in sintonia con il contenuto e non servono sempre essere dei copia e incolla con photoshop a volte servono veramente dei designer e grafici professionisti per farvi la cover;
      Il libro dovreste farlo pubblicare anche in e-book, ma non svenderlo a 0.99 £ o €, deve avere il suo prezzo giusto;
      Farsi fare delle recensioni sincere e saper accettare quelle negative (aiutano a farvi capire de dovete continuare o darvi alla piantagione di patate);
      Alla fine un buon editore che sarebbe da mettere per primo… che vi segua passo passo nell’editing dedicandovi ore giorni e mesi perché il vostro manoscritto diventi (sempre sia possibile) vendibile.

      Ora potete pure maledirmi ma concludo dicendo… se pensate di diventare ricchi con la vendita dei libri SCORDATEVELO… Dan Brown e altri sono diventati ricchi solo dopo che hanno prodotto i film, quindi , dopo che un produttore cinematografico ha avuto interesse nel suo romanzo. (questa sezione la si trova in tutte le fiere dei libri dove i produttori cinematografici hanno accesso a tutti i titoli e cercano… cercano … cercano fin che non ne trovano uno che fa per loro).

      Vi auguro una buona lettura con i consigli di Daniele Imperi e magari anche i miei.

      Wolf Graham
      Scottish Editor for Italian and Spanish Language

      • Daniele Imperi
        giovedì, 18 Febbraio 2021 alle 8:34 Rispondi

        Ciao Wolf, benvenuto nel blog.
        Pagano chi? Se intendi che pagano agenzie di marketing, ok. Ma non credo che paghino una casa editrice, a meno che non sia una a pagamento.
        Siamo d’accordo che anche l’autore debba fare la sua parte a promuovere il libro.
        Tiratura minima di 25.000 copie? Non lo sceglie di certo l’autore.
        Sulla copertina concordo.
        Riguardo al cinema, è abbastanza difficile che un romanzo italiano possa diventare un film, a meno che un autore non si acconti di quella roba che chiamano “fiction” per la tv.

