Temi ricorrenti nel Fantastico

Gli elementi che caratterizzano il Fantastico
Temi ricorrenti nel Fantastico

Da tempo i cliché hanno stancato i lettori, non solo del genere fantastico, ma credo anche negli altri. Un cliché è un elemento che caratterizza una storia e di cui si è abusato a volontà. Resta il fatto che ogni genere letterario abbia dei temi ricorrenti, che lo identificano e differenziano dal resto della letteratura.

Sono appunto temi, elementi che non possono divenire cliché, come nel giallo non potrà diventare cliché il reato e nell’horror il soprannaturale. Ho voluto capire quali siano, secondo me, quelli appartenenti al Fantastico: sono temi che voglio trovare quando lo leggo e inserire quando ne scrivo.

Distacco dalla realtà

Possiamo chiamarla evasione, termine gettonato e che alla fine può benissimo riferirsi anche alla lettura di un quotidiano. Una storia fantastica si distacca dalla nostra realtà. Anche se parliamo di realismo fantastico, è sempre qualcosa che si discosta dal nostro mondo.

Come creare il distacco dalla realtà nel Fantastico

Quando scrivo una storia fantastica, penso a un universo alternativo in cui ambientarla. Questo universo può inizialmente coincidere con quello reale oppure essere l’unica ambientazione del racconto. Questo, almeno, è il metodo che uso io e che può benissimo non essere ottimale per altri.

Se pensiamo al fantasy classico, da Il Signore degli Anelli a La spada di Shannara, in questi romanzi l’ambientazione gioca un ruolo fondamentale. Il lettore, però, è facilitato nel suo percorso di distacco dalla propria realtà: sa fin da subito che la storia avviene in un’altra epoca e in una terra immaginaria.

In Harry Potter, invece, coesistono due mondi: il nostro, in cui la magia, i maghi, le streghe, le creature fatate sono pura leggenda e appartengono alle favole, e Hogwarts e dintorni, in cui tutto questo è vero, è realtà. Attualmente preferisco questo genere di fantastico, perché mi sento più vicino al protagonista – l’Harry Potter del caso – che deve affrontare l’accettazione di una realtà totalmente diversa da quella conosciuta.

I miei distacchi dalla realtà

Nel racconto Il Sanatorio delle Coincidenze Esagerate coesistevano più mondi insieme: c’è quello di Charles Fort, che porta avanti, in un certo senso, la narrazione, come una sorta di cornice narrativa, c’è quello delle caravelle volanti e quello dei frammenti di mondi che vagano nel cielo, c’è una Edimburgo che cela sepolti cadaveri di specie umanoidi.

In Cacciatori di nuvole c’è una realtà storica e ce n’è una alternativa, c’è un mondo arretrato, che può essere una sorta di medioevo o anche una realtà post-apocalittica, c’è un ritorno delle caravelle volanti e delle isole fluttuanti nel cielo.

Anche in altre storie, come tutte quelle sulle leggende islandesi pubblicate a Natale per due anni, ho sempre creato o ricreato uno o più mondi immaginari per allontanare il lettore dalla sua realtà.

Forze estranee

Non mi riferisco alla magia, di questo tema parliamo più avanti. Parlo invece di forze a noi sconosciute che intervengono, in un modo o nell’altro, nelle vicende narrate. Queste forze sono legate all’ambientazione, più che ai personaggi.

Come introdurre le forze estranee nel Fantastico

Col contagocce. Da lettore, quando leggo una storia fantastica, voglio conoscere queste forze pian piano, non voglio vedermi arrivare sotto casa il Gandalf della situazione col suo bastone lanciafiamme.

Ho detto che queste forze dipendono dal mondo immaginario. Così, almeno, le intendo io, sia chiaro. Dunque devono essere forze che intervengono nella storia solo quando strettamente necessario e solo in funzione degli elementi del paesaggio.

Le forze estranee nelle mie storie

Alcuni esempi chiariscono meglio quello che voglio dire. Nei due racconti che ho menzionato appaiono delle caravelle volanti: quella è una forza estranea. Le caravelle navigano, non volano. Se il lettore legge che volano, sa che ha di fronte delle forze a lui ignote.

Ho introdotto i relitti di mondi vaganti nel cielo: non sono meteore, ma pezzi di pianeti lontani entrati nell’atmosfera terrestre. Come? Per mano di forze sconosciute.