        • Wolf Graham
          giovedì, 18 Febbraio 2021 alle 12:11 Rispondi

          Il mio riferimento sul PAGANo era esclusivamente su coloro che assoldano agenzie di marketing, poi per la tiratura io penso che una tiratura di 500 copie non copra una vera distribuzione o almeno una parte di distribuzione, dato che solo in europa ci sono 110.000 booksellers e calcolando che nel mondo ce ne sono qualche milione… spero comprendi dove volevo arrivare.
          Per il cinema non so come funziona da voi esattamente in Italia, ma sicuramente se si tratta di un buon romanzo scritto bene non si deve escludere la possibilità, rimango anche del parere che anche essere considerati per una Fiction televisiva, non sia una cattiva idea per un autore se sai bene quanto sono i ricavi (almeno qua sono molto alti).
          Per casa editrice a pagamento dipende molto che servizio dai…
          Ovvio io non sono del parere di far pagare come le mie rivali indipendenti qua all’estero dai 3500/4500 Sterline ma un minimo (e prima di uccidermi leggi) io devo farlo pagare e vado a due pacchetti, primo perché se non sei Grosso (Penguin ecc) e non hai grossi nomi con dietro grosse agenzie pubblicitarie e di marketing, tendono tutti anche se stampi 25000/30000 copie a lasciarti nascosto in scaffale, secondo come indipendente lo stato non ti passa nessun finanziamento, cosa che sono certo, dato informazioni fornite da miei autori, che mi hanno fatto vedere le liste presenti sul sito governativo Italiano (non so dove recuperarle) dove si trovano tutte le testate giornalistiche e le case editrici e gruppi editoriali, quindi con tutti i suoi imprinting celati dietro al nome principale, che percepiscono annualmente fondi per la loro attività (meglio per loro) cosa che noi ripeto non percepiamo se indipendenti, a meno che di Partito e purtroppo se diventi un sovvenzionato di partito qua non pubblichi più liberamente quello che vuoi. Quindi se vuoi assicurare almeno, marketing, ottime traduzioni, grafici, coperture legali, fiere (che non sono per nulla free per noi), presentazioni organizzate, e uno staff che ti segue anche nelle ore che altri vanno a dormire o sono fuori dall’orario lavorativo… il FREE non esiste, nemmeno nel self publishing in quanto se tu richiedi solo una consulenza per la creazione di una cover grafica ti fanno pagare. Poi ripeto io personalmente cerco sempre (anche se abbiamo due pacchetti d’entrata molto bassi rispetto a quello che il mercato realmente indipendente estero offre) di non far pagare nulla, ma devo essere sicuro che l’autore si metta d’impegno anche lui, in quanto, non può un autore venire propormi di pubblicare il suo libro la casa editrice io accetto e detto le condizioni, lui accetta, io investo, lui dice “ok faccio presentazioni ecc. ecc”, gli organizzo il tutto,
          poi l’autore non si presenta agli eventi, io faccio una figura di… Ho speso soldi per l’evento, ho fatto un loan per la pubblicazione e l’autore sparisce, non vendi copie in quanto non lo comprano per come si è comportato e io mi ritrovo a rientrare poi con il loan che ho fatto per il suo libro di tasca usando soldi miei. Da qui allora ecco perché il CDA (Consiglio di Amministrazione) ha deciso di mettere due pacchetti d’entrata che si applicano a discrezione, valutando bene l’autore, poi così facendo certi individui si auto responsabilizzano.
          Io ripeto spero sempre di non applicare i pacchetti, ma a volte lo ho fatto e ho fatto bene in quanto poi abbiamo fatto addirittura illustrazioni per centinaia di migliaia di sterline e l’autore si è perso nel nulla, creando anche problemi con il resto dello staff in quanto hanno lavorato e volevano vedere valorizzato anche da parte dell’autore esordiente il loro lavoro professionale, dato che sono disegnatori della Marvel e Walt Disney.
          Per il resto anche se posso starti antipatico, a me non lo stai , anzi ti faccio i miei complimenti in quanto metti in guardia gli Italiani su molte cose che riguardano l’editoria Italiana, ma ricordati, che quella estera se non la tocchi veramente con mano lavorandoci dentro è diversa, dopo 20 anni ho deciso di andarmene da Penguin proprio perché non dico cosa si vede dietro le quinte.

          Buona giornata ancora

        • Wolf Graham
          giovedì, 18 Febbraio 2021 alle 12:12 Rispondi

          P.S.
          *PAGANO (scusa l’errore) refuso ahahahaha.

  8. Tenar
    martedì, 27 Maggio 2014 alle 18:03 Rispondi

    Per quel che ho potuto constatare, per i libri la cosa più importante è ancora il passaparola non virtuale. Tra blog, fb etc avrò tirato su si e no dieci lettori, mentre molti altri sono arrivati tramite passaparola. Le figure chiave sono i librai e i bibliotecari. Un libraio che consiglia il libro e lo espone vale più di 1000 mi piace. Quindi è indispensabile che ci sia una buona distribuzione del cartaceo. Altra cosa utilissima sono le presentazioni. Serve molto tempo e molto impegno, ma il riscontro è ottimo. Un mio amico solo alle proprie presentazioni ha venduto 2000 copie.
    Io sono abbastanza soddisfatta, a distanza di un anno il libro è reperibile almeno nelle librerie della regione. Ho fatto una ventina di presentazioni (ne ho un’altra il mese prossimo), alcune organizzate da me, altre dall’editore. In generale le biblioteche sono sempre contente di ospitare degli autori esordienti, purché abbiano pubblicato NO EAP e spesso basta una telefonata o una mail per organizzare. Un’altra ottima idea è organizzare delle presentazioni congiunte con altri scrittori, magari intervistandosi a vicenda, in modo da rendere più vivace l’incontro o avere delle fotografie da proiettare per raccontare ambientazione o passaggi della trama. Se si sparge la voce che si è bravi a intrattenere le richieste di presentazione iniziano a fioccare.

    • Daniele Imperi
      martedì, 27 Maggio 2014 alle 20:38 Rispondi

      Hai trovato più lettori nella realtà che online? Strana, questa cosa.

      Nel caso del cartaceo sì. Ma per l’ebook?

      Interessante, invece, le presentazioni congiunte. La trovo un’ottima idea.

      • Tenar
        martedì, 27 Maggio 2014 alle 21:04 Rispondi

        Per questo giro niente ebook. Calcola comunque che le vendite di ebook in Italia sono ancora sotto il 5%, che è comunque la percentuale di lettori che ho incuriosito con l’attività on-line. Il mio pubblico di riferimento si è rivelato essere composto da donne non giovanissime, una categoria di persone che legge molto, ma non è molto attenta alla rete. Il consiglio di una persona fidata vale ancora di più

  9. Daniele Imperi
    mercoledì, 28 Maggio 2014 alle 14:48 Rispondi

    Mara

    Intendo dire che tra seguire tutti i blog possibili, intervenendo ovviamente, partecipare a contest di scrittura, o di lettura, seguire il tuo profilo o blog, creare un video trailer, fare spamming selvggio, cercare recensioni, oppure fare interviste con presentazione on line. Ci vorrebbe un’altra vita! Comunque non si capisce cosa sia più utile. Concordo con il parere sottostante che la cosa migliore sono le presentazioni e il passaparola, come è verissimo che la maggioranza dei lettori sono lettrici di mezz’età che non usano internet. Però se vivi a Belluno come me anche le presentazioni non servono a un picchio, io ho fatto 2 presentazioni e ho venduto 11 libri. Per fortuna lavoro in un negozio molto frequentato e ho venduto una cinquantina di copie lì, poi l’ho portato in tutte le librerie della zona ed è il posto dove ha venduto in assoluto meno. Se il libraio non ti mette un pò in evidenza in mezzo a tutti quei libri si scompare. ciao

    Mara, secondo me ti devi appunto organizzare. Qui nel blog ho scritto alcuni post sulle varie strategie che puoi usare. Provane una per volta e misura i risultati.

  10. Daniele Imperi
    mercoledì, 28 Maggio 2014 alle 15:00 Rispondi

    Nani

    Cari scrittori emergenti, perdonatemi, ma sto per essere davvero cattivissima con voi. Scusate la rudezza, ma il ragionamento di un lettore medio potrebbe fornire un punto di vista diverso e magari aiutare…

    Non credo che Monia abbia voluto intendere questo, o almeno io non ci ho letto questo. Ma magari se ci legge, ci saprà dire meglio.

    No, mi dispiace, ma non sono assolutamente d’accordo che per promuoversi bisogna mentire, anzi il contrario. Nessuna maschera, poi. Lo scrittore è un comune mortale come tutti gli altri.

    E professionista non signifca crearsi una maschera, quella è strategia da markettari da 4 soldi e a me ha sempre dato fastidio. Nel web ne vedo fin troppi, gente che gonfia i numeri per apparire insuperabile e che parla che gli va sempre bene tutto. Non sono credibili. E io non abbocco.