Persone, creature, cose inconoscibili

Non necessariamente tutte e tre insieme, ma almeno una deve esserci. Abbiamo un’ambientazione fuori dall’ordinario, abbiamo anche delle forze estranee che intervengono: manca un terzo elemento che giustifica tutto. Non dobbiamo pensare ai draghi o ad altri mostri, né ai soliti maghi e stregoni, né ai talismani e alle spade invincibili, ma a qualcuno o qualcosa che non appartiene al nostro mondo.

Come introdurre personaggi, creature e cose inconoscibili nel Fantastico

In funzione della storia, innanzitutto. Leggendo La spada di Shannara, quasi tutta la saga, anzi, ho notato come spesso l’introduzione di una creatura fantastica fosse stata un semplice diversivo, un ostacolo da inserire sulla strada del protagonista. Ostacolo che, se tolto, non avrebbe cambiato la storia, l’avrebbe solo velocizzata.

Credo quindi che questi elementi vadano inseriti con cautela e soltanto se sono funzionali alla storia. Non dobbiamo stupire il lettore con un’estrema fantasia a creare mostri impossibili, ma meravigliarli inventando creature che non si aspetta, che risultano forse quasi credibili.

Persone, creature, cose inconoscibili nelle mie storie

Posso accennare a Fulcanelli nel racconto Il Sanatorio delle Coincidenze Esagerate: è un personaggio forse esistito, un alchimista. O ai corpi di essere misteriosi sepolti a Edimburgo nella stessa storia. O anche alle creature dalle molte appendici nei relitti dei mondi vaganti in Cacciatori di nuvole.

Non so se ho meravigliato il lettore, però ho limitato l’eccessiva fantasia, l’abuso di creature mostruose, magiche, a favore di una storia, secondo me, più realistica.

Smarrimento

Fig. Stato momentaneo di turbamento o di sbigottimento, provocato da sorpresa, timore, dolore morale, che comporta la perdita delle normali facoltà di agire e di reagire: si riprese subito dallo s. causatogli dall’inattesa notizia. Dal Dizionario Treccani

Lo smarrimento del protagonista, non certo del lettore. Se poi lo scrittore è stato abile, riuscirà a smarrire anche chi legge. Il protagonista, però, si trova di fronte a qualcosa che prima, nella sua realtà, non esisteva. Lo smarrimento deve portare poi all’accettazione – vedi Harry Potter – e infine a una reazione.

Se mancasse l’accettazione, scomparirebbe il fantastico. Immaginate Harry Potter che non crede all’esistenza dei maghi, quindi non va alla scuola di magia. Romanzo e saga finiti dopo qualche pagina.

A voi piace parlare di sospensione dell’incredulità. Ebbene, nel Fantastico è invece il protagonista che deve sospendere il dubbio, riflettere, analizzare le prove a favore di quel qualcosa che non esiste, accettarlo e infine reagire: adeguarsi alla nuova realtà e viverla.

Nel romanzo 1Q84 di Murakami Haruki non c’è stato questo smarrimento, né nella protagonista Aomame né tanto meno in me. Non voglio fare spoiler, quindi non aggiungerò nient’altro.

Deus ex machina

Fuori moda? Ne trovate ancora nei romanzi? Secondo me dipende da come lo intendiamo. Una situazione si risolve sempre, prima o poi. Forse la banalità del deus ex machina sta proprio nel “come” risolverla.

Un prigioniero legato a un palo in attesa di essere fatto a pezzi che si libera perché trova casualmente un pezzo di vetro per terra sa di poca fantasia da parte dello scrittore. Se invece il villaggio viene attaccato da un’orda di scimmie indiavolate a me piace di più.

Forse il confine fra banalità e soluzione efficace è molto lieve. Che ne dite?

Magia: sì o no?

No. O, meglio, dipende. Talvolta mi sembra un espediente per semplificare la storia. Per rendere immortale un personaggio (Gandalf, Allanon, ecc.). Non ricordo di averla mai introdotta nelle mie storie e non so se e quando lo farò.

Realtà alternative

Una storia fantastica rappresenta sempre un mondo alternativo al nostro. L’entità dipende da noi, siamo noi a decidere quanto dovrà discostarsi dalla quotidianità cui siamo abituati.

  • Le Quattro Terre nella saga di Shannara rappresentano la terra dopo la distruzione.
  • Bas-Lag in Perdido Street Station è un mondo totalmente inventato.
  • Zamonia anche.
  • Arda è la Terra in cui abitiamo, anche se in una versione possibile.