    • Nani
      giovedì, 29 Maggio 2014 alle 4:09 Rispondi

      Danilele, mi devo scusare, perche’ spesso uso un linguaggio iperbolico e, almeno sul web, vengo presa troppo seriosamente. :)
      In verita’, non sto dicendo che devi diventare un pescecane o un mentitore, o, peggio, un millantatore.
      Dico solo che se sei ingegnere, non vai al colloquio di lavoro in bermuda. Se sei cuoco, muratore, non ti proponi con la cartelletta di cuoio sotto il braccio. Se sei scrittore, il tuo blog di scrittore dovrebbe parlare della tua attivita’, che e’ quella dello scrivere. Non delle tue vendite stratosferiche, non del marketing becero. Non del tuo gatto (a meno che non sia una ispirazione fondamentale) o del tuo ultimo incontro con i tuoi amici (a meno che non ti abbia anche questo lasciato una riflessione che c’entri con il tuo ruolo di scrittore). E, se vogliamo esserenesti fino in fondo, nemmeno del tuo libro. Se sei scrittore, per essere credibile devi farmi vedere cosa fai concretamente per diventarlo. Poi, certo, ci sono anche scrittori che parlano di marketing e di come sfondare col blog e riescono a convincere una lettrice media (una a caso – dov’e’ la faccina che fischietta?) a seguirlo. Ma quanta gente e’ capace di fare questo? E poi, perche’ farlo, se gia’ c’e’ qualcuno che lo fa in modo convincente? Senza contare il rischio di passare per stratega della comunicazione piu’ che scrittore.
      Quando dico “devi mentire” non dico “devi millantare”. Come anche “mettere la maschera” non e’ “mentire”. Io vado ad un incontro di lavoro, per promuovermi. A parte il dress code di cui parlavo sopra, ma anche il mio atteggiamento deve essere professionale: devo dimostrare che so fare il mio lavoro. Per far questo non ho bisogno di dire che ho figli, che adoro il sushi o che ho un marito super disordinato e per questo non riesco a programmare il mio materiale se non a notte fonda. Dovro’ piuttosto far risaltare quello che deve essere fatto emergere, oscurando quello che nuoce.
      Poi, se invece uno scrittore vuole avere un blog tipo “diario intimo” in cui fare due chiacchire con gli amici, allora quello non e’ un blog promozionale, o quanto meno rimarra’ un blog promozionale circoscritto a quei quattro amici a cui stai simpatico. L’ideale, a mio parere, sarebbe raggiungere anche quei quattro a cui potenzialmente stai sulle scatole. Come? Dimostrando professionalita’.

      E poi, sullo scrittore, sarebbe bello approfondire. Certo che e’ un comune mortale, ma e’ un comune mortale che ha qualcosa da dire in piu’ di tanti altri comuni mortali. O che, almeno, lo sa dire in modo che altri comuni mortali siano incantati da quel dire e si lascino convincere ad ascoltare (e, naturalmente, comprare, in modo che lo scrittore possa continuare a fare quello che e’ bravo a fare: scrivere). Alla fine, figure di vassalli e valvassori nella storia sono sfumate via, ma quelle dei cantastorie e delle loro storie sono ancora studiate a scuola. E tu me li chiami uomini normali? Non sono anche un po’ eccezionali?
      Non sono piu’ unici che rari? Io penso di si’. Per questo ho un infinito rispetto per il loro lavoro. Quando pero’ mi sanno convincere che puo’ essere davvero degno di fiducia. E non pensare che io stia parlando di letteratura “alta”. Tolkien, esempio che ti ho rubato, non era uno scrittore per ragazzi? Jane Austen, non era scrittrice per donnette?

      Per quello che ha detto Monia, si’, lo so. Non voleva dire quello, o almeno non ha ancora concretizzato il pensiero a livello conscio. :D
      Scusa, Monia, sto scherzando!!! Mi perdoni? ; )

      • Daniele Imperi
        giovedì, 29 Maggio 2014 alle 7:36 Rispondi

        Ora che hai spiegato meglio, allora ci siamo :)

        Neanche a me piace leggere post sulla vita privata della gente, specialmente su blog a tema e quello di uno scrittore è un blog a tema.

        Non sono d’accordo però sul fatto che non debba parlare mai del suo libro: se esce una sua opera, deve dirlo eccome. Se ne parla tutti i giorni, rompe solo le scatole e non dà alcun valore al suo blog.

        Da tempo mi sono ripromesso di scrivere un post su come dovrebbe essere improntato un blog per scrittori. Prima o poi lo scriverò :)

  11. Nani
    giovedì, 29 Maggio 2014 alle 9:57 Rispondi

    Il libro, naturalmente, deve esserci, deve stare li’, facilmente raggiungibile. Ma io, a dir la verita’, la prima cosa che faccio nei blog di scrittori e’ proprio evitarla, quella pagina. Io parto dal presupposto che tutti ormai scrivono e io ho poco tempo. Perche’ ti devo leggere? Prima dimostrami che ne vale la pena. Incuriosiscimi, stupiscimi, decidi tu in che modo. Alla fine, se sei convincente, sono io stessa che vado a cercarmi la tua produzione.

  12. Monia Papa
    giovedì, 29 Maggio 2014 alle 10:33 Rispondi

    (Mi sa che nel commentare ho dimenticato di spuntare la casella “ricevi un avviso quando vieni citata” e così ho fatto un salto nei commenti solo adesso)

    Doverosa premessa: stamattina è stato divertentissimo leggere i botta e risposta di Nani (ciao Nani! Piacere di conoscerti! Vieni a fare un pic nic con me anche se il sushi non mi piace?) e Daniele (noi due ci conosciamo già anche se in effetti non so se ti piace il sushi… Ma a istinto direi di no) :D

    Ciò detto vorrei dire che, secondo me, lo scrittore deve… s-mentire. Sì sì proprio smentire. In che senso? Nel senso che deve smentire chi è convinto che dato che tutti scrivono (e pochi leggono) quello che scrivi tu, illustrissimo sconosciuto, sarà con tutta probabilità qualcosa di insignificante. Perciò perché sprecare attenzione e tempo con te?

    Per smentire i pregiudizi, le convinzioni, le reticenze, andare oltre la ritrosia del lettore a leggerti devi essere ancor più che persuasivo e convincente: devi essere irrimediabilmente travolgente. Anche quando vacilli devi trovare nel tuo vacillare lo spunto per raccontare di come sappiano essere ipnotici i pendoli quando ondeggiano. E non l’occasione per lamentarti di quanto sia angosciante sentirsi sempre in bilico.

    Si tratta di essere bugiardi? Nient’affatto. Si tratta di sapersi raccontare. Uno scrittore, del resto, non dovrebbe coltivare proprio la capacità di raccontare? E il fatto che nel “promuoversi” (anche se più che di promozione parlerei di presentazione, dell’offrire l’occasione agli altri di conoscerti. Perché tutti possono riconoscere solo ciò che conoscono. E tu, scrittore, vuoi essere riconosciuto, no?) si racconti la propria storia in maniera funzionale alla propria voglia di essere letti non vuol dire di certo millantare, mistificare: vuol dire essere scrittori anche della propria vita.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 29 Maggio 2014 alle 11:11 Rispondi

      Ahah, no, guarda, il pesce lo sto proprio eliminando dalla mia alimentazione, quindi figurati se me lo mangio pure crudo :D

      Convincere i lettori a leggerti: sì, penso la stessa cosa. E questo lo fai costruendo piano piano la tua reputazione, che non vuol dire mai mentire.

      • Monia Papa
        giovedì, 29 Maggio 2014 alle 11:26 Rispondi

        Il “piano piano” ti sembra…Fondamentale?

        • Daniele Imperi
          giovedì, 29 Maggio 2014 alle 12:00 Rispondi

          Per “piano piano” intendo un passo alla volta e con costanza, non lentamente :)

  13. Nani
    giovedì, 29 Maggio 2014 alle 14:04 Rispondi

    Ciao, Monia. : )

  14. Sylvia Baldessari
    giovedì, 29 Maggio 2014 alle 15:28 Rispondi

    Letto il post e ringrazio Monia per la segnalazione, letti anche quasi tutti i commenti; credo molto negli autori emergenti, nella qualità dei loro scritti scaturiti dalla loro passione e non legati a un “nome” famoso e per questo giudicati, secondo una logica di marketing, capolavori assoluti.

    Infatti, nel mio blog e sul portale con il quale ho la fortuna di collaborare, do molto spazio agli autori self proprio per questo motivo.

    “Tutti scrivono ma pochi leggono” frase sentita e letta più volte ma che, secondo me, ha in sé un qualcosa che stona: stiamo tutti con lo sguardo incollato a uno schermo, alla fermata del bus, in fila alle casse del supermercato e addirittura quando siamo seduti sulla tazza del bagno… E cosa stiamo facendo se non leggere?
    Quindi non è propriamente vero che “tutti scrivono e pochi leggono” ma che c’è molta offerta, in questo senso. Bisogna essere, prima di tutto, talentuosi e poi saper anche emergere da quell’oceano di informazioni che è il web.
    E qui, il post di Daniele, fa da bussola in questo mar.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 29 Maggio 2014 alle 16:43 Rispondi

      Passione va bene, ma deve esserci la qualità affiancata alla passione. E credo che la maggior parte dei self prenda e pubblichi senza rendersi conto di ciò che fa.