Altri temi ricorrenti nel Fantastico?

Quali altri temi riuscite a individuare in questo genere? Quali vi intrigano maggiormente e quali invece non avete mai trovato e vorreste trovare?

8 Commenti

  1. Giuliana
    mercoledì, 8 Gennaio 2014 alle 12:23 Rispondi

    Il tema del viaggio dell”eroe, ahhh, non lo sopporto :D
    Meglio, non lo sopporto quando viene utilizzato per sopperire a una trama debole o inesistente. Cioè, il viaggio è ammissibile quando funge da cornice a una serie di eventi (vedi Signore degli Anelli), ma quando diventa l’unico elemento degno di nota (vedi Eragon) allora no, perché finisce per annoiarmi.
    Io sono favorevole a qualunque elemento nel fantasy, magia compresa; basta che venga descritta e introdotta nella storia in modo credibile. Ben vengano anche gli espedienti magici che risolvono alcune situazioni, l’importante è che l’autore non mi faccia pensare che si tratta di soluzioni forzate e campate per aria. La Rowling è maestra in questa tecnica, basti pensare a bacchette gemelle, giratempo, sogni premonitori e (piccolo spoiler!) topi che topi non sono … ;)

    • Daniele Imperi
      mercoledì, 8 Gennaio 2014 alle 17:10 Rispondi

      Vero, molte volte l’eroe viaggia solo per allungare la storia. La Rowling ha saputo creare un buon fantasy, originale pur mantenendo gli elementi classici del genere.

  2. Salvatore
    mercoledì, 8 Gennaio 2014 alle 17:38 Rispondi

    Per quanto riguarda la magia, non la si deve per forza intendere come nel “Signore degli anelli” o in tanta letteratura di genere americana. Con magia si può benissimo intendere tutto ciò che è fuori dall’ordinario e non ha una spiegazione scientifica. Per intenderci, un ragazzino che lancia incantesimi sventolando una bacchetta di sambuco è ormai un cliché; un vecchio barbuto dal cappello a punta che lancia raggi luminosi con la punta del proprio bastone, anche; un uomo che fotografa lucciole scoprendo che invece sono fatine non lo è, o almeno potrebbe non esserlo, dipende dall’autore e dalla coerenza con la storia narrata.

    • Daniele Imperi
      mercoledì, 8 Gennaio 2014 alle 17:51 Rispondi

      In quel caso non è magia, ma sono creature magiche, è diverso. Per magia si intende un potere in mano a uomini o altre creature in grado di modificare oggetti ed eventi.

  3. Moonshade
    giovedì, 9 Gennaio 2014 alle 14:05 Rispondi

    “Magia” e “viaggio” li considero evergreen, non tanto clichè, se sono ben usati. Se è un mondo fantastico, voglio vederlo. La magia invecse contestualizzata, crea scene visovamente molto belle. Una storia molto classica nel fantastico per me sono i film di Willow e di Labyrinth: la storia la capiamo subito, ma i personaggi e gli avvenimenti sono così “personalizzati” che arricchiscono moltissimo.
    Dei clichè che mi turbano invece sono i personaggi superficiali che vedi e capisci subito quale ruolo hanno, senza avere una vita propria: Vanno a coprire buchi di trama che si eviterebbero con un po’di approfondimento dei personaggi, cbe li renderebbe automaticamente non-clichè. Forse quello dei personaggi femminili mi da più fastidio perchè sono più standardizzate. O hanno 16 anni e puntano all’amore, o ne hanno 20 e sono guerriere/sacerdotesse che puntano all’eroe o ne hanno 35 e sono madri. I personaggi maschi possono anche avere 35 anni ed essere spadaccini, i personaggi femminili no. O non ne ho visti, ancora.

    • Daniele Imperi
      giovedì, 9 Gennaio 2014 alle 14:36 Rispondi

      Willow e di Labyrinth sono piaciuti anche a me. Sui personaggi femminili e maschili hai ragione. Ci ragiono su e pubblicherò un post proprio su queste differenze, almeno su quelle che ho trovato io.

  4. Alessandro
    venerdì, 11 Aprile 2014 alle 23:11 Rispondi

    La magia che viene dagli dei ?

    • Daniele Imperi
      sabato, 12 Aprile 2014 alle 7:27 Rispondi

      La magia, dal momento che non esiste, puoi farla venire da dove vuoi.

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