      E da più parti si sente che leggiamo poco come popolo.

      Vero quello che dici che bisogna essere talentuosi, ma talento è anche saper riconoscere i propri limiti e produrre opere di qualità.

  15. Giorgia
    venerdì, 30 Maggio 2014 alle 14:06 Rispondi

    Per quanto riguarda mettere il proprio romanzo su internet non è un rischio? nel senso non è che poi qualcuno decide di rubarlo e farlo passare per proprio? (Nel caso non sia terminato oppure non sia stato pubblicato).

    • Daniele Imperi
      venerdì, 30 Maggio 2014 alle 15:00 Rispondi

      Anche secondo me c’è quel rischio. C’è anche coi racconti, ovvio, ma diciamo anche un’altra cosa: se uno rubasse un mio racconto, che ci guadagnerebbe? Non per sminuire il mio racconto, ma per il fatto che si leggerebbe qui gratuitamente, dunque perché comprarlo?

  16. Luca.Sempre
    martedì, 3 Giugno 2014 alle 23:38 Rispondi

    Sarà… ma secondo me un blog è imprescindibile per chiunque voglia autopromuoversi. Il che non vuol dire rompere le palle ai lettori con tutti articoli sul tuo libro, ma farsi conoscere come persona. Lo chiamano Personal Branding, no?

  17. Simone Zagagnoni
    mercoledì, 4 Giugno 2014 alle 9:45 Rispondi

    Ciao Daniele, mi congratulo per il tuo blog intanto. poi volevo chiederti una cosa, un suggerimento. Il tuo test mi da praticamente tutte le risposte positive. Ho stampato in Self Publishing, ho un sito tutto mio (dedicato al libro) purtroppo però non decolla, quei 150/200 lettori che ho dicono tutti essere un romanzo interessante e scorrevole, vorrei un tuo parere, trovi un po di informazioni qui: lacittadeigovernatori.it

    Ti ringrazio per il tempo che vorrai/potrai dedicargli e per i suggerimenti che potrai darmi.

    Simone

    • Daniele Imperi
      mercoledì, 4 Giugno 2014 alle 11:07 Rispondi

      Ciao Simone, grazie e benvenuto nel blog.

      Ho visto il sito del libro e ho notato alcune cose che non vanno.

      – Non c’è un’anteprima del romanzo, ma solo stralci presi qui e là.
      – Non è indicato il numero di pagine.
      – Il costo secondo me è elevato.
      – Non esiste una versione del libro in ebook.

      Leggendo, però, quegli stralci, ho visto che ci sono parecchi errori grammaticali e questo è senz’altro uno dei motivi per cui il romanzo stenta a partire.

      Una domanda: hai fatto leggere a un editor il romanzo, prima di pubblicarlo? Credo che la risposta sia no.

      Il test, stando a quanto ho notato, non può dare tutte le risposte positive.

  18. Simone Zagagnoni
    mercoledì, 4 Giugno 2014 alle 12:10 Rispondi

    Ciao Daniele, grazie per le tue considerazioni.
    Non capisco cosa intendi per anteprima, tipo due o tre capitoli interi?
    per quanto riguarda l’editing, ahimè si, l’ho fatto rileggere a diverse persone, pagando anche. Andrò a bussare alla loro porta per chiedere spiegazioni quindi.
    Ti ringrazio della disponibilità.

    • Daniele Imperi
      mercoledì, 4 Giugno 2014 alle 12:38 Rispondi

      Ciao Simone,

      sì, intendo le prime pagine del libro, in questo modo si può leggere qualcosa di organico.

      Ma erano editor queste persone che hai pagato? Fai bene a chiedere spiegazioni.

  19. Vuoi scrivere un guest post per Penna blu?
    mercoledì, 13 Agosto 2014 alle 5:01 Rispondi

    […] 20 domande sul tuo libro […]

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